Il giorno della libertà dei documenti

Mercoledì 25 marzo è stato il Document Freedom Day, ovvero il giorno della libertà dei documenti. Una libertà a cui la maggior parte degli utenti rinuncia in modo inconsapevole, in quanto usa software proprietario pensato per costringere l’utente a perpetuare l’uso di un’applicazione, indipendentemente dal fatto che sia quella di posta elettronica, oppure quella per scrivere testi, far di conto, o presentare le proprie idee, oppure qualsiasi altra applicazione che genera un documento.

FreedomInfatti, se il formato dei documenti può essere gestito senza problemi solo con un’applicazione, è evidente che l’utente non avrà mai la libertà di sostituire quella specifica applicazione con un’altra più efficiente, o meno costosa, o più adatta alle sue abitudini, o semplicemente compatibile con un altro sistema operativo (perché gli è stato regalato un PC, o perché è curioso e vuole provare un’emozione nuova, o banalmente perché vuole avere un maggior controllo sul suo equipaggiamento per lavorare).

E se manca la libertà di scelta del software, manca la libertà dell’utente tout court. Perché nel mondo delle tecnologie digitali, la libertà è anche quella di scegliere gli strumenti in modo indipendente dalle strategie commerciali delle aziende. Certo, c’è chi si trova a suo agio con un software che impone l’interfaccia grafica e il formato dei file, probabilmente perché non è consapevole del fatto che entrambi lo costringono a rinunciare alla propria libertà.

Certo, si tratta di una libertà intangibile (ma la libertà è essa stessa intangibile), per cui non ci accorgiamo di non averla perché ci hanno convinto che non è utile, o addirittura che è più pratico non averla perché la conquista della libertà costa un po’ di fatica, in quanto dobbiamo imparare a generare documenti interoperabili, e questo ci costringe a pensare (e il pensiero, visto sotto questo punto di vista, è anch’esso sinonimo di fatica).

Probabilmente, se invece della libertà digitale ci togliessero una libertà fisica, come la libertà di parola, saremmo pronti a insorgere per riconquistare un diritto che consideriamo sacrosanto (e che è sacrosanto), compresi coloro che si trovano a loro agio – o credono di trovarsi a loro agio – senza libertà digitali. E’ forse il caso di sottolineare l’importanza di una rivalutazione delle libertà digitali, in ottica contemporanea e soprattutto futura?

Tutto questo viene spiegato con dovizia di particolari in un white paper: Interoperabilità dei documenti digitali e libertà degli utenti distribuito con licenza Creative Commons, che illustra il procedimento per arrivare a liberare i documenti dai vincoli e dai condizionamenti del software proprietario. Quattro semplici mosse, per un futuro migliore e soprattutto libero.

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