Smart Farm: di cosa si tratta e qual è il ruolo dell’#IoE?

La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, prevede che la popolazione mondiale raggiungerà gli 8 miliardi di persone entro il 2025 e 9,6 miliardi entro il 2050. Per seguire in maniera appropriata l’incremento demografico, la produzione alimentare dovrà aumentare del 70% entro il 2050: proprio per questo le soluzioni legate all’agricoltura di precisione, denominata anche “Smart Farm”, dicono gli esperti, cominciano ad acquisire un peso e una rilevanza sempre maggiori.

La Smart Farm si avvale di una serie di tecnologie che include i servizi GPS, i sensori e i big data per ottimizzare la resa delle colture: si basa sull’idea di creare sistemi di supporto decisionale che poggiano su tecnologie ICT in grado di raccogliere ed elaborare dati in tempo reale e che hanno la capacità di fornire informazioni riguardanti tutti gli aspetti legati alla coltivazione, ad un livello di dettaglio che prima era sostanzialmente impossibile. C’è da dire che di smart farm si parla da tempo e non mancano esempi già maturi di agricoltura intelligente, ma certamente è in tempi più recenti che il tema è diventato di centralità strategica.

In questo contesto si inseriscono le tecnologie legate all’Internet of Everything: secondo una recente ricerca di Gartner infatti, più del 40% delle organizzazioni si aspetta che le tecnologie legate all’IoT trasformino la propria attività (incluse quelle legate all’agricoltura) o offra nuove e significative opportunità di guadagno o risparmi a breve termine entro i prossimi tre anni.

Smart Farm: l’agricoltura di precisione

tuscany-428041_1280Una ricerca della Beecham Research afferma che lo scopo della “Smart Farm” è quello di ottimizzare la resa e la produttività dei terreni agricoli, utilizzando i mezzi più moderni e sostenibili al fine di ottenere i miglior prodotti agroalimentari possibili in termini di qualità, quantità e ritorno finanziario.

Saverio Romeo, uno degli autori della ricerca, ha dichiarato su Forbes che la soluzione alle problematiche che derivano dai dati mostrati dalla FAO non è “l’industrializzazione dell’agricoltura, ma rendere l’agricoltura più efficiente, sostenibile e di alta qualità. Non dobbiamo cercare rivoluzioni. Dobbiamo cercare di re-interpretare le pratiche agricole esistenti attraverso l’uso di tecnologie basate sui dati. E questa re-interpretazione deve essere effettuata anche attraverso una nuova concezione delle zone rurali“.

Le discipline e le competenze oggi necessarie per attuare la re-interpretazione di cui parla Romeo passano attraverso la robotica, le soluzioni basate su tecnologia GPS, le previsioni climatiche, i controlli ambientali, il monitoring dei trasporti: in sostanza, tutto quello che è rilevabile con un sistema sensori il cui utilizzo è ben consolidato in altri settori come, solo per citarne alcuni, la gestione a distanza dei veicoli e dei macchinari aziendali, l’acquisizione dei dati relativi agli agenti inquinanti, il monitoraggio e-Health nei pazienti: in poche parole, l’Internet Of Everything.

Il Ruolo dell’Internet of Everything

Quello che rende lo smart farming un’attività innovativa è il ruolo dei sistemi IT. Il termine “Connected Farm” (letteralmente, fattorie connesse) si sta traducendo in realtà concreta, in particolare dal momento in cui è possibile collezionare i dati che derivano dai vari tipi di attività legate all’agricoltura, dalla valutazione del terreno ai processi di coltivazione, dal monitoraggio dello stato di salute e di genuinità degli allevamenti fino alla composizione chimica dei prodotti, dal monitoring in real time della qualità dei prodotti durante il trasporto, alla possibilità di offrire ai consumatori tutti i dettagli di ogni singolo prodotto destinato alla vendita.

Una delle applicazioni concrete, ad esempio, è nei vigneti: se i sensori connessi vengono installati in diverse posizioni all’interno dei vari settori dove sono piantate le viti, è possibile ottenere dei dati molto utili sul terreno e sulle piante che possono essere utilizzati per prevenire malattie come le peronospora, una malattia causata da vari micro organismi, salvando la produzione di uva e di vino. Questo è solo uno degli esempi possibili degli impatti più immediati e concreti delle tecnologie dell’Internet of Everything in agricoltura. Quest’ultimi si possono riassumere in questo modo:

  • la capacita di analizzare in dettaglio e in real time i dati di coltivazione per comprenderne l’andamento
  • l’identificazione dello stato dei terreni per la prevenzione di malattie delle piante o degli allevamenti
  • il monitoraggio del clima e dell’ambiente che possono influenzare la qualità e l’andamento dei raccolti
  • il tracciamento del prodotto dalla fattoria fino al punto vendita, con un conseguente aumento sia della sicurezza alimentare che del livello di consapevolezza del consumatore

L’Internet of Everything ha la capacità di collegare questi dati e di restituire una visione multidimensionale ed integrata: questo diventa fondamentale per migliorare i sistemi decisionali strategici all’interno dell’industria alimentare, i quali divengono molto più precisi grazie ad un ecosistema informativo completo e in real time. La diffusione delle tecnologie IoE dedicate allo smart farming è destinata a crescere, anche perché l’urgenza dei problemi che il mondo deve affrontare in materia di sicurezza alimentare stanno aumentando sempre di più. E sarà al centro di Expo 2015: l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 dedicato all’alimentazione e alla nutrizione: in questa occasione i Paesi di tutto il mondo “mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli.” 

I costi dell’IoT legati all’agricoltura sono ancora alti, ma gli ostacoli principali nell’adozione sembrano essere legati a una dimensione di carattere culturale. L’autore della ricerca ha riscontrato infatti vari problemi di comunicazione con gli agricoltori, che non hanno potuto comprendere totalmente i vantaggi della smart farm a causa dei tecnicismi. “Se diciamo loro che si può fare questo o quello con gli oggetti connessi, non capiranno. Il linguaggio del settore dell’IoT deve cambiare radicalmente (per poter essere meglio compreso, ndr)”, sostiene Romeo, “ed è qui che abbiamo bisogno di una rivoluzione“.

Smart Farming
Beecham Research

 

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