Whatsapp approda su (non tutti) i desktop

Di Whatsapp si fa sempre un gran parlare: è normale, avendo superato il miliardo di utenti attivi mensili. Molto spesso si va a finire sul confronto con Telegram: anche questo è normale, soprattutto in Italia, terra di dualismi esasperati almeno dai tempi di Coppi e Bartali.

Da qualche tempo Whatsapp, che prima era venduta con canone annuale, viene distribuita con licenza gratuita, sebbene NON sia un software open source (per il semplice fatto che il suo codice sorgente è vietato toccarlo e anche solo leggerlo). Telegram, invece, fin dalla sua nascita nel 2013 è software libero distribuito con licenza GNU/GPL: il suo codice si può leggere, toccare, copiare, modificare, ridistribuire allo stesso modo.

Sebbene la gratuità di Whatsapp sia stata vista da molti sostenitori del software libero come una sventura che avrebbe ucciso Telegram, credo che in realtà sia stato un vantaggio. Infatti prima molte discussioni naufragavano nell’assunto per cui Whatsapp, essendo a pagamento, era “sicuramente” migliore, più “professionale” e sicura. È incredibile considerare il modello di business di un software come un elemento tecnico che la renda automaticamente migliore o peggiore, ma tant’è. Oggi finalmente possiamo confrontare le funzioni e le prestazioni di Whatsapp e Telegram a parità di prezzo, e questo è generalmente un vantaggio per Telegram: infatti oggi le discussioni vengono ben presto spostate dai sostenitori di Whatsapp sul versante della sicurezza per farle naufragare nell’assunto per cui, siccome il software lato server è proprietario per entrambi, dal punto di vista della sicurezza sono “almeno” pari. Un gran passo avanti, no?

All’inizio dell’anno sul suo blog ufficiale Whatsapp aveva annunciato la versione web del suo client, con cui “per la prima volta, milioni di voi avranno la possibilità di usare WhatsApp sul proprio browser”. Gli utenti Telegram già ce l’avevano da due anni, ma pazienza, l’importante è arrivarci. Resta comunque un interrogativo: l’utente Whatsapp troverà normale che se Whatsapp non è attivo sul suo smartphone, perché magari è spento o non c’è campo, Whatsapp web non funziona? L’utente Telegram no, perché la sua versione web funziona a prescindere, e tutte le sue conversazioni sono sincronizzate alla prima occasione.

Qualche giorno fa il blog ufficiale di Whatsapp ha annunciato il rilascio della versione per computer della sua applicazione di messaggistica, “un nuovo (!) modo per rimanere in contatto sempre e ovunque – sul telefono o sul computer, a casa o al lavoro”. Nuovo per i suoi utenti, naturalmente, perché quelli di Telegram hanno la loro versione desktop da almeno un paio d’anni, stando alle statistiche di Github.

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Siamo subito andati sulla pagina dei download per scaricare la versione del programma per il nostro sistema operativo, ma non l’abbiamo trovata, perché… non c’è. Esistono versioni per Mac OS X (10.9 e successive) e per Microsoft Windows (8 e successive, sia 32 che 64 bit), ma non per sistemi operativi GNU/Linux. Evidentemente c’è una parte di quel miliardo di utenti che viene considerata non sufficientemente numerosa da meritare eventuali sforzi di sviluppo dell’applicazione per il loro sistema operativo. E non c’è niente da fare: trattandosi di software proprietario, nessuno tranne i proprietari potranno mettere mano al codice per averne una.

Fortunatamente la parte dei 100 milioni di utenti Telegram che usa sistemi operativi Linux sui propri PC è invece considerata degna di avere una versione desktop del programma. La versione desktop di Telegram, che è anch’essa software libero rilasciato con licenza GPL v.3, esiste infatti più o meno da quando esiste Telegram stesso, ed esiste per Windows (anche in versione portable, che non richiede installazione ma può essere usata così com’è), per Mac OS (non è specificata la versione e non posso verificare se funziona a prescindere) e per Linux sia nella versione 32 bit che 64 bit.

Dunque, tra le molte ragioni per amare Telegram, ne abbiamo una in più: il rispetto e la considerazione per l’utente, chiunque esso sia.

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