Una parola magica: coopetition

Uno dei principali segnali delle difficoltà che vive il nostro Paese è la fatica con la quale si riesce a “fare sistema”. Siamo tendenzialmente portati ad operare in modo individuale, sia come singoli, che come imprese e anche nelle amministrazioni pubbliche del Paese.

Molteplici sono i sintomi di questa situazione:

  1. Molte nostre imprese sono piccole (e spesso piccolissime), anche quando le confrontiamo con quelle che all’estero sono chiamate SME (Small and Medium Enterprises). Questo cronico nanismo rende difficile investire, crescere, espandere le proprie iniziative a livello internazionale.
  2. In particolare, anche se siamo il paese dei distretti e delle filiere, questi modelli di cooperazione e collaborazione non si sono ulteriormente sviluppati e integrati come avrebbero dovuto per tenere conto da un lato dello sviluppo delle tecnologie e dall’altro del tumultuoso aumento della competitività dei nostri competitor a livello internazionale. L’effetto è che anche i nostri distretti spesso soffrono.
  3. L’Italia è spesso “terra di conquista” da parte delle imprese estere che, grazie alle loro dimensioni e capacità operative e finanziarie e sfruttando la nostra debolezza strutturale, hanno acquisito molti nostri marchi storici.
  4. Siamo incapaci di valorizzare i nostri asset strategici (si pensi a quello che segnalavo sul tema bellezza in un precedente post) perché li gestiamo in modo frammentato e disorganico.
  5. I servizi delle nostre amministrazioni pubbliche sono parcellizzati e troppo spesso incapaci di rispondere in modo adeguato alle aspettative e ai bisogni di cittadini e imprese.
  6. In generale, non solo facciamo fatica nel gestire l’ordinaria amministrazione, ma soprattutto non riusciamo a cogliere le tante e uniche occasioni di crescita e sviluppo che il Paese ha e che potrebbe sfruttare in modo molto più convincente e fruttuoso.

sistemaCertamente, come ha intelligentemente sottolineato Andrea Pontremoli nel suo intervento al General Meeting 2014 del CEFRIEL, il tema non è solo o soltanto quello di “pesce grande che mangia pesce piccolo”: oggi è sempre più vero che “pesce veloce mangia pesce lento”. Ma raramente si può essere “veloci” da soli: si è veloci quando si possono mettere insieme risorse economiche, competenze organizzative, tecnologiche e manageriali che ci danno per l’appunto gli strumenti per essere veloci. Non per nulla Andrea Pontremoli sottolineava il ruolo della filiera di imprese che operano nella Motor Valley dell’Emilia Romagna. È possibile anche essere piccoli (ma non troppo …), ma solo se siamo capaci di cooperare e lavorare insieme in modo convincente e organico.

In altre parole, “fare sistema” non è solo uno slogan o un esempio di facile retorica politica: è una esigenza ineludibile per lo sviluppo del nostro Paese.

Cosa vuol dire “fare sistema”?

Purtroppo, quando si discute di come “fare sistema” emergono alcune distorsioni e tentazioni che rendono ancora più complesso lo sviluppo di un ragionamento convincente su questo tema.

  • Per taluni, “fare sistema” vorrebbe dire creare o conservare i tanti piccoli e grandi monopoli che perseguitano molti settori del nostro Paese. Come non pensare alle tante leggi che vengono scritte per definire ruoli e funzioni “de iure” (“di sistema”, in questa visione distorta!) invece di un fisiologico sviluppo del mercato?
  • Per altri, “fare sistema” vorrebbe dire che lo Stato si impegna in un diffuso e “sistemico” aiuto pubblico che tenga in vita quelle realtà che da sole non avrebbero possibilità di sopravvivenza.
  • Per altri ancora “fare sistema” vorrebbe dire che lo Stato tutela le nostre realtà imprenditoriali attraverso politiche o misure protezionistiche che tengano fuori dal nostro “sistema” i competitor internazionali.
  • Infine, per alcuni “fare sistema” vorrebbe dire tornare ad una forte industria di Stato che occupi e gestisca direttamente settori significativi della nostra economia.

Ovviamente, non è così che si “fa sistema”: in questo modo si legittimano unicamente piccole e grandi sacche di monopolio e di interessi parcellizzati, o una finta e sterile “autonomia” che in realtà nasconde solo una cronica incapacità di competere e di offrire valore e qualità.

