Il Partito Conservatore e il “Bingo della vergogna” su Twitter

Non sempre voler parlare a tutti i costi “il linguaggio del web” è una buona idea, specialmente quando a parlare sul web sono le Istituzioni o i partiti politici. Per poter comunicare qualcosa sui social media non si può non adattare il proprio linguaggio e il proprio codice comunicativo al linguaggio della piattaforma che si sceglie: su Twitter, ad esempio, c’è il vincolo del 140 caratteri, su Facebook le regole delle pagine, e così via. Per questo motivo, dal momento che per natura i social media tendono a “livellare” ogni tipo di comunicazione proveniente da qualsiasi tipo di soggetto è necessario ragionare sul tipo di registro da seguire, per evitare che il messaggio venga mal recepito, frainteso o, addirittura, che faccia arrabbiare qualcuno.

È quello che è successo al Partito Conservatore britannico qualche giorno fa, quando ha deciso di lanciare una vera e propria campagna su Twitter per annunciare la finanziaria e i tagli alla spesa pubblica proposti dai Tory di David Cameron. Mercoledì 19 marzo il ministro delle Finanze George Osborne ha presentato il progetto, che includeva anche cambiamenti per quanto riguarda la tassazione sulle bevande alcoliche – in particolare la birra – e sul gioco del Bingo, entrambi popolarissimi nel regno di Sua Maestà.

In serata Grant Shapps, segretario di Stato e membro del Partito Conservatore, comincia a twittare i punti salienti della finanziaria appena presentata con una serie di “manifesti” su fondo blu – il colore del Partito dei Tory – che sintetizzano a mo’ di slogan i vari interventi annunciati in giornata. Ad esempio, quello sulle pensioni:

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[#Budget2014 Sicurezza per la pensione – Libertà e flessibilità per i pensionati, garantendo la sicurezza finanziaria. RT per spargere la voce]

Fino a qui tutto ok. Poi però compare questo “manifesto”:

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[#Budget2014 BINGO! Tagli sulla tassa sul Bingo e sulla birra per aiutare la gente che lavora sodo a fare quello che li diverte di più. RT per spargere la voce]

Un cambio di registro spaventoso e quasi brutale, soprattutto perché – dopo una serie infinita di “cartelli” tutti con lo stesso stile – compare questo come un fulmine a ciel sereno, con i colori, i punti esclamativi e una tagline che sembra presa da uno spot pubblicitario di quart’ordine.

Questo tweet – l’ultimo della serata twittato da Shapps – è la goccia che fa traboccare il vaso. E se fino a quel momento le reazioni degli elettori ai “manifesti” erano state piuttosto contenute (per non dire quasi annoiate) è a questo punto che scoppia la bagarre. Il Bingo! Di Shapps diventa immediatamente virale e, come nel caso del selfie di Cameron, dà subito vita a una serie di parodie istantanee di pregevolissima fattura.

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Humor inglese alla sua massima espressione: l’hashtag #ToryBingo diventa improvvisamente virale e gli utenti colgono l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa sugli annunciati tagli al servizio sanitario e al welfare rispetto ai quali – questa la percezione degli utenti –  il governo cercherebbe di “indorare la pillola” con il taglio delle tasse su Bingo e birra.

Come racconta Lauren Riley su Business2Community, #ToryBingo raccoglie un tweet ogni 12 secondi per un totale di oltre 150.000 tweet in poche ore. Humor inglese alla sua massima espressione, ma anche una dura critica, fino a quel momento inespressa, alla politica economica dei Tory. Qui, qui, qui e qui una gustosa selezione dei tweet più divertenti su #ToryBingo, assolutamente da vedere, come questo esilarante fotomontaggio direttamente dalla Riunione di Gabinetto del governo britannico:

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Ovviamente, vista la malparata, Grant Shapps e il Partito Conservatore tutto preferiscono restare zitti zitti e non commentare, nonostante la débâcle fosse più che evidente. Il problema, qui, non era tanto la politica economica impostata da un partito politico al governo ma, piuttosto, l’aver voluto applicare a tutti i costi un registro linguistico colloquiale in un contesto già di per sé estremamente informale come Twitter. Per dirla in altre parole: un politico che “fa il simpatico” mentre parla di tasse fa alzare un sopracciglio in Parlamento, borbottare gli spettatori di un telegiornale e aizzare gli utenti di Twitter che, per altro, hanno anche la possibilità tecnica di rispondere più o meno a tono, cosa che non è prevista dai media tradizionali top-down.

Insomma, proprio perché Twitter – e i social media in generale – sono il regno dell’informalità, è necessario saper mantenere una comunicazione sui “binari” che competono al ruolo di chi comunica senza voler fare a tutti i costi “i simpatici” – credendo che la situazione lo richieda e lo permetta –  e rischiare di dare il là a pericolose reazioni da parte dei destinatari della comunicazione. Un membro di un governo resta tale ovunque esso comunichi. E dai lui ci si aspetta che un certo tipo di comportamento, in linea con l’immagine che ha voluto dare di sé all’opinione pubblica. Per questo è importante non fare “cambi in corsa” durante una comunicazione pensata per essere molto estesa: altrimenti, il risultato non è diverso da quello di un politico che, durante un discorso in Aula, comincia a parlare reggendo i fogli degli appunti e finisce per saltare sui banchi urlando. E ridendo a crepapelle…

 Lesson Learned: Partito politico, istituzione, azienda: sui social media non devi essere niente di diverso da quello che sei.

 

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