Telecom Italia: nel futuro una governance diversa con cda piu indipendente

Il cda di Telecom  tenutosi ieri “ha ascoltato il mercato“, come dice uscendo dalla riunione Tarak Ben Ammar e raccomanda, perchè alla società sia assicurata una governance migliore, che il prossimo board sia più snello, che possa vantare competenze nelle tlc e magari di respiro internazionale, ma soprattutto a maggioranza di indipendenti e con un presidente anch’esso senza legacci. Il pallino però è in mano ai soci che dovranno presentare le liste di candidature, e in ultimo all’assemblea che andrà al voto il 16 aprile.

Dalla discussione aperta dopo le sollecitazioni arrivate con l’assemblea promossa da Marco Fossati (Findim) del 20 dicembre, non è infatti uscita nessuna modifica allo Statuto ma una serie di raccomandazioni, a partire dalle indicazioni di Marco Patuano, ai soci in vista delle candidature per il prossimo rinnovo del board “affinché alla società sia assicurato un adeguato assetto di governance“.

In sintesi la relazione del Consiglio suggerisce la riduzione a 11 o 13 membri della composizione del prossimo cda; una durata del mandato per tre anni; un presidente non esecutivo (e indipendente) e una separata figura di amministratore delegato con un rafforzamento delle funzioni dei comitati; un Comitato Controllo e Rischi di 5 membri (attualmente 4), un Comitato Nomine e Remunerazione composto da 3 membri, con presidenze diverse da attribuire a Consiglieri indipendenti, preferibilmente tratti dalle liste di minoranza e l’eliminazione del Comitato Esecutivo. Il cda suggerisce una maggioranza di indipendenti, i cui requisiti siano “valutati guardando alla sostanza più che alla forma” e che sia garantito un adeguato mix di competenze e professionalità. “Le competenze di cui si ritiene opportuna la presenza sono quelle riguardanti il settore delle telecomunicazioni o business contigui, la finanza, l’organizzazione, la gestione rischi e il controllo interno” precisa nelle sue raccomandazioni il cda affinche si privilegino esperienze in ruoli di amministratore delegato e direttore finanziario di aziende importanti, ma utile anche il contributo di accademici esperti in materie finanziarie, fiscali, gestione dei rischi, diritto nonchè è auspicata un’apertura internazionale con l’inserimento in lista di candidati non italiani, ovvero di soggetti con esperienze maturate all’estero. Spetterà al prossimo CdA “definire eventuali modifiche allo statuto e/o ai restanti strumenti di corporate governance in vigore, funzionali all’implementazione delle raccomandazioni sopra riepilogate e comunque delle migliori pratiche“. Il cda ha inoltre indicato lo 0,5% del capitale con diritto di voto quale quota minima per la presentazione delle candidature.

Il fronte Brasile intanto sembra raffreddarsi ed è lo stesso cdo di Telefonica, Angel Vila a chieder cautela. “Crediamo nei benefici del consolidamento all’interno del mercato, che può essere positivo sia per gli operatori che per i cittadini” ha detto rispondendo a una domanda su un possibile spezzatino di Tim Brasil, “ma affinché questo genere di operazioni si materializzino occorre che una serie di elementi vadano al loro posto e, in definitiva, questo è estremamente difficile e complesso“. Il gruppo spagnolo ha chiuso il 2013 con un utile netto di 4,59 miliardi (+16,9%) ma un fatturato in calo a 57 miliardi (-8,5%); ha confermato il dividendo a 0,75 euro per azione e ha ridotto a 45,3 miliardi il suo indebitamento.

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