Amazon: nel 2014 creati 6.000 posti di lavoro in Europa

Amazon annuncia di aver creato più di 6.000 posti di lavoro a tempo indeterminato nel 2014 in tutta Europa, stabilendo così un nuovo record di assunzioni dal 1998, anno dell’apertura dei primi due siti web europei: Amazon.co.uk e Amazon.de. Amazon ora ha più di 32.000 dipendenti a tempo indeterminato in tutta Europa. A comunicare la notizia è la stessa azienda in una nota ufficiale.

La domanda dei clienti non è mai stata così elevata in tutta Europa e riscontriamo molte aree promettenti dove innovare e investire in futuro. Negli ultimi due anni abbiamo creato più di 10.000 posti di lavoro che si sono aggiunti ai già ampi team di Amazoniani, e quest’anno abbiamo raggiunto un nuovo record con oltre 6.000 nuove posizioni”, ha spiegato Xavier Garambois, Vice President, Amazon EU Retail. “Nonostante questo record di assunzioni, siamo ancora in una fase di grandi investimenti e abbiamo molte posizioni aperte che prevediamo di coprire nel 2015”.

Le assunzioni hanno riguardato più di 50 diverse sedi in tutta Europa: uffici corporate, centri di distribuzione, centri di sviluppo e centri per il servizio clienti. I nuovi ruoli comprendono un ampio spettro di competenze: dallo sviluppo di software, alla gestione della supply chain e al design. Tra questi ruoli figurano: ingegneri per lo sviluppo dei software, esperti di apprendimento automatico, tecnici di Datacenter, ingegneri del packaging, esperti di linguistica computazionale, site merchandiser, manager della supply chain, vendor manager, personale dei centri di distribuzione e di assistenza clienti.dotti e dei servizi introdotti da Amazon.

Amazon non è il primo colosso tech a comunicare positivi dati occupazionali in Europa che, in piena crisi, assumono un significato ancora più forte. Lo scorso agosto Apple, in pieno clima di accusa da parte di molti paesi Ue contro i sistemi fiscali applicati ai tech giants, e in contemporanea allo scoppio della polemica italiana sull’equo compenso, rispondeva, neppure troppo velatamente, comunicando gli importanti risultati occupazionali di Apple, sull’intera e affaticata economia Ue.

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