La fine dell’Open Internet?

Grande scalpore ha suscitato la recente decisione della Corte d’Appello di Washington in merito alla causa tra Verizon  e la FCC (Federal Communications Commission) sulle regole per il controllo del traffico in rete.

neutrality

In sintesi, gli operatori di telecomunicazioni potranno operare più liberamente nel controllo e nella prioritizzazione del traffico, in funzione delle esigenze di gestione e ottimizzazione delle reti (ma anche dei loro obiettivi economici…). In termini concreti, gli operatori potranno derogare al principio della neutralità della rete (nella sua accezione più nobile), penalizzando determinate tipologie di servizi (tipicamente video), ovvero quei fornitori di servizi che non accettano di pagare condizioni premium per garantire una più elevata qualità dei servizio rispetto ad un livello base.

Verizon si è comunque affrettata a chiarire che i clienti non subiranno nessuna limitazione e che la decisione favorirà lo sviluppo di nuovi servizi innovativi e garantirà una maggiore trasparenza nella qualità dei servizi offerti.

La partita non è chiusa e l’FCC farà ricorso, ma l’esito rimane incerto.

La pistola alla tempia. Inutile girarci intorno, gli operatori di telecomunicazione non riescono ancora a governare un’equazione che da un lato vede la moltiplicazione del fabbisogno di banda (il traffico raddoppia ogni due anni) e, di conseguenza, nuovi investimenti e, dall’altro, la difficoltà trovare nuovi servizi e/o modelli di remunerazione accettabili.  In effetti, i prezzi dei servizi di base continuano a calare, anche per effetto dell’accentuato clima competitivo, mentre si stenta a riconoscere un valore premium per i servizi abilitati dalle reti di nuova generazione. In questa situazione, trovare una soluzione è di importanza vitale e la strada regolamentare ha perlomeno la stessa dignità rispetto ad altri percorsi strategici.  La ricerca di creare un “two side market”, dove le infrastrutture vengono pagate sia dal cliente finale che dal fornitore di servizi va appunto in questa direzione. Ad esempio, negli Stati Uniti  Netflix rappresenta oltre il 30% del traffico nelle ore di punta e si ipotizza che il premium price potrebbe pesare per il 10% degli attuali 8 dollari/mese, ma salire a valori molto più elevati per servizi ad alta qualità. Sempre alla ricerca di nuovi business model, AT&T ha recentemente lanciato un servizio dove la connettività mobile viene pagata dai fornitori di servizi o contenuti (“sponsored data”).

Libertà e neutralità.  Nel suo Blog, Stefano Quintarelli presenta in modo efficace le ragioni per rafforzare le garanzie per la più ampia neutralità della rete. L’aspetto più convincente è legato alla valutazione degli effetti complessivi per l’ecosistema digitale, a prescindere dagli interessi delle singole parti coinvolte. In particolare, l’orientamento statunitense porta sicuramente ad una concentrazione degli attori in campo, a favore degli attori maggiori, in grado di negoziare le migliori condizioni. E’ questo il modello migliore per sviluppare imprenditorialità e crescita economica nel vecchio Continente e in un Paese come l’Italia? La domanda è legittima.

Il modello europeo.  A sua volta, l’Unione Europea sta cercando un compromesso nell’ambito del nuovo “pacchetto Telecom” attorno al concetto dei servizi “specializzati” e della trasparenza nei confronti dei consumatori, soluzione che richiede ancora chiarimenti interpretativi e sembra lasciare insoddisfatti un po’ tutti.

Verso un mondo sempre più “two side”.

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