Internet raccontata da Giulio Occhini, direttore di Aica

giulio occhini

“Nessuna infrastruttura come Internet in questi anni ci ha rivoluzionato la vita così tanto e in modo così rapido”. Così esordisce Giulio Occhini ripercorrendo questi 30 anni di Internet. Laurea in fisica e una vita passata a stretto contatto con l’informatica in diversi ruolo manageriali di aziende del settore come Olivetti Elettronica, General Electric, Honeywell e Bull, nel 1996 è eletto Presidente del CEPIS (Council of European Professional Informatics Societies) ed è attualmente Direttore Generale di AICA e Board Member della Fondazione europea per le certificazioni ECDL (European Computer Driving Licence) ed EUCIP (European Certification of Informatics Professionals).

“La libertà che si respira su Internet – continua Occhini – la dobbiamo alla Internet Engineering Task Force, un organismo internazionale composto da esperti e specialisti volontari che si sono spesi a favore della standardizzazione dei protocolli di comunicazione e che hanno messo a disposizione le proprie competenze a favore del progetto. Questo è stato il principio di openness, condivisione e sharing economy che sono ancora alla base di Internet. Il principio tipico dell’open source, il mettere a disposizione la propria conoscenza a favore di tutti, è quello che ha dato origine alla rete”.

Cosa buttare e cosa tenere di questi 30 anni di Internet?

Come in tutte le cose basate sull’apertura, Internet ospita il buono e il cattivo senza limitazioni. E’ pertanto possibile trovare grandi opportunità che non si immaginava neppure potessero arrivare insieme a grandi rischi e contenuti non esatti. Sta a noi difenderci dal cattivo e utilizzare nel migliore dei modi il buono che c’è. E gli utenti lo possono e lo devono fare diventando consapevoli degli strumenti che utilizzano. Una volta quando andavamo a fare ricerche in biblioteca, potevamo affidarci completamente ai contenuti che trovavamo sui libri catalogati. Oggi non possiamo più prendere tutto come buono ma dobbiamo diventare esperti navigatori e soprattutto ottimi ricercatori con grande spirito critico.

Come supportare un uso corretto della Rete?

Aiutare l’utente comune, quello meno esperto, è sicuramente una delle attività principali che abbiamo portato avanti in Aica. Quello che serve a chiunque si avvicini a Internet è, per esempio, saper valutare la credibilità di ciò che si legge. Con i ragazzi da qualche tempo organizziamo una gara di grande successo denominata Webtrotter finalizzata a premiare chi è in grado di fare ricerche intelligenti usando gli strumenti digitali. Altra cosa di cui si sente forte il bisogno è sicuramente il mettere in sicurezza le comunicazioni che non vogliamo vengano diffuse. In poche parole la cultura digitale è quello che serve ed è anche quello su cui stiamo lavorando molto, anche in accordo con il MIUR: formare ragazzi, docenti e genitori sui temi del digitale è quello che serve oggi più di tutto. La cultura si deve adeguare agli strumenti disponibili. Da questo punto di vista la legge su La buona scuola finalmente vede nell’informatica una materia trasversale. Del resto non possiamo far finta che in questi anni non sia successo niente, soprattutto di fronte ad un fenomeno così disruptive; pertanto non possiamo che adeguare conoscenze e competenze a quello che c’è oggi.

Come Aica ha vissuto la nascita di Internet e come ne ha supportato la diffusione?

Posso dire con orgoglio che Aica è stata fondata nel 1961, pertanto non solo ha assistito alla “rivoluzione Internet” ma ha saputo sopravvivere e cavalcare il cambiamento. Ritengo che l’idea di una certificazione delle competenze di base come ECDL, nata nel 1995-96, sia stata vincente. Serviva in quel momento storico qualcuno che tenesse in considerazione gli utenti non esperti, che li aiutasse ad avvicinarsi al digitale e credo che ancora oggi questa certificazione abbia un ruolo importante nella diffusione delle competenze digitali anche se si è spostato sicuramente il target verso le scuole primarie anziché quelle secondarie. Qualunque “realizzazione” o prodotto digitale debba mettere in primo piano l’esperienza utente che deve tenere conto delle sue abilità. Il mettere l’utente al centro e l’abbattere le barriere che avrebbero potuto portare a esclusione di alcuni soggetti è sicuramente uno dei meriti che Aica ha avuto in questi anni.

Internet fra 30 anni come sarà?

Internet già a breve passerà dal collegare solo uomini al collegare uomini e oggetti. L’Internet delle cose ha cambiato e cambierà molto lo scenario: migliorerà la produttività con l’Industry 4.0, probabilmente avremo delle vite più facili ma contestualmente aumenteranno i rischi. Del resto gli oggetti non hanno il buon senso degli uomini e dovranno essere programmati nei minimi dettagli affinché non si creino situazioni spiacevoli. Se devo dire però qual è la preoccupazione più grande devo ammettere che è quella per la libertà. Non sarà facile continuare a mantenere libero uno strumento che impatta in modo così significativo sull’economia. Ci saranno sicuramente tentativi di ingerenza da parte di alcuni Paesi e ci sarà la volontà di altri (già attuata per la verità in alcuni contesti) di chiudersi. Dovremo essere davvero bravi a mantenere la libertà che ha contraddistinto Internet in questi primi 30 anni.

Il miglior augurio per l’Internet che verrà è quello di mantenersi libera, con tutto il buono e il meno buono che strumenti aperti possono contenere.

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