Rapporto Caio: obiettivo raggiunto?

La caratteristica principale degli esperti è di dire cose apparentemente sensate. Non sfugge a questa regola aurea il rapporto presentato alla Presidenza del Consiglio “Raggiungere gli obbiettivi Europei 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide” redatto (in inglese) dai tre esperti internazionali, Caio, Marcus e Pogorel, che hanno rispettato con precisione elvetica i tempi annunciati a fine 2013.

ObiettiviL’oggetto del contendere era la raggiungibilità dei tre obiettivi infrastrutturali dell’Agenda Digitale europea, che vale la pena di richiamare: la copertura del 100% della popolazione con un servizio a banda larga di base entro il 2013, la copertura del 100% con un servizio a banda ultra larga ad almeno 30 Mbps entro il 2020 e la connessione ad almeno 100 Mbps da parte del 50% della popolazione alla stessa data.

Il passato. Il primo esame (obiettivo 2013) viene superato, ma di fatto lo aveva già sancito il Commissario Kroes a ottobre dell’anno scorso. L’apparente paradosso è che l’attuale Piano Nazionale per la Banda Larga non sia ancora considerato formalmente chiuso dal Ministero per lo Sviluppo Economico, ma perché in realtà ci siamo posti un obiettivo più ambizioso rispetto al minimo sindacale richiesto dall’Unione Europea. Virtuosi.

Il futuro prossimo.  Il secondo obiettivo è più sfidante e riguarda in buona sostanza l’estensione dei piani attualmente in corso di realizzazione. Come già più volte ricordato, arriveremo a coprire circa il 50% della popolazione entro 2/3 anni, ma al di là di questo orizzonte temporale nessuno si prende oggi l’impegno di andare oltre, in attesa di capire la risposta del mercato e di consolidare gli scenari tecnologici e regolamentari. Visto che all’orizzonte 2020 mancherebbero ancora 3 anni, ma che le economie di densità fanno salire rapidamente i costi unitari, è ragionevole ipotizzare come almeno ¼ del Paese non raggiungerà l’obiettivo. In modo ancora più sintetico, l’obiettivo non verrà raggiunto, a meno di ipotizzare elementi di discontinuità rispetto allo scenario attuale. Partnership Pubblico Privato cercasi.

Il futuro più o meno remoto.  Il terzo obiettivo è poco meno di una chimera, frutto di fortunate coincidenze tecnologiche, di mercato e regolamentari. La principale speranza per abilitare a queste prestazioni almeno una parte del territorio risiede innanzitutto nell’ulteriore evoluzione tecnologica (G.Fast) di cui beneficeranno le zone dove il doppino telefonico è molto corto. La speranza non viene mai meno.

Raccomandazioni.  “Si sa che la gente dà buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio” recitava il poeta. 21 raccomandazioni, articolate in 5 capitoli è il lascito della commissione di esperti. Monitorare i piani degli operatori, definire un piano nazionale banda larga (magari ultra larga) e attingere ai fondi strutturali europei, promuovere la condivisione degli investimenti e delle infrastrutture, liberare risorse spettrali per sfruttare anche la traiettoria wireless, promuovere la domanda di servizi digitali ad elevato fabbisogno di banda. Quest’ultimo aspetto non era oggetto della valutazione, ma è un omaggio dei valutatori. L’ormai tristemente famoso digital divide culturale declinato in salsa multimediale. Più video per tutti.

A questo punto tutti sanno ciò che sapevamo. E’ sufficiente?

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