Net neutrality: Google e soci pressano la FCC per regole eque

Le principali società di web statunitensi, raccolte sotto la Internet Association, hanno recentemente esortato le autorità di regolamentazione americane a stabilire regole per la net neutrality “eque” e prevenire il rischio di una doppia velocità della rete. E’ quanto hanno fatto tra le altre Facebook, Google, Twitter e Netflix, che hanno sollecitato la U.S. Federal Communications Commission per prevenire la possibilità che la Rete abbia percorsi veloci e percorsi lenti, che danneggerebbero il mercato, l’innovazione e in ultima analisi, gli utenti.

La questione della regolamentazione della Net Neutrality in America sta animando gli ultimi mesi, soprattutto da quando a maggio la Federal Communications Commission ha annunciato l’avvio di un processo di ridefinizione delle regole per la net neutrality negli Stati Uniti, revisione resasi necessaria dopo l’annullamento da parte di un tribunale d’appello di Washington delle precedenti regole sulla neutralità della rete.

Secondo le intenzioni del presidente della FCC Tom Wheeler le aziende potrebbero stringere accordi “pay-for-priority”: in altre parole le telco come Verizon o At&t, potrebbero offrire ai loro clienti, come Google o Netflix, la possibilità di avere più banda, per erogare i loro servizi, e priorità sulla rete pagando ovviamente un costo aggiuntivo. La proposta non è piaciuta a molti tanto che Wheeler è stato costretto a ribadire personalmente che il suo progetto era “stato male interpretato.”

L’appello della Internet Association non arriva a caso: tra pochi giorni scadrà infatti il termine ultimo del tempo messo a disposizione dalla Fcc alla raccolta di commenti pubblici sulla proposta; con la mossa di ieri i big della rete invitano la Fcc a impegnarsi per una net neutrality più forte adottando “regole semplici in grado di assicurare che Internet resti aperto e dinamico”. Queste regole dovrebbero poter aiutare il web ad essere libero da censura, discriminazione e comportamenti anti-competitivi per garantire, in ultima analisi, a tutti  i consumatori un eguale accesso ai contenuti online.

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