NSA: pubblicato il primo rapporto “trasparenza”

La National Security Agency (NSA) ha pubblicato il suo primo rapporto dedicato alla trasparenza. Dopo lo scandalo Datagate, arriva finalmente qualche chiarimento sulle attività dell’Agenzia.

Postato sul profilo ufficiale Tumblr dell’agenzia, il report indica i numeri dei “bersagli” spiati e le attività svolte dall’agenzia lo scorso anno.

L’ufficio del direttore della National Intelligence afferma che il rapporto fa parte di una politica per la trasparenza presente all’interno dell’agenzia e che questa spinta continuerà anche in futuro. “Stiamo rilasciando informazioni relative all’uso di questi importanti strumenti,” ha detto l’ufficio “e continueremo a farlo in futuro, su base annua.”

Nel 2013, l’NSA ha controllato 89.138 “bersagli” con i suoi programmi di sorveglianza telefonica ed elettronica (fra cui Prism) che operano sulla base dell’articolo 702 della legge sullo spionaggio. Una norma che riguarda persone che risiedono all’estero ma l’NSA ha riconosciuto di aver raccolto, indirettamente o non intenzionalmente, informazioni anche su cittadini americani.

Degli oltre 89mila “bersagli”, l’Nsa ha condotto attività di “monitoraggio” su 423 target e in base a 1767 ordini condotti attraverso il FISA, il Foreign Intelligence Surveillance Act (il gruppo di leggi che detta le procedure per la sorveglianza delle intelligence straniere sul versante della lotta al terrorismo).

L’agenzia precisa anche che il numero degli individui coinvolti può essere maggiore in considerazione del fatto che tra i “bersagli” monitorati compaiono gruppi o organizzazioni. Il rapporto indica infatti che, nel quadro di un’altra legge sulle intercettazioni telefoniche negli Stati Uniti, sono stati controllate 248 persone, fra cittadini statunitensi o stranieri residenti sul territorio nazionale.

Nei mesi scorsi Google, Microsoft e altre aziende hanno rilasciato rapporti simili, ma non sono stati in grado di offrire lo stesso livello di dettaglio, in linea con un precedente accordo con il Dipartimento di Giustizia che richiede alle aziende di segnalare dati aggregati e di non specificare le differenti richieste di controllo.

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