Sardex e Umbrex: le aziende fanno circuito scambiando moneta virtuale

Circuiti di aziende, anche di medie e piccole dimensioni, che nel proprio territorio scambiano beni e servizi pagando con una moneta virtuale, ossia tramite crediti maturati reciprocamente che possono essere spesi nella rete degli associati senza scambio di denaro. Questa l’idea alla base di Sardex, startup sarda nata nel 2009 e fondata da 6 giovani “davanti al caminetto della casa di Nonna Elvira”, come racconta Nicola Pirina, attuale direttore generale. Da allora di strada ne è stata fatta tanta e Sardex si è trasformata di recente in S.p.A. con un aumento di capitale tra i più grandi mai fatti nel panorama venture in Italia di 3 milioni di euro e 6 nuovi investitori: Innogest, Invitalia Ventures, Banca Sella Holding,Fondazione di Sardegna, Nice Group e Melpart.  Oltre a Sardex molti altri circuiti regionali sono nati e si sono sviluppati. Tra gli ultimi ad essere annunciati Umbrex, gestito da Link3C, impresa femminile di cui fa parte Fabiola De Toffol e caso unico di società di gestione dei Circuiti in forma di società cooperativa.

Fabiola e Nicola ci raccontano due esperienze di circuito: quella di chi lo ha ideato e visto nascere e quella di chi con entusiasmo ha raccolto la sfida per esportare l’esperienza nel proprio territorio.

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Nicola Sardex: è un sistema economico integrato progettato per facilitare le relazioni tra i soggetti economici operanti in un dato territorio.
Fabiola Umbrex: il Circuito Umbrex.net riunisce operatori economici umbri interessati a potenziare le relazioni commerciali e rinsaldare le relazioni di fiducia.

Come è nata l’idea?

Nicola Sardex: abbiamo iniziato a pensare a Sardex.net già dalla seconda metà del 2007. E’ proprio in quel periodo che avevamo cominciato a guardare con una certa apprensione a ciò che stava accadendo oltre oceano. Il fatto che la crisi partisse proprio dal sistema finanziario ci ha portato a riflettere sulle inevitabili ricadute di quest’ultima sull’economia reale. Sapevamo infatti che sarebbe stata solo una questione di tempo e la crisi finanziaria si sarebbe presto trasformata, dapprima in una crisi del credito, poi dei consumi (e quindi della domanda) ed infine in una crisi produttiva ed occupazionale. Sapevamo pertanto che se non si fosse trovato il modo di offrire all’economia reale strumenti contro ciclici capaci di aiutare le nostre imprese a fronteggiare la crisi di liquidità e il credit crunch che di lì a poco si sarebbe generato, il nostro sistema economico sarebbe andato incontro ad una recessione difficile da arginare. Eravamo consapevoli, infatti, che si trattava principalmente di una crisi finanziaria e non di una crisi produttiva. La bolla dei mutui subprime e il crollo di Lemhan brothers, infatti, non avevano in alcun modo inficiato la capacità delle imprese di produrre valore ma avrebbero presto fatto venir meno i mezzi finanziari necessari alle imprese per produrre e veicolare gli scambi. Era pertanto necessario trovare il modo di introdurre un nuovo strumento econometrico capace di sostenere gli scambi ed al contempo di fornire alle imprese un canale di finanziamento supplementare ed aggiuntivo. Uno strumento che andasse a svolgere, almeno in parte, alcune delle funzioni che, per via della crisi, gli strumenti tradizionali avrebbero faticato a svolgere con efficacia.
Abbiamo pertanto cominciato a riflettere e ad approfondire in particolare due “concetti”: il credito e la moneta. Così, esaminando molto attentamente alcuni sistemi compensazione e moneta complementare sorti in più parti del mondo a seguito della crisi del ‘29, abbiamo individuato alcune esperienze, tra cui quella del circuito svizzero WIR (oggi WIRBANK), che potevano essere mutuate e riadattate al nuovo contesto anche grazie agli strumenti del WEB 2.0.
Oltre allo studio di queste esperienze, una delle nostre maggiori fonti di ispirazione ci venne dal lavoro di uno dei più grandi economisti del ‘900, JM Keynes che, a Bretton Woods, presentò a nome della delegazione britannica un sistema di compensazione tra nazioni legato ad una unità di conto detta Bancor. Ed è proprio nello studio della proposta keynesiana di Bretton-Woods, la creazione cioè di una moneta internazionale pensata come semplice unità di conto, che misurasse gli avanzi e i disavanzi commerciali dei Paesi, che affondano le radici teoriche i Circuiti di Credito Commerciale. Il fine ultimo del Bancor infatti era la compensazione multilaterale dei rapporti commerciali tra i vari Paesi. Sardex.net segue esattamente lo stesso principio, sostituendo alle nazioni gli operatori economici di un dato territorio legati tra loro da rapporti di scambio reciproco.
E’ pertanto a partire da queste basi, ispirandoci inoltre alle teorie economiche di Proudhon, Gesell, Polany, Fischer, Kohr e dello stesso Keynes (solo per citarne alcuni) ed alla oramai ottantennale esperienza del Circuito svizzero WIR (65000 imprese aderenti ed un giro d’affari di oltre 2 miliardi all’anno), che nel 2008 cominciammo a progettare Sardex.net, un circuito in cui le aziende dell’Isola, attraverso l’utilizzo di una valuta locale digitale, avessero la possibilità di sostenersi a vicenda, finanziandosi reciprocamente senza interessi. Creare con loro un mercato complementare e supplementare che fosse capace di affiancarsi a quello tradizionale e di controbilanciarne almeno in parte la caduta. Non un’alternativa naturalmente. Semplicemente un’opportunità in più.

