Il mercato globale delle telecomunicazioni

Marzo è il mese in cui si consolidano i dati finali relativi all’anno precedente ed è quindi il momento migliore per tracciare bilanci e delineare le prospettive per il 2014.

Qualche spunto per capire le trasformazioni in atto può provenire da un confronto insolito, e forse azzardato, tra le performance di Telecom Italia (meno di 6 miliardi di euro di ricavi  nel quarto trimestre 2013), operatore erede dei monopoli nazionali e oggi attore multi locale e Vodafone (oltre 13 miliardi di euro nello stesso periodo), operatore alternativo che ha costruito sulla dimensione globale il suo successo ed è oggi un attore chiave nei processi di consolidamento in atto in Europa, recente protagonista di due importanti acquisizioni, in Germania e in Spagna.

euroMale comune.  Un primo aspetto che accomuna i due attori è la forte dicotomia tra la dinamica dei ricavi europei e quella dei Paesi emergenti. Nell’ultimo trimestre del 2013 Vodafone presenta un calo di fatturato del 4,3%, risultante di una diminuazione  del 9,6% in Europa (16,6% in Italia), mentre il resto del mondo prosegue la crescita (5,5%), con l’India addirittura in doppia cifra (13,2%). Telecom Italia, dal canto suo, registra un calo complessivo del 4,8%, con l’Italia che contribuisce con il -7,7% (in miglioramento) e il Brasile che progredisce del 3,1% (in peggioramento).

I motori della ripresa. Entrambi gli operatori dichiarano un cauto ottimismo, che trova origine da un lato dall’attenuazione dell’impatto regolamentare (la riduzione dei costi  di terminazione, che da soli spiegano diversi punti di calo dei ricavi) e, dall’altro, dal successo dei servizi dati mobili, trainati da un crescente consumo di contenuti e servizi applicativi in generale. Prosegue comunque la tensione per il contenimento dei costi operativi e salvaguardare la marginalità, nella speranza che si attenui la pressione competitiva sui prezzi, che ha ulteriormente depresso il mercato, in particolare nel caso dell’Italia.

Investire per sopravvivere. L’incidenza degli investimenti sui ricavi aumenta in entrambi i casi e per Telecom Italia passa dal 18% al 18,8% nell’ultimo anno ed è attorno al 16,5% per Vodafone, con un impegno crescente sia nelle reti di nuova generazione mobili che in quelle fisse. Le risorse per lo sviluppo sono però sensibilmente diverse e occorre ricordare come la vendita delle attività negli Stati Uniti abbia portato 130 miliardi di dollari nelle casse di Vodafone. Mentre l’indebitamento netto di Vodafone è oggi di 37,5 miliardi di euro, quello di Telecom Italia è calato di 1,5 miliardi in un anno, ma rimane di poco meno di 27 miliardi.

Innovazione nei servizi. Non aspettiamoci necessariamente vere e proprie rivoluzioni nei servizi, ma soprattutto una crescente convergenza nell’ambito di pacchetti sempre più integrati. Vodafone, a partire dalle acquisizioni in Spagna e Germania, sta proponendo offerte quadruple play complete, inclusive della payTV, mentre Telecom Italia sperimenta nuove forme di convergenza più “leggere”. In comune, l’obiettivo di conquistare una quota crescente dello share of wallet dei clienti finali.

Un settore in continuo movimento.

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