La strategia comunitaria per l’open source

Lo scorso 29 ottobre il Parlamento europeo nella Risoluzione sul seguito dato alla Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2014  sulla sorveglianza elettronica di massa dei cittadini dell’Unione (2015/2635(RSP)) ha ribadito presso il Consiglio, la Commissione, i governi e i parlamenti europei, la propria posizione in merito alla sostituzione sistematica di software proprietari, sostenendo la migrazione verso soluzioni software open source (OSS), attraverso l’introduzione di un criterio di scelta obbligatoria delle soluzioni open a favore di quelle proprietarie in tutte le future procedure di appalto per il settore ICT. La nuova risoluzione è stata approvata un paio di settimane fa con la votazione favorevole di 342 membri su 645 presenti (contro i 274 contrari e i 29 astenuti).

Nel paragrafo della Risoluzione relativo alla strategia europea per una maggiore indipendenza informatica si evince chiaramente la posizione del Parlamento che ha richiesto laddove necessario modifiche di natura legislativa nel settore degli appalti al fine di potenziare la sicurezza informatica delle istituzioni dell’UE e soprattutto sottolineando la necessità specifica di sostituzione sistematica di software proprietario con soluzioni open source (software controllabile e verificabile) all’interno di tutte le istituzioni dell’Unione Europea, attraverso l’introduzione di criteri di selezione open obbligatori in tutte le future procedure d’appalto relative alle ICT. La linea strategica molto decisa è frutto del rammarico espresso dal Parlamento stesso nei confronti della Commissione, la quale non ha intrapreso sinora alcuna azione per dare seguito alle raccomandazioni dettagliate che erano già state formulate nella risoluzione precedente e volte a potenziare la sicurezza informatica e la privacy online nell’UE.

Ma quale è l’excurcus dell’open source in Europa?

Le Pubbliche Amministrazioni europee sono state fra le prime utilizzatrici di software open source già a partire dagli anni ’90. La stessa Commissione Europea ha iniziato a tenere in debito conto il tema a partire dall’anno 2000 e da lì in seguito ha finanziato e gestito progetti open source. A tale scopo esistono differenti attori, all’interno delle varie Direzioni Generali, che operano su diversi piani e con differenti finalità, che vanno dagli aspetti tecnologici a quelli di business o di eGovernment, seguendo approcci diversificati (dalla ricerca alla definizione dei concetti strategici).

Gli attori principali all’interno della Commissione Europea che hanno a che fare in qualche modo con l’open source sono tre:

  1. IDABC (all’interno del Directorate General for Informatics) OSS for pan-European eGovernment services;
  2. DirectorateGeneralforInformatics (DIGlT) • Responsabile per la strategia OSS interna della Commissione • Servizi IT per Commission: uso interno (assai limitato) di OSS • Progetti OSS;
  3. Information Society and Media Directorate-General: eGovernment unit, Software Technology unit (DG INFSO) • Policy per la Information Society: i2010 Initiative • Progetti di ricerca e sviluppo OSS in vari settori (administration, education etc.).

Anche l’interesse politico nei confronti della filosofia e adozione del software libero è stato espresso quasi subito, benché con differenti finalità nel corso del tempo ed a seconda del contesto. Un primo riferimento nei documenti ufficiali delle istituzioni europee si ritrova nell’eEurope Action Plan 2005: “ … the Commission will issue an agreed interoperability framework to support the delivery of pan-European e-government services to citizens and enterprises … It will … recommend technical policies and specifications … It will be based on open standards and encourage the use of open source software”. Tra più recenti documenti di policy possiamo citare i 2010 Initiative – A single European Information Space: “The Commission intends to use all IST instruments to foster technologies that communicate, …, promotion of open standards.” (pg. 7)1 Communication on Interoperability for pan-European eGovernment Services2 , dove si richiama chiaramente a “standards, open specifications and open interfaces …”.

Nel luglio 2003 una versione aggiornata della strategia open source era stata presentata al Comité Technique Informatique (CTI), un comitato che riunisce tutti i gestori delle risorse di informazione, i responsabili per l’Informatica nella loro Direzioni generali. Questa tipologia di approccio ha portato a risultati importanti, tra i quali il più noto è stato indubbiamente l’adozione di Linux come sistema operativo, l’utilizzo di Apache per alimentare il server europa.eu e l’utilizzo di software open source per i blog dei commissari e forum pubblici sul sito www.europa.eu. Successivamente l’eGovernment Action Plan 2005 ha posto l’accento anche sulla diffusione e disseminazione di “Buone Pratiche” di Open Source Software all’interno delle Pubbliche Amministrazioni (PA). Negli anni 2007-2010 quindi la Commissione ha ulteriormente raffinato e riorganizzato la propria strategia in linea con l’evoluzione ed elaborazione di alcuni requisiti organizzativi, quali ad esempio il completamento e l’approvazione formale della Licenza pubblica dell’Unione europea (EUPL) considerata pietra miliare nell’OSS. La creazione dell’EUPL è stata completata inoltre con la realizzazione di varie piattaforme comunitarie a sostegno dello sviluppo del software open source come lOsservatorio Open Source and Repository per le PA europee; si tratta di una piattaforma per lo scambio di informazioni, esperienze e codici basato su software libero open source (FOSS) che promuove e collega anche il lavoro di repository nazionali, favorendo la nascita di una federazione paneuropea di repository software open source che dal novembre 2010, ospita oltre 200 progetti e facilita la ricerca di quasi 2500 progetti delle fucine nazionali federate.

