Quando a fallire è il sistema paese

Pochi giorni fa la società TRE (Tele Rilevanento Europa) è stata venduta ad una società francese che se ho capito bene è indirettamente controllata o partecipata dal governo d’oltralpe.

TRE è uno dei casi di maggior successo nella creazione di startup. Nata dall’intuizione di alcuni colleghi e alunni del Politecnico (in particolare i prof. Rocca e Prati e l’ing. Ferretti), ha sviluppato algoritmi unici per lo studio della terra tramite analisi radar da satellite. I loro servizi sono utilizzati sia nel campo dell’esplorazione degli idrocarburi che per monitorare il territorio. Sono leader al mondo nel loro settore con oltre quaranta ingegneri e geologi distribuiti tra la sede milanese è quella di Vancouver in Canada.

Sentendo della vendita della società ho provato due sensazione opposte. Da un lato una grande soddisfazione per i miei colleghi e per il Politecnico, per i risultati raggiunti e per l’ottima exit. Dall’altro un profondo senso di delusione e quasi rabbia. Un altro gioiello venduto. Un’altra occasione perduta per il nostro paese.

Siamo in presenza di un grande successo individuale e di un fallimento del sistema paese. 

Perché?

Perché se è bello, entusiasmante e di grande orgoglio vedere il successo dei colleghi, non si può non notare che il sistema paese non c’è o è debole. Per crescere TRE aveva bisogno non solo di un partner finanziario, ma anche e soprattutto di un partner industriale che in Italia non si è mai palesato. E non stiamo parlando di una iniziativa di basso profilo, quanto di una impresa ad altissimo contenuto tecnologico.

Ora certamente i colleghi sapranno rendere attrattivo e conveniente per i francesi continuare a tenere le iniziative di TRE in Italia e anzi ad investire per il loro sviluppo. Ma sappiamo bene che il rischio di una possibile «migrazione» è sempre dietro l’angolo. E in ogni caso, si è persa una occasione per potenziare in generale l’impresa italiana.

Come scrivevo giorni fa, bisogna sviluppare startup in parallelo ad una crescita del tessuto industriale del paese. Sono le imprese italiane che per prime dovrebbero acquisire e integrare al loro interno le startup. Se questo non avviene è come seminare e vedersi portare via i chicchi dai corvi della famosa parabola evangelica.

È un tema cruciale al quale dovrebbero lavorare tutti coloro che hanno a cuore il sistema delle startup italiane. Ed è in questo senso che mi permetto di suggerire al nostro Digital Champion Riccardo Luna di stimolare ancor di più le associazioni imprenditoriali e il governo affinché si mobilitino insieme su questi temi. Altrimenti il rischio è veramente che tanti pregevoli e entusiasmanti sforzi dei nostri migliori cervelli non producano quei risultati di cui il nostro paese ha disperatamente bisogno.

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