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Il futuro del software open source sembra essere radioso, ma quello di LibreOffice sembra esserlo ancora di più. E’ quello che emerge dai risultati di una ricerca che è stata appena presentata su un campione di 1.300 operatori di settore, che ha evidenziato una crescita significativa del software open source, con il 78% delle aziende che ha dichiarato di utilizzarlo in modo strategico e solo il 3% di non utilizzarlo in nessun modo.

LibreOffice, contro ogni aspettativa dei membri del progetto, visto che la ricerca era focalizzata sul software enterprise, è stato inserito al terzo posto – con Drupal – tra i sette progetti open source di maggior valore, dopo OpenStack e Docker, e prima di Linux (il kernel), Ubuntu e PostgreSQL. E’ un risultato importante, che ci ripaga sia della fatica di questi cinque anni sia delle battaglie che abbiamo dovuto sostenere contro le aziende che volevano vedere la fine di LibreOffice in quanto progetto della comunità.

2015 Future of Open Source Survey Results 3
Future of Open Source Survey 2015
https://www.blackducksoftware.com/future-of-open-source
http://northbridge.com/open-source

In effetti, quando abbiamo annunciato il progetto LibreOffice, nel settembre del 2010, sapevamo di andare contro gli interessi di Oracle, IBM (per il contratto che le consentiva di usare il codice di OpenOffice per un prodotto proprietario, in barba alla licenza LGPL), e Microsoft (che avrebbe preferito un concorrente open source “sponsorizzato” da un’azienda rispetto a uno gestito dalla comunità).

Tra il 2011 e il 2015, intorno a LibreOffice c’è stata una battaglia per la libertà del desktop che solo in pochi hanno percepito, ma che ha avuto toni anche abbastanza accesi su alcuni blog e nei commenti di alcuni articoli. D’altronde, il successo di LibreOffice smentisce il teorema di IBM e dei suoi sostenitori – secondo il quale il software open source può prosperare solo sotto l’ala protettrice di un’azienda – ed è una iattura per Microsoft, perché dà vita a un concorrente di Microsoft Office con cui è impossibile scendere a compromessi.

Oggi, tutto questo viene superato dalla realtà di LibreOffice, che in cinque anni è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista sul mercato, grazie al lavoro sia degli sviluppatori – che sono riusciti nell’impresa di rinnovare un codice sorgente che cominciava a risentire degli effetti dell’età – sia della comunità dei volontari che si preoccupano di tutti gli altri aspetti del progetto: quality assurance, infrastruttura, localizzazione, documentazione, marketing e comunicazione.

Il rinnovamento del codice sorgente, tra l’altro, è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile sin dai tempi di OpenOffice, ovvero la crescita del numero degli sviluppatori fino a raggiungere quella quota – compresa tra 250 e 300 hacker attivi su base annua – che Microsoft ha sempre utilizzato come spauracchio verso coloro che migravano a OOo, sostenendo che si trattava di un software di tipo “amatoriale”. Negli ultimi 12 mesi, sul codice di LibreOffice hanno lavorato più di 290 sviluppatori, secondo i dati forniti da una fonte indipendente come OpenHub: http://www.openhub.net/.

Ovviamente, il progetto LibreOffice – per poter proseguire nella crescita – ha bisogno anche di risorse economiche, che derivano soprattutto dalle donazioni sia a livello globale sia a livello locale, attraverso l’Associazione LibreItalia ONLUS, che aggrega tutti i volontari italiani. Le donazioni sono possibili sia attraverso il sito http://www.libreitalia.it sia con la devoluzione del 5×1000 nel Modello Unico o nel 730, che avviene firmando nello spazio Associazioni e indicando il codice fiscale di LibreItalia: 94152640549.

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Laureato in Lettere all’Università Statale di Milano, è uno dei fondatori di The Document Foundation, la "casa di LibreOffice", nonchè portavoce del progetto a livello internazionale; è anche fondatore e presidente onorario della neonata Associazione LibreItalia. Ha partecipato ad alcuni tra i principali progetti di migrazione a LibreOffice, sia nella fase iniziale di analisi che in quella di comunicazione orientata alla gestione del cambiamento. Ed è autore dei protocolli per le migrazioni e la formazione, sulla base dei quali vengono certificati i professionisti nelle due discipline. In questa veste è coordinatore della commissione di certificazione. Come esperto di standard dei documenti, ha partecipato alla commissione dell'Agenzia per l'Italia Digitale per il Regolamento Applicativo dell'Articolo 68 del Codice dell'Amministrazione Digitale.

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