Durante gli anni 2007-2010, le attività della Commissione europea hanno portato alla realizzazione e adozione di strumenti open a supporto dei processi di e-Government, come ad esempio, lo strumento di e-procurement per lo scambio dei documenti elettronici standardizzati che supporta ordini di acquisto e cataloghi di servizi, sviluppati dalla Direzione generale della Commissione europea per l’informatica e condivisi sotto licenza EUPL sul sito dell’Osservatorio. La famiglia di prodotti e tools open utilizzati all’interno degli uffici e divisioni della Commissione è cresciuta considerevolmente, e vale la pena ricordare che da quel periodo:

  • La Commissione europea gestisce soluzioni IT su più di 350 server Linux;
  • Il data center di DIGIT gestisce più di 800 web server open;
  • La piattaforma flessibile di connessione internet, dei progetti disponibili sotto licenza EUPL su OSOR.eu, è interamente alimentata da strumenti open e che oltre i 40 blog per i Commissari, rappresentanze UE e altri siti ospita più di 400 wiki (ovvero siti web, costruiti appoggiandosi su una piattaforma o software collaborativo che permette ai propri utenti di aggiungere, modificare o cancellare contenuti attraverso un browser web, in genere utilizzando un linguaggio di markup semplificato o un editor di testo online);
  • Tutte le nuove applicazioni web della Commissione europea sono protetti da strumenti realizzati con software open per l’autenticazione, che serve attualmente oltre 300 applicazioni web esistenti, più di 60.000 utenti e l’esecuzione di più di 1.000.0000 di autenticazioni su base annuale con oltre 17.000 utenti diversi al giorno;
  • Molte soluzioni aziendali si basano interamente su FOSS (come ad esempio per la gestione dei contenuti, indagini, fatturazione elettronica e e-ordini, ecc). All’interno della rete informatica della Commissione, una piattaforma di collaborazione di sviluppo basata su OSS ospita più di 770 progetti a cui accedono oltre 3.000 sviluppatori;
  • Più del 60% dei sistemi informativi sviluppati presso la Commissione sono basati su linguaggio Java ed il 100% di questi progetti di sviluppo Java includono strumenti ed estensioni open con un’applicazione di gestione aziendale facilita il trasferimento di conoscenze a tutti i team di sviluppo presso la Commissione;
  • Un browser open source è inoltre incluso nella configurazione di riferimento del desktop disponibile per tutti i PC presso la Commissione.

L’attuale strategia per gli anni 2014-2017

Negli ultimi anni la Commissione ha altresì aggiornato la propria strategia per l’uso dell’open source ponendo un accento particolare sugli appalti, sul contributo a progetti FOSS e fornendo più software sviluppati in seno alla Commissione stessa in modalità open source.

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Fonte immagine:http://ec.europa.eu/dgs/informatics/oss_tech/opensource/ossinec_en.htm

Gli obiettivi specifici della nuova strategia possono essere così brevemente riassunti:

  1. Parità di trattamento in materia di appalti
    La Commissione garantirà parità di condizione e trattamento in materia di appalti tra soluzioni proprietarie e software open source. Ciò significa che le soluzioni open source e soluzioni proprietarie saranno valutate sulla base del principio di parità ed eguaglianza;
  2. Contributo alla costruzione ed ampliamento della comunità
    I servizi della Commissione saranno sempre più orientati alla partecipazione nella comunità software open source per sviluppare gli strumenti che saranno successivamente utilizzati anche all’interno del software della Commissione;
  3. Chiarezza degli aspetti giuridici
    Al fine di consentire una facile collaborazione con le comunità open source, gli sviluppatori della Commissione potranno beneficiare di adeguate risorse di coaching e consulenza legale su come affrontare i problemi legati alla proprietà intellettuale relativi al software libero;
  4. Sviluppo e miglioramento dell’interoperabilità
    La Commissione svilupperà un prodotto software OSS con l’obiettivo di poterlo distribuire e utilizzare anche al di fuori delle strutture della Commissione stessa. Il prodotto sarà caricato sulla piattaforma Joinup e utilizzerà la Public License dell’Unione europea (EUPL). Il software prodotto dovrebbe essere interoperabile e utilizzare tutte le specifiche tecniche del FOSS;
  5. Trasparenza e comunicazione
    La strategia aggiornata sottolinea una governance migliorata, un uso crescente di open source nel settore della sicurezza ICT e l’allineamento di questa strategia con il programma ISA della CE, facilitando la modernizzazione transfrontaliera e servizi di eGovernment intersettoriali.

In conclusione possiamo quindi sostenere che malgrado lentamente si avanza in maniera inesorabile sul percorso tracciato ed infatti, i governi di alcuni Stati membri dell’Unione, hanno e stanno già implementando l’adozione di strumenti open source e di standard dei formati aperti (ODF), come ad esempio dimostrano i recenti casi nel Regno Unito, Spagna, Francia, Olanda, Germania, Croazia di cui tratteremo sicuramente nelle prossime puntate…stay tuned…

 

 

 

 

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