Fabiola Umbrex: tanti anni fa ho progettato a Perugia la prima iniziativa di Banca del Tempo: troppo presto e troppo calata dall’alto. Però ho iniziato a constatare quanto fosse utile agli abitanti di un territorio scambiare ciò che si ha a disposizione e ciò che si sa fare, ed è subito emersa la necessità di servizi professionali che aiutassero anche gli imprenditori. Poi una coincidenza professionale ha incrociato me, ricercatori dell’Università di Rotterdam, un progetto Interreg sulle monete di comunità, Franco Contu di Sardex, e gli altri due soci fondatori di Umbrex, Anna Pasquino e Giovanni Cutini. Ed eccoci qui.

Come si è sviluppata l’idea iniziale?

Nicola Sardex: siamo partiti poco più di 5 anni fa con l’idea di metterci al servizio del nostro territorio e delle nostre comunità, con l’ambizione di creare qualcosa che fosse parte della soluzione e non del problema. Oggi, a distanza di cinque anni, vedere cosa siamo riusciti a costruire grazie all’aiuto delle imprese è per noi motivo di grande soddisfazione. E, anche se siamo solo all’inizio di questa splendida avventura, vedere che quanto è stato realizzato in Sardegna è divenuto caso di studio e un esempio virtuoso seguito in tutto il mondo, oltre che un modello replicato con successo in altre 9 regioni Italiani, non può che farci ben sperare per il futuro. Poi, come ripetiamo spesso, sky is the limit e gli sviluppi non si fermano mai; per questo nella nuova configurazione è nato ufficialmente anche il SardexLab, proprio con la mission di continuare ad elaborare e sperimentare soluzioni sempre più efficaci ai bisogni delle nostri territori e delle nostre comunità.

Quanti i soggetti che hanno aderito?

Nicola Sardex: attualmente hanno aderito al Circuito Sardex oltre 3200 imprese di ogni dimensione che hanno veicolato lo scorso hanno un volume di transazioni superiore ai 50 milioni di Sardex (1 Sardex=1 Euro). Complessivamente in Italia abbiamo oltre 7000 aderenti ed il numero cresce costantemente di mese in mese.

