La fiducia nelle macchine intelligenti

Mentre il settore delle telecomunicazioni europee continua a soffrire e stentano a concretizzarsi i segni di ripresa, per motivi che non sono solo congiunturali, gli sguardi si rivolgono sempre più spesso verso il fantastico mondo di Internet delle cose e in particolare della componente denominata “Machine to Machine” (M2M). Limitandosi ad un’accezione più restrittiva  il perimetro applicativo è quello della comunicazione dati tra macchine, escludendo le SIM inserite in dispositivi informatici di utilizzo personale.

200 milioni.  A fine 2013 erano quasi 200 milioni le connessioni M2M, con una crescita media annua nell’ultimo triennio pari al 38% secondo i dati recentemente pubblicati da GSMA. Il peso sul totale delle SIM è tuttora limitato (meno del 3%), ma in alcuni Paesi come Stati Uniti e il Nord Europa, l’incidenza è già arrivata a superare il 10%.  Dal 2012 la Cina è diventata il primo Paese in termini di SIM (35 milioni), seguita dagli Stati Uniti e da Giappone, mentre il peso dell’Europa è diminuito dal 33% al 27% negli ultimi tre anni. Anche per i prossimi tre anni la crescita rimarrà sostenuta e di poco inferiore al 30% medio annuo.

M2MSpinta normativa. Gli ambiti applicativi sono potenzialmente infiniti, ma nel breve periodo i due principali poli di interesse rimangono quelli dell’automotive e  delle utilities. In entrambi i casi, la dinamica di mercato è strettamente legata agli sviluppi normativi, come nel caso dei sistemi di sicurezza a bordo dei veicoli (si pensi alla normativa eCall in Europa e agli obblighi che entreranno in vigore dal 2015) e dell’introduzione dei contatori elettronici, a dimostrazione della necessità di creare degli ecosistemi in grado di garantire tutte le condizioni abilitanti l’innovazione digitale. A questo proposito va ricordato come l’introduzione dei contatori elettronici per la distribuzione dell’energia in Italia, sia poi stata un’opportunità per esportare il know-how anche in altri Paesi (per il vero essenzialmente ad opera di attori multinazionali esteri). L’innovation by law non basta, ma sicuramente aiuta.

Uomini o macchine? In un futuro ormai prossimo, la maggior parte (tutti?) gli oggetti, le macchine e le persone saranno interconnessi.  Mentre proseguirà la crescita legata ai dispositivi intelligenti per la comunicazione, è ormai inarrestabile l’onda legata all’elettronica di consumo, dai wearables agli apparati domestici intelligenti, che rendono sempre meno futuribili i concetti di connected home e life, a cominciare dalle applicazioni per la sicurezza fino a quelle a supporto delle proprie passioni sportive. Inoltre, le smart cities, ma anche le smart factories, sono i naturali ambiti per la concretizzazione dei benefici derivanti dai processi di automazione. Le applicazioni legate alla sanità rimangono una grande opportunità, ma la difficoltà di definire adeguati modelli di remunerazione ne ostacolano ancora lo sviluppo.

Modelli di business. All’inizio di quest’anno erano oltre 400 gli operatori mobili che offrivano servizi M2M nel mondo e la maggior parte degli operatori europei, anche quelli virtuali, sta facendo evolvere le proprie strategie.  Mentre nessuno dubita dell’opportunità per moltiplicare il numero di SIM M2M, è molto più incerto il posizionamento lungo la catena del valore, nella quale oltre i 2/3 sono rappresentati dalla componente legata al software e ai servizi (di integrazione e gestione), mentre la semplice connettività rappresenta una quota relativamente limitata e tendenzialmente decrescente. Al di là del ruolo sempre importante delle alleanze internazionali tra operatori per garantire una presenza globale, il gioco delle partnership riguarda sia le scelte di make or buy relative alle piattaforme operative, che le modalità di coinvolgimento dei diversi attori della catena tecnologica (dai fornitori di moduli fino ai system integrator).

Un mondo fisico sempre più integrato con quello digitale.

 

 

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