Internet, diritti e diseguaglianza globale: cosa sta succedendo?

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L’ultimo report rilasciato dal Web Index fotografa una realtà preoccupante per lo stato di salute del Web, in particolare per quanto riguarda il digital divide globale, la pervasività dei controlli, le questioni legate alla privacy e la disuguaglianza sociale (compresa quella di genere). Il “Web Index” è progettato e prodotto dalla “World Wide Web Foundation” di Tim Berners-Lee e costituisce attualmente il primo indice di misura al mondo dei rapporti tra il World Wide Web e il progresso sociale, economico e politico dei paesi di tutto il mondo.

Secondo il report, scritto da Anne Jellema con la collaborazione, tra gli altri, di Hania Farhan, di Khaled Fourati e di Siaka Lougue, le tendenze attuali indicano che il mondo si trova a dover scegliere tra un Web “per tutti”, che rafforzi la democrazia e si orienti verso modelli che includano la parità per tutti gli individui, e tra un modello per il quale “il vincitore prende tutto”, diventando strumento per concentrare ulteriormente il potere economico e politico nelle mani di pochi.

La visione dicotomica presentata da Jellema e dal suo team è supportata da un’enorme quantità di dati e statistiche, le cui fonti sono costituite da combinazioni di dati ottenuti attraverso sondaggi, ricerche e analisi che coprono circa 86 paesi disseminati in tutti i continenti.

L’impatto del web, la correlazione con la ricchezza e il digital divide

Il ranking per il contributo del World Wide Web allo sviluppo dei diritti umani mostra una forte correlazione con il livello di ricchezza dei paesi considerati: in particolare risulta che più alto è il reddito di un paese pro capite e più alto è il suo posizionamento all’interno della classifica dell’Index Web, che attualmente vede i paesi scandinavi domandarne i vertici.

Una delle cause principali della correlazione riscontrata è l’accesso ad Internet, che risulta ancora fortemente sbilanciato in favore di coloro che vivono in paesi ad alto reddito: il report indica che circa 4,4 miliardi di persone non hanno accesso a Internet e la maggior parte di questi individui sono riscontrabili tra i più poveri, di sesso femminile e che vivono in paesi in via di sviluppo o in contesti rurali.

La differenza però non è solo in termini assoluti ma anche di crescita: l’accesso ad internet dei paesi sviluppati, infatti, aumenta ad un ritmo ben superiore a quello dei paesi più poveri, rendendo la crescita di quest’ultimi proporzionalmente irrilevante. Questo è dovuto anche agli alti costi di accesso alla rete nei paesi che presentano un reddito pro capite inferiore:

  1. Mentre dal 2005 l’uso di Internet è salito dal 45% al 78% nei paesi ad alto reddito, nei paesi a basso reddito è rimasto al di sotto del 10% anno dopo anno e la penetrazione di Internet è cresciuta di un solo punto percentuale all’anno dal 2011 al 2013.
  2. Nei paesi più poveri, i costi relativi all’accesso ad Internet rimangono oltre 80 volte superiore a quello dei paesi ricchi.

Privacy, pervasività dei Governi e questioni di genere

Un altro elemento che emerge con forza dal report di Web Index è la pervasività dei Governi e delle èlite economiche nei confronti del Web, al punto da avere il potere di controllare ciò che le persone affermano o fanno su Internet: almeno 1,8 miliardi di utenti, secondo la ricerca, non godono di nessun diritto alla privacy o alla libertà di espressione online, o quantomeno subiscono forti limitazioni a causa della sorveglianza capillare della rete o dell’applicazione della censura.

Le leggi che prevedono la salvaguarda dal controllo pervasivo dei Governi su Internet e sulla privacy degli utenti sono state aggirate o private della loro forza in moltissimi paesi. La ricerca rileva infatti che, nel 2014, l’83% dei paesi non ha rispettato lo standard di Web Index sulla privacy, contro il 63% del 2013. Inoltre, il 40% dei paesi considerati ha bloccato o censurato i contenuti nel web considerati politicamente sensibili nel corsi del 2014 (anche questo dato in aumento rispetto all’anno precedente, 32%).

