La trasformazione del mercato del settore geospaziale: l’Italia si attrezza

Questo post Where is the money in geospatial industry?, dedicato alle trasformazioni del geospatial sector, fornisce a mio parere – anche ai non addetti ai lavori – un’istantanea del mercato globale dei dati geospaziali e dei relativi servizi assai utile, come premessa, per illustrare due recenti iniziative che riguardano la realtà italiana, in tema di governance del settore geospaziale e competenze geo-digitali.

L’autore di questo articolo, vicedirettore di Geospatial Media & Communications, sfruttando anche numerosi spunti raccolti intervistando diversi attori del settore – e non solo – argomenta i motivi per cui, paradossalmente, mentre le stime sul valore economico globale di questo mercato sono sorprendenti, le società “tradizionali” del settore conseguono invece in questi ultimi anni profitti ridotti e risultati decrescenti.

Il quadro che se ne ricava conferma che il settore geospaziale è tutt’altro che in crisi e offre opportunità di sviluppo come mai accaduto in passato.

Certamente è in atto una trasformazione, prima di tutto indotta dalla realtà della Rete, dalla possibilità di sfruttamento di tecnologie innovative e di una quantità di contenuti impressionante. Questi fattori hanno attirato nuovi attori: sia grandi player dell’ICT, sia imprese del settore automobilistico, civile, delle utility, della finanza, società di consulenza, sia, ancora, moltitudini di start-up che s’inseriscono in questo mercato con aggressività, utilizzando le tecnologie geospaziali come componente per applicazioni consumer-centric.

Le linee di demarcazione tra geo e non-geo ICT  “are fast getting blurred”. Confini resi ancora più sfumati per effetto dei cambiamenti di paradigma riscontrabili per tutti i settori verticali dell’IT: soluzioni cloud based e interoperabili aperte, nuovi modelli di business (dati, piattaforme, servizi e software “as a Service”) in un contesto di continue operazioni di riposizionamento delle aziende geospaziali -attraverso sia acquisizioni d’imprese, sia di partnership– per offrire ciò che il mercato richiede.

In sostanza, l’utilizzo dell’informazione geografica è ormai talmente diffusa e consueta (come lo spazzolino da denti! [cit. di Google]) e la platea di attori industriali coinvolti si sta ampliando così rapidamente che non è possibile seguire e misurare adeguatamente tale exploit del settore geospaziale. Questo spiega l’apparente anomalia tra il trend di crescita del mercato e le difficoltà delle imprese del comparto.

Come in tutte le congiunture analoghe che la storia ricordi, anche per questa, l’esortazione è “Trasformarsi o soccombere”: ed è, in conclusione, l’incoraggiamento che viene indirizzato alle aziende “tradizionali” del settore geospaziale.

E non stupisce, come sottolinea l’esperto, “che la maggior parte dei Paesi sviluppati e dei governi lungimiranti si stiano trasformando in geo-evangelisti, incoraggiando la diffusione delle tecnologie geospaziali nei processi di lavoro”.

In generale, come ha rilevato recentemente la commissione di esperti dell’ONU riferendosi alla situazione del settore geospaziale a livello di Stati membri, gli organismi per l’informazione geografica nazionali devono affrontare nei rispettivi Paesi “la (mancanza di) una politica di sensibilizzazione relativa al cambiamento paradigmatico nella gestione delle informazioni geospaziali, da strumento impiegato semplicemente per produrre e visualizzare una mappa ad una soluzione di supporto alle decisioni basata su elementi affidabili, grazie alla sua capacità di integrare e analizzare dati geografici multi-scala e multi-tematici, statistiche e altri dati e informazioni al fine di fornire chiare indicazioni operative”.

A mio parere, anche in Italia stiamo imboccando questa strada e – occorre sottolinearlo – proprio all’interno del programma dell’Agenda Digitale.

Tale consapevolezza è emersa in occasione della conferenza nazionale “Il ruolo dell’informazione geografica nel contesto dell’agenda digitale: sfide, opportunità e nuove policy”, tenutasi a maggio a Roma. All’iniziativa, promossa dall’Agenzia per l’Italia Digitale, sono state invitate le istituzioni pubbliche interessate per avviare il dialogo riguardante l’individuazione di “nuove policy in materia di utilizzazione dei dati geografici e produzione di servizi, accogliendo le sfide e le opportunità offerte dall’Agenda Digitale, sistematizzando forme di governance e strumenti adatti allo scopo”.

Nel suo intervento a conclusione della conferenza l’on. Paolo Coppola, consigliere politico per l’innovazione del Ministro per la PA e membro del Comitato di indirizzo di AgID, ha sostenuto che il Piano triennale di attuazione dell’Agenda Digitale (le cui linee guida sono state presentate dal direttore AgID, Antonio Samaritani, a Forum PA 2016) impone per questo settore la necessità di coordinare in maniera unitaria e coerente la programmazione e gli investimenti di settore. Sostenuto da tale autorevole indirizzo, nel prossimo futuro sarà costituito un gruppo di lavoro a cui parteciperanno le istituzioni interessate. Il principale compito di questo tavolo, coordinato dall’Agenzia, sarà la definizione di uno schema di governance complessiva del settore, a cui sarà associata la proposta della roadmap per la sua implementazione.

