Facebook: India e Turchia gli stati che chiedono più dati su account

Facebook vuole connettere il mondo, attraverso il proprio sito web o la propria applicazione di messaggistica mobile. Nonostante l’obiettivo sia quello di abbattere le distanze, le cose non sembrano ovunque così semplici, soprattutto perché una parte dei milioni di utenti iscritti al servizio possono scontrarsi contro le leggi locali per via dei contenuti pubblicati.

Il secondo Global Government Requests Report, dedicato alla gestione della trasparenza reso noto da Facebook, offre uno sguardo a tutto tondo su questa situazione. Da Facebook sottolineano che il  primo rapporto è stato ampliato rispetto al primo “per includere informazioni non solo sulle richieste governative sugli account, ma anche sulle richieste dei governi di limitare o rimuovere i contenuti che violano le leggi locali”.

Dal report emerge che sebbene la Turchia sia oggi il paese cui si pensa quando si parla di censura, essa è seconda quanto a richiesta di restrizioni. Per quanto riguarda Facebook, tra luglio e dicembre 2013, il sito ha limitato l’accesso a 2,014 pezzi  di contenuti, perché sono andati contro le leggi che vietano “la diffamazione o la critica di Ataturk (fondatore e primo presidente della Repubblica Turca) o dello Stato turco”. 

Ma è l’India il paese leader delle restrizioni ai contenuti pubblicabili, con 4,765 bocciature, ancora una volta legate a critiche verso “una religione o lo Stato“. Anche se la popolazione indiana è di gran lunga superiore a quello della Turchia, il rapporto tra le restrizioni ai contenuti e il numero degli utenti mensili attivi in entrambi i paesi (circa 33 milioni in Turchia e 100 milioni in India) penalizza  la Turchia che risulta essere il paese più censura-friendly sulla lista di Facebook.

Dopo India e Turchia, troviamo in classifica il Pakistan, con 162 restrizioni, e Israele con 113. Nel frattempo, gli Stati Uniti non sembrano avere questo genere di problemi e nel Regno Unito sono stati segnalati solo 3 casi di restrizioni.

Facebook ha infatti ricevuto 28.147 richieste di dati da parte dei governi di 81 paesi tra luglio e dicembre dello scorso anno. Un numero consistente di queste richieste (12.598) è arrivato dagli Stati Uniti e Facebook ha fornito i dati degli utenti in poco più del 81% dei casi. Il social network ha pubblicato anche il numero dei dati richiesti per motivi di sicurezza nazionale dagli Stati Uniti ben oltre i sei mesi presi in considerazione nel report. L’azienda dichiara un numero di casi “compreso tra 0 e 999”. Vale a dire: ufficialmente non ci sono questioni legate alla censura ma in compenso il governo prende provvedimenti.

Le recenti notizie di presunte attività di sorveglianza da parte del governo degli Stati Uniti in altri paesi rafforzano l’importanza di garantire che tutti i governi di tutto il mondo cerchino l’accesso alle informazioni sugli account utente solo attraverso un processo legale” ha detto Facebook.

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