Germania contro profilazione utenti: Google non rispetta le norme tedesche

Profilare gli utenti di Google senza il loro esplicito consenso è una violazione della privacy secondo una sentenza emessa da un regolatore tedesco che potrebbe costringere la società statunitense a cambiare il modo in cui raccoglie informazioni personali sulle sue piattaforme. Il colosso, riporta il Financial Times, finisce ancora una volta nel mirino delle autorità europee, quelle tedesche, per come raccoglie dati e permette la creazione di “database e profili completi” dei singoli utenti. Questo grazie ai numerosi servizi che raccolgono dati, tra i quali Gmail, con cui le informazioni ottenute potrebbero essere utilizzare per inferire l’orientamento sessuale o stati personali dell’individuo, o per creare profili dettagliati dei loro viaggi personali, sulla base di dati di localizzazione. 

Johannes Caspar, il commissario dell’ente di Amburgo per la protezione dei dati personali, avrebbe quindi obbligato Google a prendere provvedimenti per chiarire ai propri utenti quali dati saranno usati per i profiling. “Sulla questione sostanziale di combinare dati degli utenti attraverso i servizi, Google non è stato disposto a rispettare le norme giuridicamente vincolanti e si è rifiutato di migliorare sostanzialmente i controlli a loro disposizione.” Di qui la decisione di procedere con l’azione. Da parte sua un portavoce di Google  ha detto di essere in contatto con la Germania per cercare di chiarire la questione e le pratiche messe in atto dall’azienda californiana. “Stiamo studiando la richiesta per determinare la prossima mossa”, ha detto il portavoce al Financial Times.

La Germania è solo l’ultimo paese in ordine di tempo ad aver contestato al colosso della ricerca il non rispetto delle norme vigenti in merito a raccolta dei dati personali: Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi sono attivi sul tema e il watchdog francese per la privacy ha anche multato Google per 150.000 di euro dopo che la società ha ignorato il termine di tre mesi per portare le sue policy in linea con il diritto francese.

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