Horizon 2020: la sfida per l’innovazione che non può essere persa

Ormai è un’affermazione sulla bocca di tutti: bisogna navigare verso l’orizzonte per uscire dalla crisi, e quell’orizzonte non è una linea irraggiungibile e indefinita ma uno spazio concreto, fatto di ricerca e sviluppo, partenariati internazionali, progettazione impeccabile, competizione e ricerca dell’eccellenza. Uno spazio quantificabile in 70 miliardi di euro che, in diverse tranche, verranno erogati dall’Europa da qui alla fine del 2020. In questo orizzonte l’innovazione gioca un ruolo fondamentale; considerazione supportata dai fatti: gli stati europei che negli ultimi anni hanno investito in innovazione, hanno affrontato in maniera più efficace la crisi economica e mostrano numeri diversi rispetto a quelli che invece sono rimasti al palo.

horizon2020Per sostenere l’innovazione l’Unione Europea ha disegnato uno strumento finanziario finalizzato a trasformare in realtà operative le intenzioni contenute all’interno dell’Unione dell’innovazione, una delle 7 iniziative della strategia Europa 2020. Horizon 2020 è il suggestivo nome scelto per finanziare il più grande e corposo programma di ricerca e innovazione mai lanciato. Mai nome fu più azzeccato in un momento come questo in cui avere un orizzonte è fondamentale.

Il programma Horizon ha tre grandi teste che sono: Excelence in Science che si rivolge principalmente alla ricerca e agli operatori della ricerca; Competitive industries che contiene interessanti strumenti volti a facilitare l’introduzione di innovazione all’interno di PMI, accesso al capitale di rischio ma anche ICT ed una serie di azioni complementari al programma COSME che con un budget di 2.3 miliardi di euro si propone di supportare le PMI europee in aree quali accesso al mercato o accesso al credito; infine il pilastro Societal Challenges all’interno del quale si trovano tutti i temi più importanti per il miglioramento della qualità della vita delle persone che può passare solo attraverso l’utilizzo di strumenti innovativi: in questo contenitore troviamo infatti i trasporti verdi, ma anche gli strumenti a protezione dei cittadini, tanto di fronte al rischio dei disastri naturali che della lotta al crimine e attività terroristiche, gestione delle frontiere e persino elementi della politica esterna della UE e prevenzione dei conflitti.

La quantità dei temi trattati giustifica dunque l’ampiezza del fondo. Si tratta di fondi a gestione diretta, valutati e supervisionati direttamente da Bruxelles, cosa che dovrebbe garantire una maggiore fluidità di erogazione anche se implica una competizione di livello internazionale che poche realtà sono abituate ad affrontare.

I dati relativi alla partecipazione all’anteriore programma quadro lo dimostrano. Se è vero, come dice il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR), che l’Italia ha pochi ricercatori e dunque se si dovesse calcolare una ipotetica redditività per ognuno di esso rispetto ai fondi conquistati a livello Europeo, l’Italia occuperebbe un posto di assoluto rilievo, dall’altra parte non possiamo fare a meno di pensare che siamo piuttosto indietro in termini di percentuali di successo su proposte a coordinamento italiano (12% quando la media è 15) ma soprattutto non possiamo non ricordare che l’Italia ha un saldo negativo e che la nostra partecipazione si attesta intorno ad uno scarso 9%, ben lontano dal quasi 17% della Germania o 11% della Francia, paesi che più contribuiscono al bilancio generale UE ma che più sfruttano i fondi comunitari con un saldo in pareggio o addirittura positivo. Il nostro ormai da anni mostra un segno negativo davanti.

Le nostre istituzioni partecipano poco a differenza degli altri paesi europei dove tanto le università quanto tutti gli altri enti di diritto pubblico considerano i fondi europei uno spazio prioritario su cui impegnarsi a 360 gradi, ma anche le nostre imprese private, ad eccezione delle più grandi, fanno poco. Horizon è dunque una grande sfida e come tale è necessario che il Governo sostenga imprese ed enti di ricerca ma sarebbe ipocrita non ricordare che senza lo sforzo, l’iniziativa e la voglia di rischiare delle stesse imprese, a poca cosa serve il supporto dello stato.

Il dato che più preoccupa gli osservatori, e quelli che come me passano parte del loro tempo a supportare la partecipazione di organizzazioni di diverso tipo ai bandi internazionali, è la poca lungimiranza e la paura di investire tempo e risorse per farsi finanziare un’idea innovativa. Tutto sembra un po’ ingessato in questo momento in Italia e persino le nostre eccellenze si dimostrano timorose nell’approccio ai fondi UE. E’ mancata la costruzione di una mentalità di competizione a livello continentale in questi anni e su questa è bene investire.

innovazioneTornando ancora all’innovazione non possiamo non ricordare che, nonostante Horizon segni il cammino da seguire, la stessa innovazione la ritroviamo in maniera più o meno palese, in quasi tutte le iniziative e finanziamenti provenienti dal budget europeo. Mi riferisco tanto ai fondi strutturali, cioè quelli che passano per gli enti locali, quanto ai bandi lanciati dalle varie direzioni generali, in ognuno dei quali l’innovazione gioca sempre un ruolo di primaria importanza. Tutte strade rilevanti ed in alcuni casi forse più semplici da percorrere per le PMI che non hanno le spalle sufficientemente larghe per competere sui fondi di Horizon. Alcuni di questi fondi sono una palestra utile e da non tralasciare.
Anche qui si spera che le pubbliche amministrazioni imparino ad utilizzare i fondi ( solo il 45% dei fondi per il periodo 2007-2013 sono stati assegnati), ma come già detto la pubblica amministrazione è solo una parte dell’ingranaggio. Senza iniziativa di impresa, senza proposte concrete e realmente vincenti provenienti dal tessuto economico poco si potrà fare.

In questo mare magnum di finanziamenti e possibilità questa rubrica si propone di riportare le iniziative più interessanti, commentare e ragionare sui bandi appena lanciati e su quelli appena chiusi, riportare iniziative di successo intervistando realtà competitive e stimolando dunque una riflessione. Se l’innovazione è lo strumento migliore di cui disponiamo per rilanciare l’economia e la crescita, questa rubrica si propone di essere una lente di ingrandimento su tutti quegli aspetti concreti che rendono difficile la realizzazione di questo intento.

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