La democrazia secessionista

L’ultima grande consultazione pubblica online non riguarda l’Expo, i tagli alle auto blu o la destinazione dei fondi pubblici. Temi troppo aulici per chi guarda alla sostanza. Per questo in Veneto hanno organizzato una consultazione sulla secessione della regione dal resto della Penisola. Iniziativa genuina, concreta, e tutta local. Promotori gravitanti intorno al comitato plebiscito.eu, durata di pochi giorni (dal 19 al 21 marzo), spoglio finale dei risultati in piazza a Treviso e possibilità di partecipare online, ma anche al telefono. La domanda, peraltro, era semplicissima: “vuoi che il Veneto diventi una repubblica sovrana e indipendente?”.

Indipendenza VenetoAlla notizia della consultazione, rimbalzata su tutti i quotidiani e commentata da più di un politico di primo piano (tra questi il governatore del Veneto, Luca Zaia, che si è dichiarato favorevole) ha fatto seguito la ancor più clamorosa notizia dei risultati. Stando a quanto dicono i promotori è stato un successo inaudito. Non solo, sostengono, avrebbero votato 2 milioni e 300mila persone, ma il 90% di loro si sarebbe pronunciata a favore della secessione. In pratica, due colpi in uno: maggioranza e affluenza al voto, entrambe senza precedenti.

Qualcuno più tardi smentirà quei risultati, diffondendo cifre meno eclatanti. La notizia, comunque, è altrove. Sta nello strumento. Finora, a livello locale almeno, eravamo abituati ai sondaggi d’opinione. Strumenti considerati da tutti – tranne da chi li usava – facilmente manipolabili e proprio per questo poco affidabili. Sicché avevamo fatto tutti il callo all’idea che i numeri snocciolati dai politici per riportare l’opinione delle comunità locali erano strumenti da prestigiatore, utili in televisione o al comizio, meno nel momento in cui si trattava di decidere.

La consultazione ci porta su un livello più alto. Sì, peccato solo per la gestione. A partire dalla commistione tra un mezzo di rilevazione che può essere taroccato, ma resta potenzialmente verificabile (il voto online) con uno che non puoi controllare (la telefonata). Fino ad arrivare alla proclamazione del voto, talmente esagerata nei numeri che nessuno – o quasi – ci ha creduto. Bisognerà spiegare agli amici del comitato promotore la regola d’oro di quando si copiava la versione di latino a scuola. Mai farla perfetta. Bisognava sempre inserire qualche errore per non insospettire la professoressa.

Qui di errori ce ne sono stati tanti, ma nei punti sbagliati. Il verdetto è inequivocabile: bocciati.

 

 

 

 

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