WSD – Ordine

Generazioni cresciute con quella morbosa forma di attenzione all’ordine che abbiamo noi mediterranei, faticano a mettere a fuoco la portata reale del concetto. Il nostro ordine “indotto” è spesso formale: la casa si mette a posto perché arriva un ospite, l’ufficio si sistema perché viene a trovarci un cliente.

tavoloufficio

L’ordine è, invece, un tema radicale che ha a che vedere con lo spazio in cui agiamo e i pensieri che lasciamo fluire in quello spazio. Iniziamo dalla scrivania, se ne abbiamo una.
Una scrivania contiene i nostri strumenti di lavoro.
Il nostro pc, la nostra agenda, il nostro taccuino, una matita, una penna, un barattolo di pennarelli, il telefono silenziato. Se lavoriamo con la carta, avremo una cartellina per ogni progetto.
Ma solo la cartellina utile dovrà essere sul piano. Osservate la scrivania.
Ci sono: penne che rotolano, chiavette usb che hanno perso il tappo, fogli sovrapposti e mai spillati, spesso con appunti preziosi, la foto dei figli (che non serve, li trovate a casa), tutti i pass di eventi ai quali avete presenziato trafficando con lo smartphone, lo smartphone, i biglietti da visita accumulati negli anni, una bottiglietta d’acqua vuota, una mezza piena ma senza tappo, post-it che ricordano numeri di telefono, gadget brutti, bomboniere dei colleghi, una bustina di analgesico, una tazza marchiata per l’eternità dal tè, un pacchetto di sigarette, l’accendino.

Passiamo oltre.
Alzando lo sguardo, ci sono le scrivanie dei colleghi. Sono tutte personalizzate, come se quella personalizzazione dovesse testimoniare l’identità. Personalmente, detesto le scrivanie circondate da pannelli sui quali sono attaccate foto dei viaggi o creazioni dei bambini all’asilo, che recitano MAMA TI VOLIO BENE (immagine della mamma a braccia aperte, fiore, sole a rappresentare il Padre, un bambino enorme che sta dicendo “ti tengo sotto scacco perché tu, mama-ti-volio-bene, hai un atroce senso di colpa).

Potremmo andare avanti con gli esempi.
L’Ordine ha a che fare con le persone e con l’amore che mettono nel lavoro.
L’Ordine è cura di sé e dello spazio.
L’Ordine si fa tenendo un’agenda personale e un calendario comune. Agenda e calendario sono strumenti, quindi va fatta loro una buona manutenzione: si aggiornano e si consultano quotidianamente.
L’esercizio da fare, ogni giorno, è alzarsi dalla scrivania pensando che domani potremmo doverla cedere a un’altra persona, che dovrebbe poter lavorare in un luogo privo di ingombri ma con tutto quel che le serve.
L’Ordine è l’idea che non dobbiamo attaccarci a nulla ma sappiamo sempre ciò di cui si ha bisogno per non incorrere nelle privazioni, che fanno male.

Ma più male fa lo sguardo che si posa sul caos, l’ansia tribale di dover definire sempre la differenza tra sé e gli altri. Siete UNA azienda fatta di tante persone. La differenza, la fa il modo in cui si lavora: cominciare dall’Ordine vi manderà a punti.

Ah, dimenticavo. Al lavoro, ci si presenta in ordine.

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