Come internet mi (ci) ha cambiato la vita

Ecco, allora, Internet.
Come internet mi (ci) ha cambiato la vita. È facile, eh. Serve manco che mi concentri. Voglio dire, è lampante, no? Sono qua, davanti al pc e mi hanno chiesto di scrivere un pezzo. Che spedirò un secondo dopo averlo terminato. Attraverso quella cosa fantastica che si chiama email. Avessi le credenziali di Tech non avrei nemmeno bisogno di spedirlo. Direttamente on line, scritto e pubblicato. Poi già che ci sono con un click controllo l’estratto conto in banca, e faccio un po’ di shopping. E chiamo in chat una mia amica, per spettegolare. Un whazzappino al moroso, per ricordargli la cena stasera. E finché non arriva a casa nel frattempo mi guardo in streaming una serie tv.
Un clic, trent’anni fa. È cominciato così, con un clic ed un collegamento alla “rete”. Che manco si sapeva cosa fosse o cosa sarebbe potuta diventare.
Ci ha cambiato la vita, internet? No, cambiata non rende. Non ce ne rendiamo conto, ma noi viviamo davvero nel migliore dei mondi possibili, o almeno in quello che più gli somiglia. Per secoli tutto ciò che noi facciamo d’abitudine con un clic ogni giorno è stato pura fantascienza, un lusso che nemmeno i re si potevano permettere. Siamo più potenti di Alcina e Merlino messi assieme, ci sono permesse cose che un tempo erano prerogativa degli dei. Parlare con persone distanti, leggere opere che si trovano a migliaia di chilometri da noi, lavorare dove più ci piace e quando, e soprattutto non avere più quei maledetti tempi morti in autobus, in treno, persino in bagno.
Però ecco, secondo me l’errore d’impostazione sta nell’affermazione che internet ci ha cambiato la vita. È riduttiva. Io la vita senza internet non la ricordo quasi più, e non mi ci saprei più adattare. Non è stato un cambio, è una cosa completamente nuova.
Internet non è un mezzo, è una dimensione diversa.
Ma voi ve lo ricordate cosa erano gli amici prima di internet? Erano quelli nella maggioranza dei casi che la vita ti aveva messo attorno. Quelli del tuo quartiere, della tua città. Chi ti stava vicino. Certo, potevi averne anche altrove. Ma per essere amici davvero ci vuole quella condivisione del quotidiano che prima era impossibile. Alla lunga si perdeva la confidenza. Perché con un amico vuoi condividere tutto subito, la pasta che hai mangiato a pranzo, l’incazzatura con il collega scemo. E se per raccontargliela ed avere la sua risposta in merito ci vogliono giorni o mesi, prima o poi l’amicizia si trasforma in qualcosa d’altro, simpatia a distanza, cortese indifferenza. E invece adesso c’è internet. E l’amico è lì. Anche se è dall’altra parte del mondo, vede le foto di quello che mangi, commenta in diretta quanto è scemo il tuo capo.
Io a scuola faccio fatica a spiegare ai miei alunni delle medie cos’era il mondo prima di internet. Questa cosa che per sapere le notizie dovevi per esempio aspettare il telegiornale alla sera, o il giornale alla mattina. Che per conoscere i testi delle canzoni dovevi comprare il giornalino in edicola,e per vedere il video sperare per ore che passasse in rotazione su Videomusic. Che i telefilm si vedevano quella sera lì e su quel canale che li mandava in onda e se non c’eri a casa ciccia, persa la puntata, ciao. Faccio fatica a spiegare agli universitari quanto sono scandalosamente fortunati ora, che le riviste e gli articoli scientifici si trovano ormai on line, e per fare la tesi non ti tocca prendere il treno per una biblioteca lontana, o pietire qualche fotocopia ad una segretaria scorbutica. Salto di gioia quando di notte mi viene un’idea e devo controllare un dato, o una citazione, e zacchete, prendo lo smarphone e in tre secondi è fatta.
Trent’anni fa il mondo non è semplicemente cambiato. È proprio scomparso un certo mondo, e ne è comparso uno nuovo, diverso.
Come quel giorno che si scoprì l’America, e tutti, anche quelli che non lo sapevano, entrarono in una nuova era. Un clic, e ci siamo ritrovati in un universo nuovo, con distanze fisiche e temporali annullate e riscritte, ed infinite libertà mai provate prima, ed infinite rotture di scatole risolte, anche se non ne mancheranno di nuove.
Per cui ecco, la mia vita non è “cambiata” con internet. La mia vita è ricominciata. Diversa. Mutata. Per sempre. Nel bene e nel male. Con un clic. trent’anni fa. Mentre io nemmeno lo sapevo. Perché avevo 13 anni, ero molto triste perché alcuni miei amici erano rimasti in un’altra città e non potevo più sentirli tanto spesso, e dovevo andare in edicola a comprare un giornalino con i testi delle canzoni, sperando che l’edicolante ne avesse ancora una copia, e poi dopo a casa, a sentire il tiggì della sera e non perdere l’ultimo episodio della mia serie tv.

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