Gartner: 73% delle organizzazioni prevede investimenti su big data nei prossimi due anni

Gli investimenti nelle tecnologie dei big data continuano a crescere. Lo riporta un recente sondaggio condotto da Gartner su 302 membri del Gartner Research Circle in tutto il mondo lo scorso giugno, pensato per esplorare i piani di investimento tecnologico delle organizzazioni relative a big data. Ne emerge un quadro incoraggiante anche se non completamente “luminoso”: il 73% degli intervistati ha dichiarati di investire o che intende investire nei big data nei prossimi 24 mesi, percentuale in crescita rispetto al 64% del 2013. Scende, di conseguenza, il numero di organizzazioni che dichiarano di non avere piani investimenti nel settore che passa al 31% nel 2013 al 24% nel 2014.

“Gli investimenti sui big data continuano ad essere guidati dal Nord America, con il 47% delle organizzazioni che riportano investimenti, in aumento dal 37,8% nel 2013,” ha dichiarato Nick Heudecker, research director di Gartner. “Tutte le altre regioni hanno sperimentato aumenti degli investimenti nel corso dell’ultimo anno.”
Tuttavia, questo aumento non ha portato ad una altrettanta crescita di progetti “maturi”. Come nel 2013 anche gran parte del lavoro di oggi ruota attorno a strategia di sviluppo e alla creazione di progetti sperimentali e pilota. “L‘anno scorso abbiamo detto che il 2013 è stato l’anno della sperimentazione dei big data” spiega Heudecker. “Così è anche il 2014. Nel 2013 solo l’8% delle organizzazioni ha riferito di aver messo a regime progetti di big data. Cifra salita al 13% nel 2014, una quota ancora relativamente piccola, ma che rappresenta un aumento considerevole.”

Gartner continua a vedere forti investimenti in tutti i settori verticali con comunicazione e medi a guidare le attività con il 53% delle aziende intervistate che hanno già investito in big data e un ulteriore 33% che pianifica investimenti nel campo.
Le altre variazioni di anno in anno nei risultati del sondaggio sono in funzione della fase di adozione. Quando le organizzazioni vanno al di là della raccolta di conoscenza e sviluppo di strategie per la realizzazione di investimenti, fasi pilota e deployment, le sfide che devono affrontare diventano più pratiche. Le imprese prive di piani per i big data cercando di capire cosa sono per rispondere alle necessità contingenti; chi, invece, è nella fase di pianificazione ne ha compreso il valore ma deve fronteggiare la sfida di cercare competenze necessarie, strategie per ottenere i finanziamento e inizia a porsi problemi di infrastruttura. Infine le aziende che sono più avanti con gli investimenti in big data devono cominciare ad affrontare le questioni legate ai rischi e alla governance, all’integrazione dei dati e alle infrastrutture.

Abbiamo ottenuto un risultato sorprendente quando abbiamo chiesto agli intervistati quali fonti di dati prevedono di aggiungere in futuro” conclude Heudecker. “Ogni fonte di dati possibile ha ricevuto dal 30% al 40% delle risposte, tra cui fonti di dati estremamente impegnative come audio e video.” Ma questa natura eccessivamente ottimista su quali fonti di dati considerare in futuro per la data analysis indica due cose: “In primo luogo le organizzazioni non hanno un piano su cosa hanno intenzione di fare dopo. Prendere tutti i dati disponibili non è una strategia. Questo atteggiamento testimonia, invece, la paura di lasciarsi sfuggire opportunità ancora tutte da definire. Inoltre, ci può essere una certa “presunzione” da parte delle imprese. Se le organizzazioni possono fare big data sulle transazioni e registrare i dati, esse sono portate a credere che possono sfruttare anche fonti di dati più impegnativi con la stessa facilità.” 

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