Elegia del fare. 4 – La Scuola

Dopo Comuni, Regioni e Sanità, oggi ci occupiamo di Scuola e della sua trasformazione digitale: la rete, la connettività, le aule, ma anche (soprattutto!) la roadmap dell’evoluzione del modo di insegnare e di imparare.
Perché il tema vero è questo, prima ancora di mettersi a contare le LIM appese ai muri delle aule (accese? spente? chissà …) o il numero di PC presenti nelle segreterie didattiche delle scuole italiane. Il tema è rendere “sexy” l’andare a scuola (perché, ricordiamocelo, siamo il Paese dell’abbandono e della demotivazione sin dalle scuole medie), mettere i ragazzi in condizione di formarsi e crescere utilizzando gli strumenti (e “i riti”) che utilizzano in qualsiasi momento della loro vita.

scuola-digitaleIl tema è capire come deve cambiare il modo di insegnare, perché è del tutto evidente che l’attuale impostazione della didattica non è in grado di beneficiare delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni.
Il tema è vincere la guerra contro la lobby degli editori cartacei, i più innovatori dei quali si vantano di aver prodotto la versione PDF dei loro testi e per questo si sentono dei veri pionieri digitali.
Il tema è vincere le resistenze di alcuni docenti (non molti, sembrerebbe di capire) rispetto all’adozione del tablet per il registro elettronico.
Il tema è zittire una volta per sempre quelli che: “impossibile immaginare che tutti i ragazzi debbano essere costretti a comprarsi un tablet”, considerando che qualsiasi genitore confidente con l’aritmetica di base è in grado di capire da solo che un tablet costa meno di un mezzo quintale di libri cartacei da ricomprare ogni anno.
Non servono sondaggi d’opinione e/o grandi ricerche di mercato: la domanda di innovazione nella scuola italiana è enorme, espressa da studenti e genitori. Espressa anche da una quantitativamente e qualitativamente considerevole parte degli insegnanti, non necessariamente composta solamente dai più giovani.
E anche l’offerta è pronta: tablet e contenuti noleggiati a 10 euro al mese e piattaforme social offerte sul cloud a canoni risibili.
E impazzano in rete le iniziative spontanee di una miriade di classi con docenti e studenti che si parlano su Whatsapp e che pubblicano contenuti didattici su Youtube.

Molto “fare”, quindi. In assenza, o quasi, di una regia complessiva a livello centrale. Dove ancora ci si perde in ragionamenti sulla connettività e sulle centinaia di milioni che servirebbero per raggiungere in banda larga tutte le scuole italiane, dimenticandosi che molto probabilmente grandi e piccoli provider di connettività sarebbero più che disponibili ad accollarsi gli investimenti necessari in cambio della garanzia di un mercato che si apre.
E anche molti genitori sarebbero sicuramente disponibili a cofinanziare (con pochi spiccioli ciascuno) una grande iniziativa di digitalizzazione della scuola.

La proposta. Perché il MIUR non lancia un’operazione di crowdfunding?
Non costa nulla, provarci. E non è detto che i risultati non possano essere sorprendenti. Purché si sia capaci di costruire una proposta sexy, terribilmente sexy: “Vogliamo costruire la scuola del futuro. Non abbiamo i soldi per farlo. Ma siamo consapevoli che questa sia un’iniziativa indispensabile per cambiare la vita dei vostri figli. Aiutateci.”

Scommettiamo che funziona?

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