Ipotizzo che tale schema di governance sarà definito, in analogia con quello indicato per realizzare l’evoluzione del Sistema Informativo della PA, secondo il modello strategico adottato a gennaio scorso da AgID.

Riprendendo quindi i criteri adottati per il Sistema Informativo della PA, anche la Spatial Data Infrascruture nazionale poggerà su un sistema di governance multiscala, avendo:

  • stabilito, attraverso processi cooperativi, le regole e gli standard condivisi
  • riconosciuto ad AgID il ruolo di coordinamento del Geographic Information Management nazionale
  • condiviso, in armonia con lo sviluppo del modello strategico del Sistema Informativo della PA, l’approccio abilitante centralizzato attraverso il modello delle API e la decentralizzazione della realizzazione dei servizi, anche con il contributo dei privati
  • provveduto, infine, a realizzare interfacce utente con un elevato grado di usabilità, di semplificazione e di integrazione dei servizi.

Immagino che la nuova governance del settore geospaziale  pubblico  dia impulso alla creazione di una Spatial Data Infrastructure (SDI) nazionale fortemente user-centric, basata su un’architettura di SDI federate multiscala (locali, territoriali, tematiche…), sviluppata attraverso iniziative pubblico-privato, comprendendo modalità partecipative (crowd-sourcingVolunteered Geographic Information, Web 2.0).

Verrà così soddisfatta la prima condizione per acquisire il requisito di società spatially enabled: creare una infrastruttura favorevole per la condivisione e l’utilizzo delle informazioni geospaziali, considerate un bene comune e rese disponibili per stimolare l’innovazione.

Tale primo presupposto non può essere sufficiente. E’ altrettanto indispensabile che tutti i membri della collettività siano posti in grado di fruire dei dati geografici, avendo anche la possibilità di acquisire un’istruzione adeguata, cioè occorre che siano spatially liberate. Questo obiettivo viene perseguito nell’ambito nel Piano Nazionale “Cultura Digitale”.

Il prossimo 17 giugno si terrà la prima riunione del Gruppo di Lavoro UNINFOProfili professionali relativi all’informazione geografica“. A questo tavolo, richiesto  formalmente da AgID, parteciperanno Stati Generali dell’Innovazione, AMFM GIS Italia e altri soggetti, già soci UNINFO o presenti, lo scorso primo marzo, al Kick off Meeting dell’iniziativa.

L’istituzione di questo Gruppo di Lavoro fa seguito alla proposta, elaborata dalle citate associazioni e da altri stakeholder del settore, di una nuova figura professionale: il Geographic Information Manager (noto come GIM). Compito fondamentale del GIM è favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network di una organizzazione, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati geografici (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

L’idea originale del GIM è stata elaborata con riferimento agli organismi d’indirizzo dei processi “Smart City“, che possono essere considerati l’ambito di intervento più articolato, ma anche più complesso per questa nuova figura professionale.

Tale contesto può essere preso come riferimento per affrontare il primo compito del Gruppo di Lavoro, che riguarda proprio l’individuazione e la definizione – a partire dal GIM – delle principali figure professionali relative all’informazione geografica.

In questa fase con approccio olistico si dovranno tenere presente in primo luogo le dimensioni dello “spazio” – tecnologico, disciplinare e orientato alle applicazioni, organizzativo – in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica.

Inoltre, dovranno essere considerate le istanze rispetto all’alfabetizzazione geo-digitale diffusa e articolata con la quale, va ricordato, si vuole intendere non soltanto la conoscenza di base delle tecnologie delle geo-ICT: essa considera soprattutto l’acquisizione di una conoscenza consapevole dell’uso delle stesse nel lavoro e nella vita quotidiana. Valori alla base del paradigma dello spatial enablement.

I promotori della proposta del GIM ritengono utile raccogliere dalla comunità geomatica in Rete indicazioni sulle figure professionali che il Gruppo di Lavoro UNINFO dovrebbe prendere in considerazione, oltre al GIM, e in generale, suggerimenti in tema di professioni della Geographic Information. Il questionario è a disposizione di chiuque vorrà compilarlo per dare un contributo e rimanere in contatto con la comunità in Rete per seguire la nascita di queste nuove professioni.

Gli esperti avranno modo di approfondire prossimamente i temi riguardanti le competenze geo-digitali, nell’ambito della Conferenza annuale AMFM GIS Italia e il workshop italiano del Progetto Europeo Geographic Information: Need to Know (GI-N2K), in programma presso l’Università di Salerno, rispettivamente il 9 e 10 giugno pv.

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Sergio Farruggia (1954) è laureato in Fisica ed è consulente Geo-ICT, settore tra i più affascinanti della nascente Società della Conoscenza, poiché -per la vastità delle tecnologie utilizzate, dei saperi coinvolti, dei campi di applicazione interessati- richiede naturalmente di essere nodo di reti, collaborare, apprendere, innovare, essere partecipe del cambiamento della nostra società. Collabora a progetti nazionali ed europei inerenti l’Informazione Geografica e partecipa attivamente alla vita di associazioni del settore: membro dei consigli direttivi di Stati Generali dell’Innovazione e di AM/FM GIS Italia; ha fatto parte del consiglio scientifico della Federazione ASITA dal 2007 al 2015. Collabora al geoblog TANTO.

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