Il 3 marzo scorso il MIUR, rappresentato dal ministro Stefania Giannini, ha siglato un accordo con TED, nella persona di Bruno Giussani, coordinatore dell’evento Global. Cosa comporterà il protocollo e perché potrebbe rappresentare una buona opportunità per i ragazzi?
Cominciamo con il precisare cos’è il TED
- Un’organizzazione no profit: prima edizione nel 1984, parte come una conferenza in cui tecnologia, intrattenimento e design convergevano, ha creato una piattaforma per le “idee che meritano di essere diffuse” – “ideas worth spreading“, toccando gli ambiti più disparati.
- Un evento globale con cadenza annuale: TED riunisce grandi pensatori e attuatori del mondo per condividere idee all’avanguardia in ogni disciplina: tecnologia, divertimento, scienza, design, discipline umanistiche, affari e sviluppo, in più di 100 lingue.
Nel tempo hanno parlato personaggi del calibro di Bill Clinton, Al Gore, Jeff Bezos (Mr. Amazon), Jane Goodall, Bono Vox, Bill Gates, Isabelle Allende, il co-fondatore di Wikipedia Jimmy Wales e i co-fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page.
I TED Talks, questo il nome dei particolari interventi tenuti dagli speaker, sono stati tradotti in più di 80 lingue (tra cui l’italiano) grazie al programma “TED Open Translation”; ogni intervento è disponibile su TED.com in lingua originale e sottotitolata.
Quali le opportunità dell’accordo MIUR-TED?
L’accordo sottoscritto ha lo scopo di mettere gli studenti italiani in condizione di presentare i propri progetti tramite un consolidato e soprattutto universale metodo di “public speaking”.
Lo strumento idoneo a raggiungere il risultato si chiama TED-Ed Club, un percorso formativo non obbligatorio che punta a insegnare ai ragazzi e alle ragazze a esprimersi correttamente in pubblico, sia in italiano che in inglese. Il modo corretto di esprimersi esalta al massimo le capacità linguistiche insegnando a esprimersi con chiarezza ed efficacia sia in ambito scolastico che professionale.
Il punto è che il metodo proposto da TED è universalmente conosciuto e accettato, così lo studente di Sidney utilizza lo stesso strumento di apprendimento di quello di Rio o di Napoli, stabilendo di fatto uno standard di comunicazione globale. In quest’ottica i nostri studenti potranno competere ad armi pari con i pari grado di tutto il mondo, almeno sul piano dell’esposizione, mentre per i contenuti non abbiamo mai avuto paura di confrontarci con gli altri, non cominceremo ora.
Tecnicamente l’accordo diverrà operativo con TEDxYouth@Bologna2016, rivolto a tutti gli studenti italiani delle scuole secondarie di 2° grado che potranno candidarsi a esporre le proprie idee attraverso un talk in 11 diverse categorie: sostenibilità, informatica, sport, scienze, musica, arte, matematica, pensiero critico, start-up/idee imprenditoriali, tecnologia, “X” (categoria libera).
Saranno selezionati 11 finalisti, in parte tramite web, in parte attraverso una giuria qualificata.
Il 12 novembre 2016 saliranno sul palco di TEDxYouth@Bologna 2016, in contemporanea con numerosi altri eventi TEDxYouth in tutto il mondo e vedremo se varrà la pena di condividere le loro idee.
In quanti conoscono TED?
Il 5 novembre dello scorso anno ho organizzato il primo TEDx in Umbria, TEDxAssisi, evento che è riuscito a coinvolgere un buon numero di persone, tanto offline, quanto online.
Il TEDx può essere considerato una versione localizzata di TED, che ne segue pedissequamente le regole e che viene organizzato intorno a un tema portante che nel caso di Assisi era #BackToSimplicity.
L’evento è stato abbondantemente promosso attraverso i canali social e web, ma ho cercato di utilizzare anche strumenti più tradizionali, quali conferenza stampa e giornali locali per far conoscere un format poco diffuso in Umbria, ma è all’Università che pensavo di trovare il mio miglior interlocutore, invece…
Ospitato all’Università per Stranieri di Perugia, ho parlato a circa 100 studenti del corso di Comunicazione pubblicitaria e alla domanda: “Qualcuno di voi conosce TED”, ho ricevuto una sola risposta affermativa, 1 su 100.
Inizialmente sono rimasto sorpreso e infastidito, trovando assurdo che un evento di tale importanza non fosse minimamente conosciuto dagli studenti, ma pensandoci bene avevano ragione loro.
Superare i limiti della rete sociale
TED è arrivato sugli schermi dei computer attraverso Youtube. Le persone, in età adulta, hanno incominciato a gradire i contenuti e hanno iniziato a condividerli con i social media a loro disposizione. Il pubblico di riferimento iniziale non era certo in età scolare e una volta iniziata la disseminazione si è avuta l’impressione che le persone che stavano in rete avesse riconosciuto TED come punto fermo dell’innovazione, ma si trattava solo di un’illusione.
La colpa è della nostra percezione dei social network: siamo convinti di far parte di reti sociali globali, quando invece le nostre cerchie di conoscenze sono assai ridotte e assolutamente divise in fasce d’età. Facilissimo verificare che tra i migliaia di contatti che abbiamo non compare quasi nessun ventenne, semplicemente perché i ventenni appartengono ad altre cerchie di conoscenza e interessi. Interessi che non si incontrano quasi mai con i nostri, TED incluso.
La mia opinione è che l’accordo tra TED e scuola porterà gli studenti a conoscenza di un grande bacino d’informazione e innovazione che tutto il mondo già possiede e lo farà attraverso il programma scolastico. Questo è secondo me il reale valore del protocollo d’intesa.
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