CA Technologies: imprese italiane verso la #DigitalTransformation, ma occorre fare di più

Le imprese italiane devono fare di più per riuscire a sfruttare a pieno e in modo corretto il potenziale del digitale, ma qualche segnale positivo fortunatamente si incomincia a vedere. È quanto emerge dallo studio “Exploiting the Software Advantage: Lessons from Digital Disrupters”, promosso da CA Technologies e condotto da Freeform Dynamics, società di analisi specializzata nel settore informatico. La ricerca è stata condotta attraverso un sondaggio sottoposto ad un campione di 1442 responsabili IT e dirigenti d’azienda, tra i quali oltre 500 manager del nostro continente provenienti da Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Svizzera e Spagna.

Lo studio rivela che il 58% delle organizzazioni italiane — percentuale lievemente superiore alla media europea del 56% — ha posto in essere un processo di trasformazione digitale*  che ha assunto la forma di programma strategico coordinato.

Le iniziative digitali di maggior successo fra quelle in atto o pianificate riguardano lo sviluppo di prodotti e servizi (citato dall’88% dei soggetti italiani interpellati), l’efficienza e l’efficacia della forza lavoro (81%) e l’integrazione con fornitori/partner (80%). Il 19% del campione italiano continua tuttavia a intraprendere iniziative digitali su singole aree in modalità tattica e non sempre coordinata, e il 20% adotta tendenzialmente un approccio alle tecnologie digitali volto ad ampliare il modello di business esistente anziché attuare una reale trasformazione aziendale.

Nonostante il desiderio di digitalizzazione, le imprese italiane non stanno ancora mettendo in campo le innovazioni necessarie per attuare una trasformazione in tal senso. Ad esempio, solo il 15% — la percentuale più bassa di tutta Europa — ritiene che le applicazioni e i servizi web-based siano cruciali per rafforzare il legame con i clienti e sviluppare il mercato. E soltanto il 20% considera la tecnologia mobile essenziale per creare “engagement” e incrementare il business — distinguendosi anche in questo caso come percentuale più bassa di tutta Europa.

Le aziende che hanno conseguito un buon livello di digitalizzazione stanno invece già raccogliendone i frutti. A seguito delle iniziative digitali intraprese, il 79% dei manager italiani intervistati ha riscontrato o prevede una maggiore fidelizzazione dei clienti, il 75% ha ottenuto o si attende una crescita del fatturato, mentre il 75% ha constatato o prevede un incremento del numero di clienti.

La trasformazione digitale è oggi indispensabile per guadagnare un vantaggio competitivo nella cosiddetta Application Economy”, ha dichiarato Vittorio Carosone, Sales & Partner Director, CA Technologies. “Questo studio ha evidenziato disparità significative nei livelli di maturità complessiva delle iniziative digitali messe in atto dalle aziende italiane — riscontrando tra le più innovative una crescita consistente del fatturato e della fidelizzazione dei clienti, nonchè  un positivo impatto sugli utili e sul bilancio aziendale. Intimamente legato al concetto di trasformazione digitale è un impiego efficace del software che diviene in tal modo fattore di efficienza, competitività e successo”.

Il Digital Effectiveness Index e il ruolo degli investimenti

I risultati dello studio hanno inoltre portato all’elaborazione del “Digital Effectiveness Index” (DEI), un indice sviluppato con la collaborazione di Freeform Dynamics. Le risposte relative all’impatto della trasformazione digitale sulla competitività e sugli indicatori delle performance aziendali sono state convertite in punteggi numerici e successivamente aggregate fino a formare l’indice DEI. I partecipanti all’indagine sono stati quindi suddivisi in diverse categorie in base ai punteggi totalizzati.

Dall’applicazione di questa metrica è emerso un gruppo di ‘Digital Disrupter’: imprese che hanno realizzato importanti risultati grazie agli investimenti digitali effettuati in un’ottica di creazione di discontinuità sul mercato e nelle organizzazioni. In Italia queste realtà rappresentano, in base al DEI, il 4% del campione intervistato rispetto a una media mondiale pari al 14%. Lo studio rivela che, fra le fila dei Digital Disrupter, la crescita del fatturato è il doppio di quella registrata fra le organizzazioni tradizionali, mentre la crescita dei profitti è ben due volte e mezza superiore.

Digital Disrupter si differenziano per alcuni tratti comuni ed elementi distintivi che le aziende italiane potrebbero assumere per sviluppare le loro potenzialità. Ad esempio, il 52% dei Digital Disrupter in Europa è convinto della necessità di far leva sulle potenzialità offerte dal mondo delle app, e più in generale sul software, contro il 34% della totalità del campione italiano intervistato. Circa il 79% dei Digital Disrupter europei ha adottato strumenti e metodologie per lo sviluppo agiledelle applicazioni, contro il 40% del panorama aziendale italiano intervistato. Inoltre il 68% dei Digital Disrupter europei ricorre alla gestione delle API (Application Programming Interface) per la creazione di applicazioni web, rispetto al 40% delle imprese italiane.

Per competere con successo nell’Application Economy, le imprese italiane devono attuare una discontinuità in tutte le loro strutture organizzative, processi e sistemi tradizionali. Le aziende convenzionali devono affrontare profondi cambiamenti per integrare il digitale in tutti gli aspetti del business aziendale. Trasformandosi in organizzazioni digitali capaci di sviluppare in modo agile e in tempi brevi applicazioni che migliorano la customer experience e supportano la multicanalità, le imprese otterranno un reale vantaggio competitivo”, ha dichiarato Carosone.

Lo studio evidenzia anche il contributo decisivo che gli investimenti possono rappresentare per il successo delle iniziative di digital trasformation. Il campione mondiale dei Digital Disrupter stanzia il 36% del budget IT per gli investimenti digitali e prevede di far crescere la quota al 48% nel giro di tre anni. Le imprese italiane dedicano attualmente una quota relativamente modesta, pari al 26% del budget IT, alla trasformazione digitale, percentuale nei che nei prossimi tre anni dovrebbe raggiungere il 39% secondo gli intervistati.

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