E’ una’analisi a tutto tondo quella che Marco Patuano ha rilasciato al Sole24Ore, sullo stato di Telecom Italia. Il primo annuncio arriva con la dichiarazione “Il progetto di scorporo della rete? Mettiamoci la parola fine. Il progetto che è attualmente all’attenzione dell’Agcom non è lo spin-off, ma la disponibilità di Telecom ad adottare il regime regolamentare in assoluto più garantista nei confronti di tutti gli operatori, che è l’equality of input» Inoltre, come puntualizza Patuano “nei contesti internazionali, già l’equality of output viene citato come best practice. Rafforzare questo criterio come fase intermedia ci trova d’accordo. Ma devono essere d’accordo anche il regolatore e gli altri operatori. Perchè l’importante è uscire dalla logica di competition by litigation, che distorce il quadro concorrenziale, ipoteca il futuro, è nocivo per l’intera industria e ci distoglie da quello che dobbiamo fare”.
Sull’argomento delle prossime mosse della Telecom in Brasile, la questione è ancora incerta, soprattutto a seguito dei rumors che vorrebbero Tim Brasil smembrata tra le varie compagnie telco del paese:, anche se Patuano dichiara di non avere informazioni in risposta alle voci che danno i in corsa per un’offerta su Tim Brasil.
“In Brasile c’è ancora la possibilità per il primo operatore puro mobile di avere successo a condizione che investa sulla banda larga mobile. C’è un ceto medio di nuova formazione e giovane che può stanziare per Internet 10-12 euro al mese, una clientela che sicuramente può essere servita con la banda larga mobile. Tim Brasil deve accelerare su una strategia coerente con le caratteristiche del mercato: quindi dobbiamo migliorare la qualità del servizio investendo. In questo momento è una strategia totalmente industriale e su questo qualsiasi azionista non può che essere d’accordo”.
Sul fronte del piano Findim invece non ci sono novità ed è lo stesso Patuano a confermare di non approvare: «la proposta di creare divisioni separate per il fisso e il mobile non trova riscontri con quello che stanno facendo gli operatori di tlc in tutto il mondo».
Per quanto riguarda il recente annuncio dell’accordo tra Telecom e Sky si aprono nuovi orizzonti per entrambe le aziende, che oltre ad avere una valenza commerciale costituiscono un elemento strategico per il riposizionamento di ciascun gruppo. Telecom sta puntando sui contenuti video per incentivare la domanda di banda larga mentre Sky si concentra su Internet per allargare il proprio raggio d’azione al di là del satellitare.
«Il video è una motivazione chiave a “comprare” 30-50 mega di connettività – spiega l’ad di Telecom – La partnership che abbiamo stretto con Sky è un accordo con chi dispone dei contenuti premium che ci permette di lavorare su una diversa connettività su tutte le reti Telecom: fisso, mobile e wi-fi. L’evoluzione dell’industria dell’entertainment va dall’alta definizione verso l’ultra definizione e questo richiede il supporto della fibra ottica nel fisso e dell’Lte nel mobile».
Operazioni che ricordano il modello a 360° delle maggiori compagnie telefoniche, sempre più impegnate in settori differenti. «A livello mondiale tutti gli operatori di tic stanno puntando sul video: BT che compra contenuti; AT&T aggrega i canali delle major; Vodafone si compra le tv via cavo. Noi abbiamo scelto di allearci con soggetti terzi stringendo una partership strategica. Investiamo sulle reti e puntiamo sull’offerta convergente fisso-mobile, aggiungendo i contenuti. Usciamo in questo modo dal circolo vizioso che se non c’è domanda non si fa la rete di nuova generazione».
L’accordo tra le due compagnie, al momento, si traduce in una partnership forte e rimanda la questione dell’esclusività più avanti. Sul fronte dei potenziali clienti e dei ritorni attesi, invece, le aspettative sembrano positive anche se i tempi non sono ancora maturi: «circa il 70% dei clienti Telecom già oggi è coperto con 20 mega e nei prossimi tre anni è previsto che il 50% della popolazione sia raggiunta dalla fibra ottica» continua Patuano, sottolineando che al momento è troppo presto per quantificare i feedback di questa operazione «la priorità adesso è dare una ragione valida all’acquisto della banda larga da parte di chi non ne vede oggi l’utilità. Il classico esempio sono gli anziani: in Italia ci sono milioni di famiglie di ultra 65-enni, che dispongono sempre di un televisore, ma usano poco o nulla la banda larga».
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