Intervista a Laura Bononcini, responsabile relazioni istituzionali Facebook

Laura Bononcini

Per la festa della donna ci piaceva dedicare la nostra rubrica She.Web ad una donna speciale. Così abbiamo pensato a Laura Bononcini, responsabile delle relazioni istituzionali di Facebook in Italia. Sicuramente un buon esempio al quale ispirarsi di donna in ICT. “Il mio lavoro – afferma – consiste nel rappresentare Facebook e le sue istanze davanti ad istituzioni, autorità e associazioni, ma anche nello sviluppo di iniziative in collaborazione con questi soggetti con l’obiettivo di dare loro una dimostrazione concreta dell’impatto positivo che una piattaforma come la nostra può avere sull’economia e sulla società italiana”.

Quale il tuo rapporto con la tecnologia?

Come la maggior parte di noi credo di avere un rapporto giornaliero con la tecnologia come strumento di comunicazione, sia nella vita personale che professionale: in Facebook ad esempio utilizziamo Messenger per comunicare con i colleghi, ma anche i gruppi per scambiarci informazioni e aggiornamenti sui vari temi di interesse. La regolamentazione delle nuove tecnologie e degli effetti che hanno sulla vita delle persone e delle aziende è poi il tema del quale mi occupo tutti i giorni da quando ho iniziato a lavorare, prima come consulente per aziende del settore TLC e ICT, poi come rappresentante di Google e infine di Facebook. Quello che mi appassiona di più è proprio il rapporto positivo che c’è tra mondo online e mondo offline, da tantissimi punti di vista. Non penso che si possa più parlare di Internet come di un settore a parte; le nuove tecnologie non sono più appannaggio dei cosiddetti “geek”, ma sono diventate un importante motore di crescita e di internazionalizzazione per le aziende, piccole o grandi che siano. Anche un settore come il non profit sta utilizzando sempre di più piattaforme online Facebook per dare visibilità alle proprie iniziative, raccogliere fondi e coinvolgere attivamente le persone. Il “social” sta diventando sempre più “sociale” e Internet ha effetti concreti sempre più importanti e visibili sulla vita di tutti i giorni delle persone, anche per affrontare crisi o momenti di difficoltà.

Ritieni che le donne in ambito professionale, nel settore IT, possano incontrare maggiori ostacoli rispetto agli uomini? Quale la tua esperienza in grandi multinazionali in cui hai lavorato e stai lavorando?

E’ innegabile che il settore IT sia ancora dominato dagli uomini, ma le cose stanno cambiando. Ad esempio nel 2006 il mondo delle relazioni istituzionali in ambito digitale era prevalentemente maschile, mentre oggi aziende come Facebook, Google, Microsoft o IBM hanno scelto in Italia di affidare la gestione di questa funzione a delle donne. La speranza è che questo cambio di rotta da parte delle multinazionali ICT abbia un impatto sull’intero settore IT, o meglio, sul mondo del lavoro in generale! Sia Google che Facebook hanno sostenuto il mio sviluppo professionale senza curarsi della mia età o del mio genere. In Facebook in particolare, l’impegno ad assumere persone di generi, etnie, religioni e origini sociali diverse non è solamente una questione di cultura o etica aziendale, ma anche uno strumento di produttività e di crescita. Diversità in Facebook significa riconoscere il valore che ogni singola persona, grazie alle sue competenze, alle sue esperienze e al suo carattere, può portare all’azienda. Facebook mira a sostenere il benessere di tutti noi dipendenti, non solo in ambito professionale, ma anche personale e famigliare: basti pensare all’estensione del congedo parentale retribuito a tutti i dipendenti che diventano genitori, a prescindere dal sesso o dalla località in cui si trovano.

Quale secondo te un modo per abbattere il divide di genere? E quale il ruolo dei social in questo?

Come per qualsiasi sfida, la soluzione dal mio punto di vista è non scoraggiarsi e continuare ad andare avanti, senza sacrificare la propria personalità o identità. Mi è successo molto spesso di non essere stata ascoltata o presa sul serio in ambito professionale, e di rendermi conto che questo era anche legato al mio essere donna. Cosa ho fatto? Ho cercato altri modi per trasmettere il mio messaggio, ho studiato, ho fatto di tutto per non farmi mai cogliere impreparata, ho superato alcune delle mie paure come quella di parlare in pubblico. Tutto questo cercando di rimanere fedele a me stessa, senza sacrificare la mia personalità. Nonostante il solito cliché secondo il quale la donna manager deve esssere agressiva o simigliare più all’uomo per avere successo, io sono allergica al confronto. Ho sviluppato negli anni una buona capacità di far passare i miei messaggi, anche quelli più difficili, con un sorrisoe…funziona! Un altro aspetto importante è sicuramente quello di poter condividere le proprie esperienze, ma anche i propri dubbi e paure con altre persone che si trovano in situazioni simili, o ancora di poter essere ispirate da altre persone che “ce l’hanno fatta”. Da questo punto di vista i social hanno un ruolo fondamentale: un esempio interessante è quello di Gioia Gottini e della sua “rete al femminile”, nata attraverso gruppi Facebook utilizzati dalle donne per scambiarsi esperienze e consigli, ma anche per far nascere opportunità di collaborazione e incontrarsi offline. Senza parlare dei numerosi esempi di donne imprenditrici che trovano sui social un utile megafono.

Cosa pensi della frase di Sheryl Sandberg “Fatto è meglio che perfetto”? Davvero può aiutare quando si ricoprono posizioni di leadership?

Io sono una persona molto prudente, e per natura tendo a non buttarmi su progetti il cui esito non sono sicura di saper gestire. D’altra parte tutti i successi della mia vita sono legati a scelte “azzardate”, anche se non sono mai state del tutto incoscienti! È così che interpreto questa frase di Sheryl: a volte bisogna avere il coraggio di buttarsi, sapendo che il risultato ci sarà, anche se non sarà perfetto. Poi siamo sempre in tempo per migliorare. Un’altra frase che si legge spesso sui muri degli uffici Facebook in tutto il mondo è “fail harder”: se faccio un errore o una valutazione sbagliata e fallisco, devo riconoscerlo, accettarlo, e poi cercare una soluzione alternativa. Il fallimento non è definitivo, è un passaggio che ci permette di crescere. Anche questo concetto, al cuore della nostra “cultura hacker”, è importante nella costruzione della propria leadership.

3 “donne digitali” che suggeriresti di seguire

Francamente non mi piace l’idea di dover scegliere le migliori tra le numerose “donne digitali” perché ne seguo diverse per ragioni diverse e mi sentirei di fare torto a qualcuna, senza parlare dei poveri “uomini digitali”!

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