Ibm: ricavi deludenti e l’Ad rinuncia ai bonus

Ibm non ha centrato le aspettative di fatturato per il quarto trimestre consecutivo sia a causa del forte calo delle vendite di hardware ma anche dal rallentamento dei mercati emergenti su cui il colosso sta puntando da tempo. Ibm ha registrato una flessione dei ricavi annuali per la seconda volta di fila e, per la prima volta dal 2010, non è riuscita a superare quota 100 miliardi di dollari. Nell’intero anno fiscale, gli utili netti sono scesi dell’1% sul 2012 a 16,5 miliardi di dollari mentre i ricavi sono calati del 5% a 99,8 miliardi di dollari. Guardando al quarto trimestre se è vero che i profitti sono cresciuti a 6,19 miliardi di dollari, il 6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i ricavi sono invece scivolati del 5,5% a 27,7 miliardi, mancando le stime previste di 28,25 miliardi.

Tali risultati hanno spinto il Ceo Ginni Rometty ad annunciare che i vertici aziendali rinunceranno agli ” incentivi personali annuali per il 2013″. Ma Ibm continua a guardare al futuro .”Noi continueremo la nostra trasformazione” ha spiegato Martin Schroeter, chief financial officer di IBM “Acquisiremo capacità fondamentali e riequilibreremo la nostra forza lavoro, continuando a restituire valore agli azionisti.”

Probabilmente, nel solco della prosecuzione dei grandi cambiamenti organizzativi e di business in corso in Ibm, si inserisce anche la trattativa con Lenovo di cui, nelle scorse ore, ha dato conto Bloomberg. Il gruppo informatico cinese Lenovo, infatti, sarebbe in trattative con Ibm per acquisire la divisione server low-end. L’ accordo potrebbe arrivare entro qualche settimana. Lenovo, che nel 2005 aveva rilevato la divisione computer di Ibm, avrebbe già completato la due diligence e la stessa società cinese ha fatto sapere ufficialmente di essere in trattative preliminari per una acquisizione senza però precisare con quale società stia negoziando. Già l’anno scorso Ibm e Lenovo avevano tentato di raggiungere un accordo sui server, ma l’operazione andò a monte perchè l’offerta messa sul piatto dai cinesi non andava oltre i 2,5 miliardi di dollari, una cifra giudicata troppo bassa da Ibm.

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