Fabiola Umbrex: in Umbria il Circuito è attivo da qualche settimana ed abbiamo i primi iscritti: stiamo incontrando tanti imprenditori curiosi delle opportunità che il Circuito offre e desiderosi di sperimentare un modello di business innovativo. Sono persone attente alle questioni etiche e, soprattutto, disponibili a condividere con noi la sfida di essere tra i primi a partecipare a un circuito di credito reciproco capace di potenziare le relazioni commerciali e rinsaldare le relazioni di fiducia. Contiamo su di loro per raggiungere quota 300 iscritti entro l’anno.

Quali le opportunità per le aziende?

Nicola Sardex: il Circuito offre alle imprese e ai professionisti aderenti la possibilità di finanziarsi reciprocamente senza interessi trasformando la loro capacità produttiva inespressa in liquidità supplementare utile a sostenere parte delle proprie spese correnti, operare investimenti e, tramite l’apertura di conti personali, effettuare parte delle proprie spese personali. Lo scopo del circuito è pertanto quello di riconnettere le imprese del territorio, erogare servizi di promozione ad alto valore aggiunto e fornire alle PMI ed ai professionisti dell’Isola strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari a quelli tradizionali. In realtà credo che il Circuito rappresenti già oggi molto di più. Con l’ingresso nella rete dei lavoratori e dei collaboratori delle imprese aderenti, unitamente a quello delle associazioni operanti nel terzo settore, il Circuito si è arricchito non solo in termini di possibilità ed opportunità ma anche e soprattutto in termini di radicamento e sostegno al territorio mostrando una grande capacità di generare coesione e impatto sociale. Come è evidente dall’analisi dei dati del 2013, che evidenziano una crescita del 450% del numero di operazioni effettuate (con un aumento esponenziale delle piccole operazioni), il rapporto degli aderenti con lo strumento è diventato quotidiano ed abbraccia qualsiasi ambito della vita di tutti i giorni (dalla spesa alimentare, allo svago, fino ad arrivare alle donazioni). Attraverso queste semplici azioni, la partecipazione al circuito, oltre a rappresentare un’occasione di risparmio economico è diventata per ognuno dei partecipanti anche un modo di accrescere la propria partecipazione alla vita comunitaria ed al contempo di rafforzare i rapporti fiduciari all’interno della stessa. Sardex.net dal mio punto di vista è pertanto un modo nuovo di ripensare l’economia e le comunità locali: interconnesse, collaborative e sostenuta dalla forza del gruppo e dalla fiducia reciproca. In un orizzonte in cui spesso la moneta è motivo di divisione e frattura tra le persone, la “moneta” comunitaria interna al Circuito rappresenta invece un elemento di coesione e di unione.

Fabiola Umbrex: anche l’Umbria sta soffrendo le crisi che interessano molte regioni d’Italia e d’Europa: quella economica ha avuto ripercussioni particolarmente negative, in quanto la recessione si è abbattuta su un tessuto economico già indebolito, con un aumento dei casi di indigenza ed inevitabili ripercussioni sociali. Lo scenario continua a rimanere incerto, e a fine 2015 mostra più di 95.000 aziende registrate, di cui l’85% sono attive e caratterizzate dal dinamismo di nuove figure imprenditoriali; ad esempio le imprese al femminile rappresentano il 42,7 % del mercato dei servizi ed il 33% dei settori turismo ed agricoltura. Come si può immaginare le strategie di sopravvivenza messe in atto dalle imprese hanno attivato comportamenti individuali che rischiano di distruggere e lacerare legami, portando alla separazione tra i vari attori dell’economia. Ma solo la ricostituzione dei legami di fiducia può fa emergere nuove polarità di crescita, permettendo alle dinamiche di cambiamento, in questo periodo stressate dalla crisi, di accompagnare gli attori economici, in primis le imprese, nell’esplorazione di sentieri strategici fondati su nuove connessioni che facciano superare vecchi schemi, talvolta fondati su paure, protezionismi e conservatorismi. Il Circuito Umbrex.net può diventare catalizzatore di nuove alleanze e diventare terreno di gioco cooperativo tra attori economici disposti ad andare oltre la crisi. Noi vogliamo provarci, e insieme ce la possiamo fare.

