Ripassiamo i princìpi della Costituzione Italiana

Ho espresso pubblicamente le mie perplessità sul protocollo di intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e Microsoft, sottolineando come il protocollo stesso venga meno ad alcuni tra i principi che hanno portato alla redazione della Costituzione della Repubblica Italiana, e in particolare al principio pluralista e al principio di uguaglianza, pur essendo – dal punto di vista giuridico – ineccepibile.

CostituzioneSiccome è inutile riscrivere quello che altri hanno a suo tempo espresso in modo chiaro, invito alla lettura di due testi di Pietro Calamandrei sull’argomento: Scuola e Costituzione e Sui principi morali e giuridici che stanno a fondamenta della nostra vita sociale.

Questi principi fondamentali ispirano la vita della Repubblica, costituiscono il nucleo inderogabile dei valori giuridici, e devono essere i “criteri guida” dei poteri pubblici nell’esercizio delle loro funzioni (e sono anche la ratio giustificativa e di legittimità da parte di chi esercita i pubblici poteri in nome del popolo).

Certo, sono passati 60 anni, per cui i discorsi di Pietro Calamandrei sono molto lontani dall’attuale realtà digitale, ma non per questo sono meno attuali, in quanto parlano di valori assoluti. Infatti, l’educazione alla cittadinanza digitale non può prescindere dalla neutralità nei confronti delle tecnologie (e quindi delle aziende e delle organizzazioni, anche quelle senza fini di lucro, che rappresentano le diverse posizioni culturali – e in qualche caso commerciali – sull’argomento).

Secondo me, il MIUR non può abdicare al proprio ruolo fondamentale – e in questa accezione, costituzionale – di indirizzo politico, lasciando ai singoli attori una responsabilità troppo grande per ciascuno di essi, indipendentemente dal fatto che si tratti di aziende globali o di associazioni senza fini di lucro, perché dietro a ciascuna tecnologia e a ciascun prodotto c’è una visione politica – ed etica – della cittadinanza digitale (e nessuno è sufficientemente al di sopra delle parti per garantire la neutralità).

Quindi, il MIUR ha agito con leggerezza quando ha sottoscritto un protocollo senza fornire le necessarie indicazioni di indirizzo politico, perché è venuto meno al proprio ruolo istituzionale, lasciando ai singoli uno spazio di intervento proprio dove i singoli non dovrebbero averlo, ovvero nella definizione dei contenuti del programma di formazione.

Le diverse tecnologie dell’informazione, proprio perché hanno un ruolo chiave nella società dell’informazione, esprimono posizioni di volta in volta commerciali oppure politiche. I sistemi operativi e i software applicativi non sono tutti uguali, ed esprimono ciascuno un diverso modo di concepire non solo lo sviluppo delle tecnologie, ma anche la fruizione dei prodotti e dei contenuti.

Il software libero parte da principi di condivisione delle tecnologie che sono diametralmente opposti a quelli del software proprietario, e da un atteggiamento nei confronti degli standard e della condivisione dei contenuti che sono altrettanto diversi, in quanto si basa sui principi dell’intelligenza condivisa e dell’innovazione aperta, visti come alternative al paradigma dell’innovazione chiusa.

Comprendo perfettamente quanto sia difficile avere una visione super partes di questi temi, ma è proprio questo che i cittadini si aspettano dalla istituzioni, e dal MIUR – per il suo ruolo fondamentale per l’educazione delle nuove generazioni – più che da altri ministeri.

Per questo motivo, come associazioni che promuovono il software libero, proporremo al MIUR un protocollo di intesa diverso, basato su quei principi di condivisione della conoscenza, trasparenza dei processi, rispetto degli standard e neutralità rispetto alle tecnologie, che ispirano l’attività quotidiana dei volontari e dei professionisti che fanno parte delle nostre comunità.

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Laureato in Lettere all’Università Statale di Milano, è uno dei fondatori di The Document Foundation, la "casa di LibreOffice", nonchè portavoce del progetto a livello internazionale; è anche fondatore e presidente onorario della neonata Associazione LibreItalia. Ha partecipato ad alcuni tra i principali progetti di migrazione a LibreOffice, sia nella fase iniziale di analisi che in quella di comunicazione orientata alla gestione del cambiamento. Ed è autore dei protocolli per le migrazioni e la formazione, sulla base dei quali vengono certificati i professionisti nelle due discipline. In questa veste è coordinatore della commissione di certificazione. Come esperto di standard dei documenti, ha partecipato alla commissione dell'Agenzia per l'Italia Digitale per il Regolamento Applicativo dell'Articolo 68 del Codice dell'Amministrazione Digitale.

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