La crescita dell’Internet Of Things ha bisogno di milioni di sviluppatori. Possibilmente entro il 2020. Secondo gli esperti l’unico vero modo per misurare il valore dell’Internet of Things sarà il numero di sviluppatori impegnati in questo campo.
Non conta il numero di sensori o dei device coinvolti. Sarà il fattore umano a decretare il successo della ricerca. Questo perché i servizi Internet supereranno gli investimenti negli oggetti.
Ad oggi sono circa 300.000 gli sviluppatori che contribuiscono alla IoT ma un nuovo rapporto pubblicato da VisionMobile stima a 4,5 milioni il numero degli sviluppatori necessari entro il 2020, prevedendo un tasso di crescita del 57% annuo e grandi opportunità di mercato.
Secondo Matt Asay di Readwrite.com, negli ultimi 30 anni abbiamo creato una discreta quantità di dati online, ma è un’inezia rispetto a quello che abbiamo generato solo negli ultimi due anni. Il 90% dei dati mondiali è stato generato in gran parte dalle macchine.
Da questa prospettiva tecnologica, i dispositivi dell’Internet of Things, così come la loro connessione, non costituiscono alcun problema. Secondo Gartner, infatti, avremo 26 miliardi di oggetti intelligenti entro il 2020.
Ma la vera sfida del futuro sarà invece dare un senso a questi dati.
Un esempio su tutti. L’acquisizione nei giorni scorsi di Nest da parte di Google per 3,2 miliardi dollari e di Dropcam per 555 milioni di dollari conferma operazioni di acquisto multimilionarie e, soprattutto, un’enorme quantità di dati da analizzare senza precedenti: le videocamere di Dropcam ogni giorno registrano più dati di ogni altro utente su YouTube.
Diventa quindi centrale per le aziende capire l’importanza dell’intelligence dei dati
Come suggerisce VisionMobile, “l’unico modo per avere un profitto nel settore dell’Internet of Things è quello di costruire una rete di imprenditori in grado di creare un valore unico nel campo del commodity hardware, della connettività e dei servizi cloud“.
La chiave per avere successo con i modelli di business centrati sugli sviluppatori, quindi, è di proporre dei prodotti che siano in sintonia con le nuove domande generate dagli sviluppatori.
I dispositivi Apple hanno a disposizione milioni di app nell’App Store, così come le app di Google servono i dispositivi Android.
Attraverso questi servizi, Google crea opportunità per ampliare idee e proposte. Gli sviluppatori non sono il pubblico ma creano l’ecosistema che rende altri acquirenti interessati all’acquisto di hardware e servizi cloud.
Anche se al momento la prospettiva sembra più che positiva, la realtà è che non abbiamo ancora un’idea chiara di quali applicazioni possano essere significative per l’IoT. Come affermano gli autori del rapporto, “la domanda per l’IoT non verrà da una singola applicazione killer, ma da migliaia di applicazioni che troveranno un utilizzo inaspettato.”
Nessuna singola azienda vincerà nella IoT, né lo farà una singola app. I mercati dell’IoT saranno più estesi di qualsiasi altro mercato di qualsiasi altro settore dell’economia. Ma l’unico elemento che fin da oggi è considerato vincente per la creazione di un mercato redditizio dell’Internet of Things sarà il contributo degli sviluppatori.
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