Uber punta sulla sicurezza: più risorse per lotta a cyber crime

Uber ha deciso di ampliare significativamente il proprio team dedito alla cyber security per alleviare le preoccupazioni degli investitori sui temi legati alla privacy, alla protezione dei dati, all’identificazione degli attacchi hacker ma anche alla salvaguardia delle sedi fisiche e dei dipendenti: è quanto riporta il Financial Times, il quale aggiunge anche che la società ha intenzione di chiudere l’anno con almeno 100 dipendenti impegnati nella sicurezza digitale.

Si tratta di un incremento importante, dato che allo stato attuale il numero di persone impegnate nella lotta alle minacce informatiche in Uber sono “appena” venticinque. È un cambio che arriva grazie a Joe Sullivan, ex procuratore federale specializzato nella criminalità informatica che è stato anche in forze a Facebook per cinque anni come responabile della sicurezza, entrato in società come Chief Security Officer.

L’arrivo di Sullivan nel mese di aprile giunge in concomitanza con un importante attacco informatico avvenuto due mesi prima della sua nomina: i dati personali di circa 50.000 conducenti di Uber erano stati rubati da un soggetto esterno non identificato e l’evento ha preoccupato enormemente azienda e azionisti. L’ufficio di sicurezza di Uber ha compiti molto differenti tra loro, come ad esempio accertarsi delle identità dei conducenti, proteggere fisicamente il personale, difendere i dati ma anche offrire supporto contro le cause legali intentate dai tribunali.

La cosa che mi entusiasma di più”, ha detto Sullivan al FT, “è che possiamo usare la tecnologia per migliorare tutte le quattro aree (di responsabilità, ndr) allo stesso tempo”. I dipendenti di Uber potrebbero aver bisogno di protezione dato che possono essere “figure polarizzanti nelle loro comunità“, ha aggiunto Sullivan.

La società ha effettivamente affrontato conflitti con i tassisti, tra scontri di alto profilo per le strade di Parigi, ma anche in tribunale da parte dei governi: l’ultimo episodio in questo senso è stato il tentativo fallito del sindaco di New York Bill de Blasio di limitare il numero di conducenti Uber; ifine anche in Italia la situazione legale continua ad essere problematica, dopo che il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso effettuato da Uber contro la sospensione del servizio UberPop.

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