“Fare sistema” è una strategia intelligente e lungimirante che deve basarsi su alcuni snodi essenziali:

  • Creare un sostanziale valore aggiunto, sfruttando sinergie, complementarietà e caratteristiche distintive dei soggetti coinvolti.
  • Rispettare la distinzione tra i ruoli del pubblico e dei privati.
  • Offrire uguali opportunità a tutti, senza garantire rendite di posizione a nessuno.
  • Rendere competitivo il territorio, aumentandone attrattività e favorendo il radicamento delle migliori realtà imprenditoriali.

In sintesi, “fare sistema” vuol dire operare perché l’insieme della realtà esistenti nel Paese valga più (molto di più!) della loro semplice somma.

Esempi di “sistemi” di successo

Esistono molti esempi di “sistemi” di successo. Ne cito qui tre.

GSM

Il sistema GSM è uno dei più grandi successi del continente Europeo e ha definito il concetto stesso di telefonia cellulare. Esso nasce da una visione molto forte e distintiva:

  • GSM definisce architettura e standard tecnologici e operativi condivisi. Essi da un lato indicano ad operatori e costruttori di apparati come sviluppare servizi e prodotti interoperabili e dall’altro permettono la creazione di servizi di sistema come il roaming.
  • Tutte le aziende del settore (operatori di telecomunicazione, costruttori di apparati di telecomunicazione, costruttori di smartphone,…) competono sul mercato nell’offerta di prodotti e servizi coerenti con gli standard interoperabili definiti da GSM.

In questo modo si ottengono numerosi vantaggi. In primo luogo si garantisce apertura del mercato e concorrenza. Ma al tempo stesso si promuove lo sviluppo di servizi che offrono un enorme valore aggiuntoall’utente finale. Si pensi alla disponibilità di un sistema unico (mondiale!) di comunicazioni mobili, anche in presenza di una molteplicità di reti e operatori in competizione tra loro.

Internet

Ancor prima di GSM, Internet stesso è un emblema del concetto di sistema virtuoso. Internet nasce per interconnettere sistemi sviluppati in modo autonomo anche usando tecnologie differenti. Come nel caso di GSM,Internet definisce regole, architetture e standard condivisi che possono essere adottati da tutti gli operatori e costruttori di apparati per sviluppare prodotti e servizi interoperabili. In questo modo si è creata la più straordinaria rivoluzione dell’ultimo secolo, cresciuta — fatto essenziale–con una velocità e pervasività assolutamente imprevedibili e per certi versi fin incredibili.

E015

EO15E015 è un progetto nato nel 2010 per favorire lo sviluppo di servizi digitali innovativi in prima battuta a supporto di Expo 2015. In prospettiva, E015 vuole costituire l’infrastruttura di base di una moderna smartcity e nasce dalla collaborazione tra soggetti pubblici e privati: Camera di Commercio di Milano, Confindustria, Assolombarda, Confcommercio, Unione del Commercio di Milano, Società Expo 2015. È una infrastruttura offerta gratuitamente a tutti coloro che condividono l’approccio e le regole condivise di E015.
E015 è una infrastruttura leggera che svolge un ruolo simile a GSM, ma operando a livello dei servizi applicativi su Internet. In particolare, E015 permette di esporre servizi web che incapsulano le funzioni, i dati e in generale gli asset digitali di soggetti pubblici e privati. Questi servizi web possono essere utilizzati e combinati dagli sviluppatori di applicazioni e siti web.

E015 si basa su una serie di caratteristiche peculiari:

  • Definisce standard tecnologici, glossari e linee guida che devono essere seguiti da tutti coloro che espongono servizi o sviluppano applicazioni utilizzando E015.
  • Offre funzioni infrastrutturali (core component) di supporto per i programmatori: ambienti di test dei servizi, componenti per il monitoraggio, sistemi di identificazione mutua.
  • Lascia a ciascun soggetto che espone servizi web una grande autonomia nella definizione dei modelli di business e delle regole secondo le quali essi vengono offerti.
  • Non richiede accordi “punto a punto” tra chi offre servizi e chi li usa: chi espone un servizio accetta che chiunque lo possa usare purché accetti le regole generali di E015 e rispetti il modello di business e le condizioni di utilizzo definiti per lo specifico servizio.

E015 è quindi una infrastruttura leggera, neutrale e aperta che facilita quello che in termine tecnico si chiama mash-up. In questo senso, replica a livello applicativo quanto offerto da GSM per i servizi di telecomunicazione mobile. In generale, E015 permette di realizzare una piena interoperabilità in ambito Extranet, cioè tra i partecipanti riconosciuti di una comunità.

I vantaggi di E015 sono molteplici.

