Storie di marche da bollo e di tabaccai

Prendo spunto da un recentissimo post su Facebook del mio amico Corrado Giustozzi, con l’obiettivo di tornare sul discorso del “minimo sindacale di innovazione”. Definisco con questa espressione tutte quelle mille piccole “cose” che si potrebbero fare se soltanto fossimo in grado di andare un pochino più in là col pensiero, invece di inseguire la soluzione tecnologica puntuale rispetto a una singola esigenza puntuale.
posGiustozzi ci racconta l’episodio del suo tabaccaio, il quale si rifiuta di accettare il pagamento attraverso Bancomat per 3 “contrassegni telematici” da 73,50 Euro cadauno necessari al rinnovo dei passaporti suo e dei suoi familiari.
Il ragionamento del tabaccaio è semplice, e – peraltro – persino giustificabile: “lo Stato mi riconosce il 4% di aggio sui contrassegni, se tu adesso mi paghi col Bancomat io perdo la metà di quest’aggio a causa delle commissioni di circuito”.
Il post di Corrado si conquista 81 commenti nell’arco di 24 ore. Ma tutti (o quasi) si concentrano sul tema relativo al costo delle commissioni POS.
Ed è proprio questo, il “minimo sindacale” che faccio fatica a comprendere.

Perché qui, prima ancora di indignarci sul costo delle commissioni (costo che, come tutti sappiamo, scenderà sensibilmente soltanto quando il numero delle transazioni salirà almeno altrettanto sensibilmente), ci sarebbe da ragionare su almeno due grandi temi:

  1. Il senso delle cose. Ha senso, nel 2014, l’esistenza del “contrassegno telematico”?  Cioè, di quel pezzetto di carta che sostituisce (dal 2005) la vecchia e gloriosa “marca da bollo”, rispondendo a un’esigenza esclusivamente logistica rappresentata dal trasferire sul tabaccaio la stampa della marca, evitando al tabaccaio medesimo le incombenze e gli immobilizzi finanziari relativi all’approvvigionamento?
    Ha senso, in altri termini, sostituire la carta con altra carta?
    Riusciamo anche solo a immaginare una “vera” smaterializzazione della cara vecchia marca da bollo? Un sistema, cioè, capace di accettare pagamenti elettronici tenendone traccia in un repository (il cassetto fiscale del cittadino, così non c’è bisogno di inventare nulla di nuovo) in modo da garantire la verifica online.
    Nessun costo aggiuntivo per il cittadino (o l’impresa), nessun costo ulteriore a carico dell’amministrazione pubblica, in quanto la commissione sul pagamento elettronico sarebbe sicuramente inferiore al 4% di aggio attualmente riconosciuto ai tabaccai. Paradossalmente (ma neppure poi troppo), sarebbe persino possibile diminuire il costo dei contrassegni telematici del 2%, ad assoluta invarianza di gettito per l’erario.
    Troppo facile?
  2. La cultura del pagamento elettronico. Possibile che il tabaccaio di Corrado Giustozzi non abbia la possibilità di capire che la gestione del contante in un esercizio commerciale costa decisamente di più di quell’1,5 – 2% di commissioni di circuito? Possibile che non si riesca a far capire una cosa così macroscopicamente evidente? O dobbiamo sperare che torni la stagione delle rapine ai negozi e ai tabaccai, così tutti capiscono quanto è bello non avere cash.
    Non è che per caso l’AgID potrebbe cominciare seriamente a diffondere  la cultura del digitale, possibilmente evitando i convegni noiosissimi e ipertecnici e mettendosi a parlare la stessa lingua della Sora Cesira o del mio elettrauto (e del tabaccaio di Corrado, ça va sans dire)?
    Possibile che il Governo paghi campagne pubblicitarie costosissime per diffondere messaggi socialmente rilevanti e non abbia mai pensato di investire quattro soldi per comunicare (in termini rigorosamente “pop”) argomenti relativi al digitale?

Questa logica del “minimo sindacale di innovazione”, dell’iniezione di soluzioni tecnologiche asservite a processi nessuno dei quali viene mai anche solo minimamente rimesso in discussione, deve finire: che l’AgID istituisca al più presto la “stanza dei matti”, dove un gruppo piccolo a piacere di menti fresche (e “vergini”!) possa cominciare a disegnare seriamente il futuro. Magari, potendolo poi anche realizzare possibilmente in tempi non eccessivamente dilatati.
Perché #passodopopasso senza avere lo statement of directions potrebbe finire per portarci – tanto per cambiare – sul litorale di Ostia a guardare malinconicamente verso ovest, sospirando all’America.

 

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1 COMMENT

  1. “Possibile che il tabaccaio di Corrado Giustozzi non abbia la possibilità di capire che la gestione del contante in un esercizio commerciale costa decisamente di più di quell’1,5 – 2% di commissioni di circuito?”
    Possibile che lei non sappia cosa scrive? Si, possibile.
    Perchè non estendere il discorso al pagamento bolli auto dove le commissioni coprirebbero di molto l’importo fisso riconosciuto dallo stato pari ad 1 euro LORDO? e mi fermo qui.
    E’ evidente che non sa di cosa scrive, quindi si tenga i suoi piccoli pre(giudizi) per lei ed impieghi il tempo guadagnato in qualche hobby, la vera informazione la ringrazierà.

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