Switch off rame

Il dibattito sullo switch-off della rete in rame è comparso e scomparso molto rapidamente dalle cronache italiane. Nel frattempo, in Francia, un ex Presidente dell’Autorità presentava a  fine 2014 i risultati del gruppo di lavoro che si è confrontato per un anno e mezzo con i diversi protagonisti delle comunicazioni elettroniche francesi. Sancito l’obiettivo del 100% di copertura dei servizi a banda ultralarga entro il 2022, la configurazione della rete di telecomunicazioni francese impone di privilegiare delle soluzioni di rete che portano la fibra per la maggior parte della popolazione fino a dentro le abitazioni (Fiber To The Home) e, quindi, di affrontare l’insieme dei vincoli al definitivo abbandono della rete in rame.

switch-on-offUna meta comune. In realtà, l’ambizione di trasformare la rete di telecomunicazione in rame nell’infrastruttura più avanzata oggi ipotizzabile, vale a dire una rete in fibra ottica più capillare e con i livelli prestazioni più elevati è un obiettivo a tendere che tutti coloro che credono nel primato dell’economia digitale dovrebbero condividere.  Il moltiplicatore economico dipende poi dall’innesco del circolo virtuoso tra servizi innovativi abilitati, la capacità di innescare un ecosistema digitale e di includere il maggior numero possibile di consumatori finali. Francia e Italia, ambizione comune.

Punti di vista divergenti. Se la meta è la stessa, il percorso e la tempistica sono  inevitabilmente diversi. Da un lato, i nuovi investitori e gli attori pubblici che stanno finanziando le nuove reti spingono la migrazione verso la nuova rete per accelerare il ritorno degli investimenti. Dall’altro, il proprietario della rete in rame propende per una migrazione programmata, salvaguardando il più possibile l’asset esistente e il flusso di ricavi attuale. Senza un importante flusso di nuovi ricavi, ovvero un adeguato “indennizzo” i due punti di vista convergono molto lentamente. Convergenze parallele.

Divari digitali. A differenza dall’Italia, in Francia il numero di accessi a banda larga continua a crescere in modo significativo, ma la migrazione spontanea ai servizi a banda ultralarga è tuttora lenta, anche a fronte di differenziali di prezzo non necessariamente importanti. Inoltre, le risorse disponibili (pubbliche e private) nelle diverse aree territoriali rendono molto concreto il rischio di un nuovo e più marcato divario digitale infrastrutturale, che richiede nuovi interventi pubblici, ma anche una gestione flessibile del mix di soluzioni tecnologiche da mettere in campo. Arlecchino digitale.

Contesto concorrenziale. Una preoccupazione sollevata da più parti, e ben presente anche alla Commissione europea, è l’impatto sull’assetto concorrenziale e il rischio di rimettere in discussione quanto si è ottenuto in quindici anni di liberalizzazione delle telecomunicazioni. Chi investe cerca però inevitabilmente di creare delle situazioni di vantaggio competitivo, a meno di ipotizzare modalità di remunerazione alternative (ad esempio in termini di prezzi). Conciliare concorrenza e investimenti, senza dimenticare l’impatto sul consumatore.

Un colpo al cerchio e uno alla botte. Le principali conclusioni sono molto chiare e apparentemente condivise, almeno in Francia. La programmazione di uno switch-off decretato per legge non viene considerata realistica. Per motivi operativi, giuridici e economici l’eventuale spegnimento della tradizionale rete in rame rimane una prerogativa dell’operatore che ne è proprietario (l’operatore storico), sebbene nell’ambito di un processo che deve essere regolato dall’Autorità di settore. Allo stesso tempo, non si crede però al laisser faire e si ritiene necessario intervenire per promuovere gli investimenti, anche attraverso iniziative pubbliche ampiamente utilizzate nel caso della banda larga,  e l’adozione dei servizi a banda ultralarga. Inoltre, in  specifiche aree (“zone fibra”) si possono ipotizzare interventi per accelerare la migrazione (incentivi diretti e indiretti, tariffazione incentivante, promozione nuovi servizi, etc…). Selettività.

Assi di intervento. Quattro gli assi attorno ai quali concentrare gli sforzi: sviluppo delle competenze per massimizzare l’impatto occupazionale; omogeneizzazione tecnologica e tariffaria delle reti in fibra ottica e in particolare dei servizi all’ingrosso; prevedibilità delle condizioni di accesso alle infrastrutture civili e al rame dell’operatore storico; azioni di comunicazione per promuovere i servizi innovativi abilitati dalla banda ultralarga. Ambiente digitale.

La terza via francese.

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