Smart City Index 2016: il parere di Maurizio Carta

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Secondo il Rapporto Smart City Index di Ernst&Young, Bologna è la città più smart d’Italia seguita da Milano che, anche grazie ad Expo, strappa l’argento a Torino, quest’anno scesa al terzo posto della classifica. Roma perde terreno e scivola dal 4° al 9° posto.

Pessima situazione al sud d’Italia: bisogna aspettare la 32esima posizione per incontrare la prima città del meridione, Napoli. Maglia nera alla Sicilia con i principali capoluoghi che, come nel 2014, si attestano in fondo della classifica. Da notare gli 11 posti guadagnati da Cagliari, al 33° posto quest’anno, anche grazie alla informatizzazione delle scuole con l’81% delle aule connesse nella regione.

Il rapporto ha analizzato 116 città capoluogo italiane utilizzando oltre 470 indicatori e andando a classificare lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti e misurando la capacità delle città di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini.

Dallo Smart City Index emerge come le città medie mostrino le performance migliori con un trend generale che vede oltre 23 città tra il 4° e il 39° posto. Tra le piccole città brilla Mantova che si posiziona al 4° posto con un balzo dal 35° posto nel 2014, dimostrando di essere una città “SMART e vivibile”. Seppur in fondo alla classifica, le città del “benessere analogico” mostrano alta vivibilità anche in presenza di bassa diffusione delle innovazioni, tra queste Fermo nelle Marche e Lanusei, Tempio e Olbia in Sardegna.

Nonostante il panorama italiano sia ancor in ritardo rispetto alle principali città europee e mondiali, il grado di innovazione dei comuni capoluogo continua a crescere con punte di eccellenza in alcuni ambiti. Ad esempio, Pordenone supera l’80% di rifiuti raccolti e differenziati e la Puglia rappresenta la regione italiana con la maggiore produzione di energie rinnovabili.

Da notare il dato riferito al 70% dei comuni capoluogo che offre un servizio di sharing mobility e quello sulla collaborative economy che vede l’Italia 3° paese al mondo per case su AIRBNB.

Sul rapporto abbiamo raccolto il parere di Maurizio Carta, Presidente della Scuola Politecnica dell’Università di Palermo.

Leggendo con attenzione e con spirito critico i dati e le interpretazioni dello Smart City Index di Ernst&Young sulle città italiane, emerge con chiarezza la necessità di passare da una fase in cui misuriamo l’intelligenza urbana con parametri e protocolli standard ad un modello più sperimentale e contestuale che sappia interpretare una via italiana alla Smart City, sottraendoci alla ripetizione di modelli urbani elaborati in altri contesti in cui l’immissione di ICT è solo l’ultimo miglio per chiudere il circolo di una città sostenibile, di una mobilità integrata, di una efficienza energetica e di una economia circolare.

In Italia, invece, la Smart City deve essere un vero e proprio nuovo protocollo di pianificazione integrata e strategica capace di accelerare lo sviluppo di intelligenza tecnologica come fattore abilitante per il contemporaneo sviluppo di città più creatrici di valore, più ricche di intelligenza sociale e più resilienti rispetto ai cambiamenti climatici.

La città intelligente italiana, come dimostra la lettura attenta dei dati, è un propulsore dell’innovazione tecnologica, è un potente motore economico, è un efficace promotore culturale, ma soprattutto è una “Human Smart City” basata sulla creatività e l’innovazione del capitale umano, su amministratori e cittadini intelligenti e attivi, sulla modifica del metabolismo urbano.

La Smart City italiana di nuova generazione, soprattutto al Sud, richiede di facilitare la disponibilità dell’intelligenza individuale degli abitanti per aumentare l’intelligenza collettiva delle città. È quella che io chiamo Augmented City, un dispositivo spaziale/culturale/sociale/economico per migliorare la vita urbana contemporanea, individuale e collettiva, informale e istituzionale, generatrice di innovazione, produttività, qualità della vita, sostenibilità e felicità“.

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