Antitrust: Google convince l’Europa, si va verso chiusura dell’indagine

E’ arrivata a conclusione lunga battaglia tra Europa e Google sul tema della concorrenza iniziata nel 2010. Più volte invitata a rivedere le sue regole per rassicurare i concorrenti che hanno fatto ricorso all’antitrust Ue perché si vedono sempre più oscurati dal suo sistema di ricerca, Google stavolta sembra aver convinto l’Europa.

La mia missione è di proteggere la concorrenza e di beneficiare i consumatori, non i concorrenti” di Google, ha detto Aoaquin Almunia, Commissario europeo per la concorrenza. I servizi dei tre rivali saranno selezionati con metodo oggettivo, e saranno esposti in modo chiaramente visibile agli utenti e comparabile al modo in cui Google espone i suoi stessi servizi. “Ritengo che le nuove proposte di Google, ottenute dopo una lunga e difficile discussione, affrontano i nostri dubbi“, ha aggiunto. “Senza impedire a Google di migliorare i suoi servizi, il rimedio fornisce agli utenti una scelta reale tra servizi concorrenti mostrati in modo da poter fare un paragone, in modo che stia a loro fare una scelta“, si legge in una comunicazione ufficiale di Bruxelles. In questo modo, sia Google che i suoi rivali saranno incoraggiati ad innovare e migliorare la loro offerta.

Google ha già fatto concessioni significative riguardo le preoccupazioni della Commissione: darà ai fornitori di contenuti la possibilità di chiamarsi fuori dall’uso che Google fa dei loro contenuti, senza essere penalizzati. Rimuoverà la clausola di esclusiva dai suoi accordi con chi fornisce servizi di ricerca pubblicitaria. Infine, ci sarà un organismo di monitoraggio indipendente che si assicurerà che Google applichi i propri impegni.

Le reazioni delle “rivali” non si sono fatte attendere: la proposta di Google che la Ue ha accettato è “peggio di niente”, dice il gruppo di 17 operatori battezzato FairSearch di cui fanno parte, tra gli altri, Microsoft, Oracle, Nokia, Expedia e TripAdvisor, che chiedono un nuovo market test anche su questo pacchetto di rimedi. “Questi impegni non sono stati oggetto di nessuna consultazione, sebbene sia stato grazie al market test che la Commissione ha rigettato le altre due precedenti proposte”, si legge in una nota. La preoccupazione di FairSearch è che i rimedi siano “discriminatori e facciano salire i costi per i rivali invece di risolvere il problema dei comportamenti anti-concorrenziali di Google“. “La proposta prevede che i rivali paghino Google per vedere il proprio materiale valorizzato come il suo, e questo sarà fatto attraverso un meccanismo di aste che comporterà per le società partecipanti il trasferimento della maggior parte dei loro profitti a Google“, conclude Fairsearch.

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