Casalino, AD Consip: “è il tempo delle competenze, basta ritardi nei progetti di Trasformazione Digitale”

Domenico Casalino, AD Consip
Domenico Casalino è Amministratore Delegato di Consip.

Agenda digitale e ruolo del Consip nel processo di razionalizzazione e centralizzazione degli acquisti nella PA, con un occhio all’innovazione. Questi i temi  discussi e approfonditi con Domenico Casalino, Ammnistratore Delegato di Consip.

Nelle sue ultime dichiarazioni ha evidenziato i numeri di successo di Consip, anche se, allo stesso tempo, l’attività di razionalizzazione e centralizzazione degli acquisti nella PA non è certo completata. Cosa manca e quali vincoli ci sono? 

Guardiamo ai risultati: in tre anni Consip ha triplicato il valore dei bandi di gara giungendo a 13miliardi di euro banditi, e raddoppiato i risparmi annui passando a 7miliardi di euro; il tutto estendendo la spesa presidiata da 24 a 36miliardi di euro. Inoltre siamo passati da 90mila a 430mila acquisti annui online; un acquisto su tre della PA passa per Consip. Abbiamo contribuito a fornire ad ogni Comune, Regione, Ministero, i contratti per fornire con grande qualità l’innovazione di cui ha bisogno la Pubblica Amministrazione, permettendo di riqualificare la spesa, riducendo gli sprechi ed aumentando i servizi ai cittadini. Insieme alle Centrali Regionali d’Acquisto, che pure hanno molto migliorato i propri risultati, costituiamo il Sistema a Rete, che mette insieme centri di competenze qualificati in grado di acquistare bene e in modo trasparente.

Presidiamo il 92% della spesa oggi individuata come presidiabile, ma possiamo e dobbiamo ancora progredire, per presidiare più quote di spesa e più merceologie. Anche perché ISTAT certifica annualmente che gli acquisti effettuati fuori Consip costano in media il 24% in più. A questo proposito il Decreto Irpef va nella direzione giusta: prevede che gli acquisti importanti, sopra una certa soglia (milioni di euro) che sarà fissata dal Presidente del Consiglio, devono essere effettuati esclusivamente da non più di 35 centrali di committenza.

Consip, nel suo ruolo, non acquista solo tecnologie ma a suo parere potrebbe giocare un ruolo ancora più importante nell’attuazione dell’Agenda digitale? Se no cosa lo impedisce? 

Consip è lo strumento del Governo per acquistare bene, in modo innovativo, favorendo il ridisegno dei processi gestionali. Abbiamo molte qualificate competenze specialistiche, ma credo che ciascuno degli attori istituzionali debba fare il proprio mestiere. Noi ci occupiamo solo di acquisti, con le migliori competenze d’Italia sugli approvvigionamenti dell’Agenda Digitale, forti di 17 anni di specifiche ed eccellenti esperienze. È un processo complesso che miglioriamo continuamente, supportando ogni ente nel difficile compito di programmare, progettare e gestire. Vogliamo fare solo, e bene, il nostro lavoro.

Purtroppo abbiamo assistito ed assistiamo talvolta ad una sorta di protagonismo di soggetti pubblici che assumono (magari anche con una norma abilitante) responsabilità su settori importanti, ma nei quali si improvvisano esperti. Oggi è il tempo delle competenze, perché non possiamo permetterci ritardi nell’attuazione degli importanti progetti di Trasformazione Digitale.

Consip sta per completare l’iter di due importanti gare: la Gara SPC e quella dei sistemi in Cloud. Cosa risponde alle critiche che più volte si sono lette sui giornali specializzati quali per esempio, per quanto riguarda SPC, quello di essere un modello obsoleto di intendere la connettività pubblica? Mentre per il Cloud, nella gara non ci sono vincoli sulla territorialità dei fornitori del servizio, cioè i dati di una struttura della PA italiana potrebbero risiedere per assurdo in qualunque paese del mondo, e la sicurezza? 

Le due importantissime gare, SPC Connettività e Servizi Cloud cambieranno non solo la Pubblica Amministrazione italiana, ma anche le nostre imprese e quindi il nostro Paese. L’efficienza migliorerà la PA e rinforzerà le nostre imprese, dando loro la forza e la capacità di competere in mercati globali. Rammento che quella italiana è la più importante gara per servizi avanzati di Cloud Computing d’Europa, che sta già catalizzando in Italia gli investimenti delle multinazionali e sta dando enormi opportunità alle imprese italiane.

Pur senza entrare in dettagli delle due gare in corso, per le quali corre l’obbligo di evitare ogni turbativa, mi limito a fare tre considerazioni.

1. La gara di connettività indirizza una domanda di larga banda che va da un minimo (necessario a sedi remote, piccoli comuni montani, ecc.), fino alle velocità di banda più elevate disponibili sul mercato. Anche le esigenze dei soggetti oggi non coperti dalla banda larga saranno pienamente soddisfatte: con fibra ottica, quando possibile, o eventualmente con copertura satellitare entro pochi giorni dalla richiesta. La gara persegue così l’obiettivo nazionale di completare la copertura in fibra dell’intero Paese, con la necessaria gradualità, ma connettendo subito tutti gli enti pubblici italiani.

