I servizi di localizzazione sono una minaccia per la nostra privacy?

Siamo in molti a considerare il concetto di privacy utopico nel contesto tecnologico attuale poichè l’utilizzo dello strumento tecnologico è costantemente monitorato da una pletora di attori che include agenzie di intelligence, criminali informatici e gli stessi fornitori dei servizi online.

L’azienda Google è stata più volte accusata di collezionare in modo indiscriminato una quantità di informazioni spropositata per fornire sostegno all’attività di sorveglianza online del Governo degli Stati Uniti rivelata da Edward Snowden. Pochi giorni fa, il magnate Rupert Murdoch ha definito l’attività della società Google più aggressiva e invasiva dell’operato della stessa agenzia di intelligence statunitense NSA.

Google eroga un gran numero di servizi che utilizziamo quotidianamente tanto che, in molti casi, dimentichiamo persino quante nostre informazioni vengano gestite per fornire servizi in grado di rispondere alle nostre esigenze.
Pensiamo ad esempio alla telefonia mobile: Android è oggi il sistema operativo per smartphone e tablet più diffuso, la maggior parte degli utenti di telefonia mobile ha in tasca un dispositivo Android che gestisce una quantità impressionante di dati degli utenti, tra cui gli accessi ad Internet, chiamate vocali, conversazioni chat e la posizione geografica del dispositivo. E gli utenti di dispositivi mobili dimenticano spesso le potenzialità che hanno gli smartphone moderni, veri e propri gioielli tecnologici dotati di sofisticati sensori e moduli GPS che acquisiscono in tempo reale informazioni sulla realtà che ci circonda.

Queste informazioni tuttavia potrebbero essere utilizzate per violare la nostra privacy: pensate se qualcuno con accesso al vostro account Google riuscisse a conoscere in tempo reale la vostra posizione… badate bene non parlo di una scena del film “Nemico pubblico”, ma della realtà che vedremo a breve.

Google colleziona in tempo reale i dati relativi alla nostra posizione e ogni passo che facciamo è tracciato dai suoi servizi di localizzazione se inavvertitamente attivati dall’utente. Una volta effettuato l’accesso ai servizi Google è sufficiente premere sul questo link per conoscere lo storico dei nostri spostamenti, giorno dopo giorno.

Come premesso, questo è possibile solo se gli utenti hanno attivato esplicitamente i servizi di localizzazione sul proprio smartphone, ma allora come mai ho trovato tutti gli spostamenti che ho fatto nelle mia recente vacanza?

google

L’idea che qualcuno possa ora in ogni istante della giornata conoscere dove ci troviamo è inquietante anche se si tratta di un fornitore di servizi come Google.
La risposta è semplice: sebbene il servizio di localizzazione fosse stato disattivato, una delle applicazioni da me utilizzate ha provveduto a riattivarlo.  Numerose sono le app che utilizzano i dati di geo localizzazione e che quindi hanno ottenuto da noi, in sede di installazione, i permessi necessari per accedere a tali servizi.

In realtà era già accaduto in passato che i servizi di Google finissero nell’occhio del ciclone: nel 2009 gli esperti contestarono aspramente il servizio “Google Latitude”, una funzionalità di Google Maps che consentiva agli utenti di telefonia mobile di condividere con persone da essi scelti la propria posizione.

Google tiene traccia di ciascuna posizione dei suoi utenti per fini pubblicitari e personalizzare gli annunci offerti ai propri clienti, ma gli esperti di sicurezza e privacy sostengono che i dati raccolti potrebbero essere utilizzati per attività di sorveglianza da parte di governi. Ma il colosso di Mountain View non è l’unica azienda che gestisce le nostre informazioni: i nostri dati sono quotidianamente gestiti da diverse società che controllano le nostre abitudini soprattutto per scopi commerciali. Purtroppo i dati sono collezionati non osservando le principali specifiche in materia sicurezza e nella maggior parte dei casi è del tutto impossibile per gli utenti comprendere chi sta raccogliendo i loro dati e perché.

Per preservare la vostra privacy disattivate il servizio di localizzazione e valutate attentamente quali applicazioni richiedono l’accesso ai dati di localizzazione e quali permessi ci richiedono in sede di installazione … la nostra privacy è un bene inestimabile, impariamo a difenderla.

 

Facebook Comments

Previous articleIndia stringe su fatturazione on-line: ricadute anche su e-commerce mondiale?
Next articleAmazon vs editori: cosa sta succedendo?
Pierluigi Paganini è Chief Information Security Officer presso Bit4Id, un’azienda leader nella fornitura di soluzioni per l’Identity Management basate su infrastrutture PKI. Ricopre anche il ruolo di capo editore per la nota rivista statunitense Cyber Defense Magazine e vanta una esperienza di oltre venti anni nel settore della cyber security. La passione per la scrittura e la forte convinzione che la sicurezza sia una materia che la conoscenza sulla Cyber Security vada condivisa lo ha spinto a fondare il blog Security Affairs, recentemente insignito del titolo di “Top National Security Resource for US.” E' membro dei gruppi di lavoro del portale “The Hacker News" e dell’ ICTTF International Cyber Threat Task Force, è inoltre autore di numerosi articoli pubblicati sulle principali testare in materia sicurezza quali Cyber War Zone, ICTTF, Infosec Island, Infosec Institute, The Hacker News Magazine e molte altre riviste. E' membro del gruppo Threat Landscape Stakeholder Group dell'agenzia ENISA (European Union Agency for Network and Information Security). Ha pubblicato due libri "The Deep Dark Web" e “Digital Virtual Currency and Bitcoin” rispettivamente sulla tematiche inerenti Deep Web ed i sistemi di moneta virtuali.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here