Quale la regione che ha meglio recepito da guardare con attenzione?

Nicola Sardex: diciamo che quasi tutti i territori hanno recepito con grande entusiasmo il progetto. Ognuno dei Circuiti regionali sta registrando dei buoni ritmi di crescita, tuttavia essendo partiti tutti in momenti diversi e per altro tutti piuttosto di recente forse è ancora troppo presto per esprimersi. Quello che possiamo dire con certezza è che alcuni dei più anziani (poco meno di due anni) come Tibex e Marchex hanno già tagliato traguardi importanti superando già ai primi di quest’anno i 2 milioni di transato e associando numerose imprese di leader nel territorio.

Un caso di successo che fa capire l’importanza di Sardex e Umbrex

Nicola Sardex: dal nostro punto di vista, ogni storia aziendale all’interno del circuito è già di per sé una storia di successo. Ogni impresa, chi più chi meno, ha già avuto modo di vivere ed interiorizzare i valori e i vantaggi che caratterizzano la vita dentro i circuiti. Nominarne solo una sarebbe ingiusto nei confronti di tutte le altre che giorno dopo giorno hanno fatto di Sardex e dei Circuiti di Credito commerciale quello che sono oggi, rendendo questo sogno possibile. Per farsene un’idea basta seguire Innovas, il nostro magazine online, dove è possibile leggere e visionare centinaia di interviste e testimonianze delle nostre imprese che raccontano di fiducia, reciprocità, relazioni non solo economiche ma anche e sopratutto umane. Il Circuito per la maggior parte di loro non è stato solo un modo di incrementare il fatturato, di acquisire nuovi clienti e di risparmiare liquidità ma anche un luogo in cui costruire, progettare e prepararsi ad affrontare insieme le sfide che il domani ci riserva con un sguardo positivo verso il futuro. Il Circuito, con le sue regole ed i suoi valori, è divenuto parte integrante delle loro vite e del loro modo di concepire l’economia e le relazioni, una “famiglia” come ripetono spesso. E questo forse è il successo più grande.

Fabiola Umbrex: il successo di Sardex e dei ciruiti regionali come il Circuito Umbrex.net è dimostrato dal numero delle aziende che stanno scegliendo di operare all’interno dei mercati locali, complementari, ed etici. L’importanza dei nostri Circuiti di Credito Commerciale (CCC) sta nella risposta che sono in grado di dare ai bisogni degli operatori economici: le aziende hanno bisogno di liquidità e soffrono la crisi finanziaria profonda che ha dato origine a situazioni in cui il denaro non è speso e i debiti non vengono saldati. Hanno difficoltà (a volte impossibilità) di ricorso al credito e in tal modo vengono bloccati gli scambi commerciali ed impedita la circolazione di beni e servizi disponibili, mentre ritardi nei pagamenti e costi della manodopera inibiscono la realizzazione di investimenti ed ostacolano gli approvvigionamenti; non da ultimo, desiderano cogliere l’opportunità di promuovere il loro potenziale inespresso in termini di produzione aggiuntiva, invenduto in magazzino, ore-lavoro a disposizione. Il CCC risponde a tali bisogni attivando servizi che permettono alle aziende aderenti di finanziarsi reciprocamente a tasso zero, mantenendo ricchezza sul territorio e rendendo competitive le imprese e le produzioni locali. Inoltre tramite i Circuiti possono essere intercettati e soddisfatti nuovi bisogni di socialità, solidarietà e fiducia reciproca, sempre più determinanti nella costruzione del capitale sociale necessario alla evoluzione delle relazioni economiche in senso solidale e sostenibile.

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