2. Le posso confermare che il progetto tecnologico, l’architettura e il modello gestionale del Sistema Pubblico di Connettività messo a gara sono quanto di meglio esista oggi in Italia, e le numerose offerte pervenute lo dimostrano. Esistono sempre gli scettici e gli innamorati di tesi tecnologiche – quelle sì legate al passato – che insieme a quanti non hanno la minima idea della complessità delle gare pubbliche, immaginano di essere un capo azienda e che basti commissionare il meglio alle tre maggiori industrie del settore per raggiungere il risultato. La differenza – ed è qui la nostra capacità – è che nel settore pubblico occorrono gare europee aperte e trasparenti, anche perché quando non ci sono le gare, oppure sono fatte male, allora se ne occupa la magistratura, come leggiamo dalla cronaca di questi giorni.

3. La libera circolazione delle merci, dei servizi e del lavoro è alla base dei trattati comunitari che i Paesi UE devono rispettare. La localizzazione dei data center, soggetta a queste norme UE, può essere regolata molto meglio di alcuni vigenti contratti che sottovalutano le questioni relative alla privacy. Per questo motivo la nuova gara fisserà elevati livelli di protezione della privacy, secondo le norme UE, stabilendo che i data center siano collocati in territorio dell’Unione Europea, soggetti alle norme comunitarie sulla privacy. Interessante osservare gli enormi investimenti in atto per la localizzazione in Italia di tali data center.

Cosa manca alla PA per completare quella che chiama Trasformazione Digitale: infrastrutture, uomini adatti, leggi, cultura digitale o cosa? 

Da molti anni il nostro Paese ha tutto il necessario per realizzare la Trasformazione Digitale: tecnologie disponibili, una notevole massa di investimenti pubblici e persone competenti nella PA e nelle imprese. Oggi però la Trasformazione Digitale è iniziata davvero perché non ne abbiamo fatto una questione meramente tecnologica. Il Governo è partito con il piede giusto, perché ha avviato una riforma della PA fortemente voluta dal Presidente Renzi e dal Ministro Madia. Questo mi fa ritenere che stavolta siamo davvero all’inizio della Trasformazione Digitale.

E’ in corso il processo di selezione del nuovo DG di AgID, Agenzia con la quale dovreste confrontarvi spesso nel prossimo futuro. Quali caratteristiche dovrebbe avere il futuro DG? Preferirebbe un politico esperto di ICT o un tecnico puro? 

Il nuovo Direttore Generale dell’AGID dovrà inserirsi in un sistema complesso, con diversi ruoli nella realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana, ed è necessaria la consapevolezza che a tali ruoli corrispondono precise responsabilità. Vediamo chi sono i soggetti impegnati: Stratega (Presidenza del Consiglio); Regolatore, Regista e Facilitatore (AGID); Responsabili dell’Execution (Responsabili degli enti titolari delle rispettive missioni istituzionali, Ministeri, Regioni, Comuni, ecc.); Strumenti (Consip per gli approvvigionamenti, Sogei per Servizi nazionali cross, ecc.); Innovatori (Imprese che portano innovazione ed efficienza al sistema pubblico); Persone (i funzionari pubblici chiamati a realizzare la trasformazione).

La grande difficoltà sta nel creare quella necessaria convergenza di volontà, talvolta nonostante burocrazia, norme complesse, potestà garantita dalle vigenti leggi ed anche dalla Costituzione, miriade di enti responsabili, migliaia di stazioni appaltanti.

Il nuovo DG dovrà dunque essere un po’ tecnico, un po’ politico, ma soprattutto un buon tessitore delle molteplici volontà e capacità che caratterizzano il panorama nazionale. Certo dovrà essere un vero funzionario dello Stato, cittadino esemplare, dal momento che con quel ruolo entrerà in un regime di incompatibilità che gli precluderà – nei tre anni successivi al suo mandato – di essere dipendente o consulente di qualsivoglia operatore pubblico o privato del settore.

Cosa pensa dell’uso dei Social Network, che oggi è veramente minimo, che strutture come la Consip, come anche la stessa AgID, fanno? Sono inutili? 

I social network sono utili, utilissimi strumenti di comunicazione diretta TRA le persone e CON le persone. Le due caratteristiche che ne determinano il successo (tempestività e interattività) devono essere ben utilizzate dai soggetti pubblici – come Consip e AGID – che se ne vogliano avvalere. In Consip abbiamo aperto un account Twitter per notificare tempestivamente i bandi (e le proroghe, le rettifiche, ecc.) facendo leva sulla tempestività della notizia, con approccio push e non interattivo. Con riferimento all’interattività abbiamo infatti molti vincoli. Come stazione appaltante siamo profondamente consapevoli che ogni post, ogni tweet, potrebbe essere interpretato come la fornitura di una specifica tecnica, come un chiarimento giuridico su una gara in corso, cosa preclusa dalle norme vigenti. Così siamo presenti sui social network solo per dare informazioni strutturate in modalità push. Per gli stessi motivi mi è preclusa la presenza sui social network a titolo personale.

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