Equo compenso: Apple alza i prezzi dopo il decreto

Annunciati e minacciati per mesi dal fronte dei produttori, sono alla fine scattati, a pochi giorni dall’entrata in vigore del decreto Franceschini che ha aggiornato le tariffe per l’equo compenso nella copia privata, i temuti aumenti sui telefonini. Apripista Apple Italia che spiega di aver aggiornato il suo listino adeguando prezzi dei dispositivi alle nuove tariffe per il copyright previste dal decreto, adeguamento, spiegano dall’ufficio stampa, analogo all’aumento che c’era stato anni fa all’epoca del decreto Bondi. La notizia circolata ieri sera ha fatto scatenato subito accese reazioni.

Franceschini ha dichiarato all’Ansa che quello deciso da Apple è un  “aumento puramente ritorsivo nei confronti dei loro clienti italiani”. E a dimostrarlo, dice, ci sono i prezzi degli iPhone nei diversi paesi europei, basta guardare a quelli, sottolinea, “per capire che l’aumento della copia privata non c’entra nulla”. Il ministro fa anche le cifre: “in Francia un iPhone 5s da 16 Gb – dice- costa 709 euro a fronte di un tariffa per copia privata di 8 euro, in Germania 699 con una copia privata di 36 euro, in Italia 732,78 euro (,78 per far pesare l’Iva!) ora che la copia privata è a 4 euro mentre era a 729 euro con la copia privata a 0,90“. Insomma, allarga le braccia Franceschini, “scaricano sui soli consumatori italiani il legittimo compenso dovuto agli autori pur di non ridurre lievemente il loro margine di guadagno. Che altro dire?”.

Alla Siae, intanto, è fermento. I sindacati compatti parlano di “provocatoria iniziativa di Apple Italia, un’operazione di pura mistificazione della realtà mirata a confondere i consumatori e a mantenere inalterati i propri ingenti profitti, spesso realizzati attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo”, denunciano Slc Cgil – FisTel Cisl – Uilpauil – Ugl Comunicazioni – ConfSAL Cida – Cisal.

Mentre  per il presidente di Confindustria digitale Elio Catania l’aumento dei prezzi arrivato oggi era di fatto scontato e la mossa di Apple è una “prevedibile reazione da parte delle imprese a fronte di una imposizione del tutto ingiustificata“. 

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