La filosofia dell’Internet of Things: perchè parlarne?

L’Internet of Everything ha posto le persone tra i  quattro cardini fondamentali della prossima rivoluzione tecnologica che verrà, insieme a processi, cose e device, riconoscendo loro un ruolo centrale quali destinatari, e insieme motore, del mondo interconnesso che verrà. Questa prospettiva ha posto a molti studiosi, non solo provenienti dal mondo delle tecnologie, domande di natura anche filosofica su come effettivamente l’IoE impatterà nella vita delle persone. l’IoT libererà effettivamente il potenziale umano? Tutti potranno condividere i suoi benefici o semplicemente coloro che riusciranno a monetizzarne economicamente i vantaggi? In occasione della prossima conferenza organizzata per il 3 luglio nel Regno Unito alla  York St. John University, Justin McKeown, responsabile del programma di Belle Arti e Informatica presso la medesima università, ha spiegato alcune delle questioni in un’intervista rilasciata a Computerworld.

Il convegno nasce da una riflessione: “l’Internet delle cose non è solo una rivoluzione tecnologica  ma anche rivoluzione sociale” spiega McKeown “Eppure il suo sviluppo tecnologico viene spinto principalmente da problemi legati al business e al commercio” mentre si fa sempre più necessario riflettere anche sugli aspetti sociali di una rivoluzione intesa essenzialmente come tecnologia ma che solo tecnologica non è. Se guardiamo alla prima rivoluzione industriale, vedremo ha di fatto fatto liberato gli esseri umani, alleviando spesso l’onere del lavoro attraverso la meccanizzazione dei processi. Ma non ha però alleviato i problemi economici provocati dalla mancanza di reddito causata dalla mancanza di lavoro.” Al contrario, se si guardasse ai vantaggi prodotti sul lungo periodo potremmo effettivamente dire che la rivoluzione industriale ha prodotto vantaggi diffusi tanto da dare l’opportunità alle persone di impegnarsi anche in altre attività oltre che al lavoro. “Questo è esattamente il tipo di pensiero che dovrà realizzarsi affinchè dell’IoT possa beneficiare un vasto numero di persone e non soltanto quelli più “smart” che ne traggono profitto.” 

Sicuramente quello che accadrà con l’Internet of Everything è che “cambierà rapporto che lega gli umani alle macchine in un modo che non abbiamo  mai visto prima e in un modo in cui nessuna tecnologia ha mai fatto sino ad ora”. E quello che accadrà sarà unico:  “La funzione della tecnologia è sempre stata quella di rendere le aspirazioni umane più raggiungibili rendendo i compiti più facili da eseguire. E ‘ stato dimostrato che il cervello considera gli strumenti come parte del corpo e non come entità separate, in un modo tale che il nostro rapporto con le macchine è già molto più intimo di quanto si creda. L’IoT offrirà un livello di automazione che ci metterà in in relazioni di lavoro ancora più strette con le macchine e con l’intelligenza artificiale. L’IoT ha il potenziale per permetterci di vivere una vita più sostenibile, prevedere e curare le malattie  nonché automatizzare alcune forme di lavoro. Alcune di queste cose avranno un effetto positivo, alcune delle quali no.” spiega  McKeown.

E’ per questo, sostiene lo studioso, che quando si parla di Internet of Everything è necessario iniziare a porsi domande e avviare riflessioni “filosofiche” oltre che tecniche-tecnologiche: “Abbiamo bisogno di trovare un linguaggio, un framework ideologico, per considerare e discutere l’impatto potenziale delle tecnologie dell’internet degli oggetti sulla nostra vita e sul pianeta. E abbiamo bisogno che questi dibattiti avvengano non solo in ambito accademico, ma anche nell’industria e nella politica”. Anche questi mondi, infatti, devono ragionare in termini più astratti su quello che accadrà, con l’obiettivo di lavorare per “un mondo migliore per se stessi e per le famiglie, facendo sistemi che lavorano per favorire l’espansione della conoscenza e dell’esperienza umana piuttosto che  solo su cose che rendono la nostra vita più efficiente.”

 

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