Usa: sistemi di criptaggio di Apple e Google limitano la raccolta di informazioni

I nuovi sistemi di criptaggio usati da Apple, Google e altre società hi-tech sui loro device rendono sempre più difficile per le autorità raccogliere informazioni. Secondo il Wall Street Journal il Dipartimento di Giustizia americano non è d’accordo con la strada intrapresa dalla Silicon valley a tutela della privacy dei suoi clienti, soprattutto dopo recenti fatti di cronaca.

In un incontro svoltosi nelle scorse settimane con gli esponenti della Silicon Valley, le autorità hanno messo in guardia contro i rischi che le nuove “tutele della privacy” potrebbero causare, visto che nel caso di Apple la stessa Cupertino, anche a fronte di un ordine giudiziario, non ha la chiave per decifrare le informazioni criptate nei suoi iPhone. Il numero 2 del Dipartimento di Giustizia Usa non usa mezze misure per criticare la situazione: la nuova tecnologia di crittografia rende gli iPhone bloccati e “impermeabili” all’intervento della forze dell’ordine. Una limitazione questa che potrebbe portare conseguenze tragiche, soprattutto nella difesa dei minori e nella prevenzione dei crimini.

In discussione è la nuova tecnologia che Apple, Google e altre aziende hanno messo in atto di recente per rendere i loro dispositivi più sicuri. Le aziende sostengono che il loro obiettivo è quello di soddisfare le esigenze dei consumatori per proteggere i dati privati ma le istituzioni di polizia sembrano di diverso parere. La nuova crittografia, infatti, renderà molto più difficile per la polizia, anche con un ordine del tribunale, sorvegliare un telefono e scoprire messaggi, foto, appuntamenti o liste di contatti. Anche Apple stessa, sollecitata da un ordine del tribunale, non avrebbe la chiave per decifrare le informazioni crittografate sui propri iPhone.

Lo scorso mese si è tenuta una riunione tra i rappresentanti di Apple e Google e il Dipartimento di Giustizia sulla scia di un tragico fatto di cronaca, la morte di un bambino che, a detta delle dipartimento, poteva essere evitata se ci fosse stata la possibilità di controllare il telefono di un sospettato. Un clima infiammato, secondo le aziende intervenute, che non ha contribuito ad una “pacifica” discussione sul tema. Da una parte le istituzioni di sicurezza premono per maggiori controlli sui device mobili mentre le aziende, in blocco quasi compatto, stanno lavorando nella direzione opposta. Anche WhatsApp, il popolare servizio di messaggistica di proprietà di Facebook, ha dichiarato che sul fronte della crittografia utilizzata nei propri sistemi non sarà più in grado di decifrare i contenuti per conto delle forze dell’ordine.

A monte degli ostacoli posti dalle grandi aziende per proteggere i propri clienti, spiegano dal WSJ, permangono i rischi per la sicurezza e, soprattutto, i rischi per le minacce di terrorismo. Le nuove misure di sicurezza, infatti, minacciano di vanificare gli sforzi iniziati dopo l’11 settembre 2001 per intercettare i terroristi e altri sospetti coinvolti in attività di terrorismo e spionaggio. Proprio Robert Hannigan, il capo del GCHQ, la versione britannica della NSA, all’inizio di questo mese ha scritto sul Financial Times che le aziende statunitensi di tecnologia “sono diventate le reti di comando e controllo per i terroristi e i criminali”.

Quindi se da una parte il controllo dei sistemi di criptaggio è legato alla sicurezza nazionale americana, dall’altra le aziende fanno i conti quotidianamente con la diffidenza di clienti e consumatori nei confronti delle aziende di comunicazione accusate di non essere in grado di difendere la privacy dei loro dati. Ed è proprio su questo punto, la fiducia dei clienti, che si misura la distanza tra le grandi società e il governo.

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