  • È possibile condividere e riusare asset informativi di soggetti diversi.
  • Si disaccoppiano i processi di sviluppo di tutti i soggetti coinvolti.
  • Si promuovono velocità di sviluppo e economie di scala.
  • È neutrale dal punto di vista dei modelli di business.
  • È federabile e replicabile.
  • Facilita la creazione di open data e open services.

Grazie ad E015, sono stati realizzate già alcune applicazioni come la suite di servizi di Infoblu o il progetto Cargo Smart City delle merci per Malpensa.

Le componenti essenziali di un ecosistema

digital ecoE015 (ma anche GSM e Internet) sono esempi di ecosistemi digitali. Un ecosistema è definito da alcune caratteristiche chiave:

  • Infrastrutture e standard condivisi che definiscono il quadro delle regole e degli asset comuni a tutti i partecipanti all’ecosistema.
  • Collaborazione e partecipazione aperta tra soggetti pubblici e associazioni nella creazione e gestione delle regole e degli asset condivisi.
  • Molteplicità di attori pubblici e privati che possono partecipare all’ecosistema senza discriminazioni, sulla base della libera accettazione delle regole condivise.
  • Disaccoppiamento e piena interoperabilità tra i diversi operatori che offrono e usano servizi esposti tramite l’infrastruttura.
  • Competizione nell’offerta dei servizi agli utenti finali.

Il concetto fondante: coopetition

Il concetto che sta alla base di ecosistemi come E015 è espresso dal termine coopetition:

  • Si collabora (“COOPEration”) nella definizione di regole e infrastrutture condivise.
  • Si compete (“compeTITION”) nell’offerta dei servizi agli utenti finali.

Il termine coopetition esprime in modo pieno il concetto di “fare sistema”. Spiega bene il ruolo del pubblico e delle associazioni. Definisce azioni di sistema e promuove sinergie e economia di scala. Spinge alla collaborazione. Lascia libera iniziativa ai singoli soggetti privati nell’offerta di servizi sul mercato. Non si tratta quindi di un generico invito al “mettersi insieme”, né a sviluppare atteggiamenti protezionistici o consociativi. È la vera e propria promozione di una collaborazione sistemica, alta e lungimirante.

Come si sviluppano gli ecosistemi? Come si promuove la coopetition?

Non esistono ovviamente silver bullet o prescrizioni univoche e rigide per creare ecosistemi coopetitivi. Esistono peraltro alcune aree di intervento che definiscono le dimensioni di un piano di sviluppo di un ecosistema.

  1. Focus e Motivazione: In quale ambito si vuole sviluppare la coopetition? Per esempio, è la smartcity oppure lo sviluppo di un ecosistema turistico territoriale o nazionale? A cosa deve servire l’ecosistema? Quali sono le motivazioni di fondo che ne giustificano la creazione?
  2. Vision strategica e di business: Quali sono gli obiettivi di business (o istituzionali) che si vogliono perseguire? Come si finanzia e promuove lo sviluppo dell’ecosistema? Quali sono i vantaggi per tutti i partecipanti e stakeholder?
  3. Vision tecnologica: Qual è la strategia tecnologica che permette di accompagnare, abilitare e promuovere lo sviluppo dell’ecosistema?
  4. Governance: Come si governa e coordina lo sviluppo dell’ecosistema? Quali sono gli attori e i “direttori d’orchestra” dell’iniziativa? Qual è il ruolo dei soggetti pubblici e privati?
  5. Commitment: Quali sono i livelli di commitment degli attori chiave e delle istituzioni? Chi garantisce il pieno sviluppo dell’iniziativa?

Ovviamente si tratta solo di alcune indicazioni di massima. Ma certamente sono gli snodi chiave da affrontare per costruire un ecosistema coopetitivo convincente.

Quindi, che fare?

Se vogliamo veramente “fare sistema” e operare un cambio di passo nello sviluppo del paese dobbiamo promuovere la creazione e lo sviluppo di ecosistemi coopetitivi. E per farlo dobbiamo essere consapevoli di quali siano le questioni di fondo da affrontare.

  • In quali ambiti vogliamo farli? Nel pubblico? Nel privato? Al loro incrocio?
  • Accettiamo che per costruirli sia necessario che tutti rinuncino ad un po’ di autonomia e indipendenza?
  • Siamo consapevoli che creare ecosistemi voglia dire smetterla di difendere il vecchio, e cominciare invece a costruire e promuovere il nuovo?
  • C’è qualcuno che ha il potere, la voglia, le competenze e la capacità di “guidare” questa trasformazione?

E su queste domande che ci giochiamo molto del futuro della nostra Bella Terra.

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