Le attenzioni che pone la ricerca sulle responsabilità dei Governi non si ferma però soltanto alla questione della privacy, ma anche ai problemi relativi alla disuguaglianza di genere online. In particolare, un utente su cinque di sesso femminile vive in un paese in cui è molto difficile stabilire una punizione per chi commette molestie o abusi attraverso internet: nel 74% dei paesi considerati, nei quali sono compresi anche quelli ad alto reddito, le forze dell’ordine e i tribunali non riescono a prendere misure appropriate per contrastare i contesti in cui il Web è utilizzato per commettere atti di violenza di genere.

Gli investimenti mal distribuiti e le conseguenze sulle PMI

I Governi e i finanziatori devono ancora investire molto per poter dare l’accesso alle potenzialità del web alle classi meno ricche e agli emarginati. Quello che sta accadendo, secondo il Web Index, è che molti gruppi di popolazione vengono lasciati indietro con la conseguenza di vedersi esclusi dalle possibilità di crescita offerte dal Web.

In particolare i risultati delle ricerche suggeriscono che nei paesi sviluppati nei quali vige un ecosistema di Internet evoluto, il mercato è guidato dalle PMI che hanno deciso di adottare strumenti e strategie basate sul Web. Nei paesi a basso e medio reddito, invece, i ricercatori del World Wide Web Foundation hanno constatato un impatto decisamente limitato del Web sulla crescita delle piccole imprese. Nessuno dei paesi a basso reddito (e solo una manciata di paesi a medio reddito come Turchia, Cina, Brasile, Argentina, India, Mauritius) ha potuto registrare una crescita economica per le PMI grazie agli strumenti del web.

Nei contesti rurali il divario rimane sostanzialmente lo stesso. L’esempio che riporta il Web Index riguarda i proprietari di imprese agricole e i contadini: nei paesi sviluppati, hanno la possibilità di utilizzare i loro telefoni cellulari per accedere a informazioni sui prezzi di mercato, sugli avvisi meteo, sui trend e altre indicazioni utili, ma quasi in ogni paese a basso o medio reddito questo non è possibile comportando un ulteriore significativo divario.

Qual è la strada da percorrere per poter colmare i divari rappresentati e raggiungere una significativa riduzione delle disuguaglianze?

Le contromisure secondo la World Wide Web Foundation

All’interno del report, la World Wide Web Foundation evidenzia anche le contromisure per poter migliorare la situazione attuale. In particolare si afferma la necessità di compiere azioni per portare Internet ad essere riconosciuto come un diritto umano fondamentale e per garantire un Web libero, appartenete a tutti gli individui. Per fare questo la fondazione evidenzia cinque punti chiave sui cui devono intervenire i Governi di tutto il mondo:

  1. Accelerare le manovre per ridurre il digital divide. L’accesso ad Internet deve essere universale: tutti dovrebbero essere in grado di utilizzare il Web in ogni momento, in ogni luogo, in modo sicuro, liberamente e privatamente.
  2. Livellare le differenze impedendo la discriminazione di accesso basata sul prezzo del traffico Internet, bilanciando i diritti dei detentori del copyright con quelli degli utenti del web e proteggendo i fornitori di servizi online da qualsiasi responsabilità per i contenuti pubblicati da terzi.
  3. Investire in istruzione pubblica di qualità per tutti al fine di garantire che il progresso tecnologico non lasci fette di popolazione indietro, con le disastrose conseguenze che ne competrebbe.
  4. Promuovere la partecipazione alla democrazia e proteggere la libertà di opinione: i Governi devono combatti il crescente “deficit democratico” invertendo il processo di erosione della libertà di stampa e delle libertà civili; deve utilizzare il Web per rendere le proprie amministrazioni più trasparenti per i cittadini; devono fornire protezioni più forti per la libertà di parola, la libertà di associazione e la privacy, sia offline che online.
  5. Creare opportunità per le donne, per i gruppi più poveri e e per gli emarginati, investendo di più nel settore dell’ICT per superare le difficoltà nella sanità, nell’istruzione, nell’agricoltura e nell’equità di genere.

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