Come impone la rete, l’ho prima conosciuto virtualmente. Mi avevano detto: “se vuoi capire cosa significa l’informazione in rete, la comunicazione attraverso i social networks, segui il @mante”, alla cronaca Massimo Mantellini da Forlì. L’ho fatto e non me ne pento.
L’ho poi incontrato mentre entrambi inseguivamo goffamente un cameriere depositario di ricche e variopinte tartine, di quelle che trovi solo nei salotti buoni. Me lo immaginavo più alto, ma in fondo la storia la scrivono i brevilinei. Lo pensavo più giovane, ma in rete l’età è inversamente proporzionale alla capacità di stupirsi e alla curiosità nell’osservare ciò che ci circonda. Cambia solo la voglia di correre dietro ai cani.
E’ proprio da qui che inizia il racconto che il Mante ci propone sull’internet vista da un piccolo paese chiamato Italia. Sono appunti di viaggio, dentro e attraverso la rete, sicuramente autobiografici, ma un’autobiografia che è la nostra. Tra la scrittura di un nuovo contratto sociale alla Rousseau, la narrazione delle rivoluzioni del quotidiano di Zola e le passeggiate dei flâneurs di Baudelaire, anche se lui gradirebbe sicuramente essere accostato ad autori dell’altra parte della Manica, dell’isola nella quale ama ritirarsi per lunghi periodi.
Amanuensi digitali. Nel libro si naviga all’interno di un arcipelago, che parte dalla figura degli amanuensi digitali che condividevano brani musicali, primo terreno di confronto, o scontro, tra vecchio e nuovo mondo. Non a caso è proprio questo settore che trova oggi nuova linfa con i modelli di fruizione legati allo streaming. Internet è anche memoria, la biblioteca di Alessandria costruita dai singoli, dai propri racconti depositati o abbandonati in rete.
A proposito di diritti. Attraverso l’esempio dell’abile gestione della rendita di posizione da parte della Disney, Mantellini ci invita anche a ricercare nuove forme di tutela e di intermediazione che possano garantire che il frutto del talento di pochi possa in tempi ragionevoli essere patrimonio di tutti. Evitando che il diritto d’autore si trasformi in diritto di proprietà.
Free. Libertà e gratuità sono due mantra di internet, ma contrariamente a quanto siamo abituati a pensare in Italia non sono sinonimi e, forse, talvolta addirittura antitetici. Il valore imprescindibile è la libertà, la possibilità di navigare su una sfera vuota fatta di infinite interconnessioni. In fondo è la ricerca di una Granada planetaria e digitale.
Passeggiare stando fermi. Non so se esiste il terzo occhio digitale, ma sicuramente è come se ci fosse. Magari lo neghiamo, ma il nostro comportamento è sempre di più condizionato dalla sua estensione sociale in rete. Vediamo prima di vedere, e quando vediamo lo facciamo anche per gli occhi di altri.
Non l’ho visto e non mi piace. Filtrare è indispensabile, quando lo affidiamo ad altri le sorprese non mancano. In fondo, il filtri sono strumenti poderosi per descrivere il nostro passato e, magari, per vivere meglio il presente, ma ancora primordiali per aiutarci a costruire il futuro.
I lati oscuri. E’ molto probabile che i lati positivi di internet abbiano superato quelli negativi, sebbene non di molto. Come tutte le rivoluzioni, è altrettanto probabile che il confine tra positivo e negativo, il bene e il male, sia realmente minimo, perlomeno inizialmente. Ricordando le paure recondite di chi lamenta i pericoli della rete, Mantellini ci ricorda che il lato oscuro della rete potrebbe essere il nostro, che ha appena acceso la luce.
Accesso e accessi. Numeri e arte sono difficili da conciliare. L’autore si introduce nell’arido mondo dei dati, utili a spiegare il passato, talvolta fuorvianti per prevedere il futuro. Abituati a dare per scontata la conflittualità tra rete e televisione si creano delle relazioni causa-effetto non sempre veritiere. Una margherita con vari petali per spiegare quanto l’internet italiana sia ancora piccola e modesta. Gli inglesi sono bravi, specie nel coniare slogan. “Internet by default” è la sintesi dell’obiettivo comune da raggiungere, a cominciare dalla scuola. Accanto a questa battaglia, il sogno delle infrastrutture di rete più veloci del mondo, la realtà della sua battaglia per un nuovo collegamento a banda un po’ più che larga.
Il futuro è mobile. Il viaggio nella mobilità parte da una quasi esilarante affermazione storica del Ministro Cardinale. Cellulari che da protesi estetica si trasformano in abilitatori dell’ingresso in rete di un popolo pigro, grazie alla semplicità purificatrice di interfacce sempre più amichevoli. Mobilità salvatrice, ma anche diavolo che confonde e distrae, che tende a conquistare il mondo. Questo passaggio è forse quello più intriso di romanticismo. Un essere umano dentro un bow-window con il suo computer, uno schermo decente, un impianto audio in grado di darti qualche soddisfazione, ma anche una tazza di qualcosa accanto, mentre fuori tuona e tira vento. E’ comunque benvenuta la moltiplicazioni degli schermi connessi. Devo ammettere di condividere…
La seconda vita. La potenza degli strumenti di condivisione in rete ci rende tutti più importanti e anche belli. Una fotografia che non avresti mai mostrato ai tuoi amici nel mondo reale può diventare un selfie curioso che allieta qualcuno, a cominciare da te stesso. Cresce la paura per la tutela per la propria privacy, ma anche il potere di decidere cosa rimane realtà nella propria sfera puramente personale.
Internet show. Internet e politica, trasformato in uno show millenarista che cambierà il mondo. Dal blog di Beppe Grillo, alla nascita del Movimento 5 Stelle, con tutte le contraddizioni che sono emerse sull’utilizzo, ma soprattutto sul presunto ruolo della rete. La politica alla ricerca di una presenza in rete, i cimiteri del web, leggi anacronistiche, quando non ridicole. Tra errori 404 e stagisti diventati portavoce in rete. Un consiglio per tutti: “lasciate che i maiali si rotolino da soli nel fango”. Accade in Italia.
Self publishing. L’economia dell’abbondanza e gli scaffali che offrono posti a tutti, con la paura della scomparsa della qualità. La risposta è in un punto elenco, dove la rete aggiunge senza togliere e la sapienza sta nella scelta, con le reti di relazioni che mantengono il sopravvento sulla tecnologia.
A che cosa serve internet? Serve a ricongiungere pensieri, a spalancare una finestra, a capire, o forse solo a cercare qualche cosa di diverso. Oppure a riempire una pagina bianca. La propria.
Molto probabilmente quest’anno non ci incontreremo perché ha preferito la campagna normanna e la compagnia degli amanuensi analogici. Ci incontreremo comunque. A passeggio sulla superficie di una sfera vuota.
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