Big Data: maggiori profitti se c’è qualità e governance dei dati

I Big Data possono cambiare i paradigmi di produzione delle informazioni all’interno delle aziende e, conseguentemente, rappresentare una grande opportunità. Affinché questo avvenga è, però, necessario trovare il modo migliore per gestire queste nuove basi di dati.

A questo proposito il recente studio The Big Data Payoff: Turning Big Data into Business Value condotto da Informatica e Capgemini rivela che le aziende che meglio si muovono verso questa nuova sfida sono quelle con una governance più strutturata, un approccio rigoroso di implementazione e una leadership direttamente coinvolta nel progetto.

La ricerca, effettuata su oltre 200 Senior Executive responsabili di IT e Data Management, rivela che meno del 27% dei progetti inerenti i Big Data risulta essere redditizio, mentre la maggior parte delle aziende deve ancora compiere un lavoro significativo prima di ottenere il massimo dall’investimento. Inoltre, i progetti che progrediscono in maniera più produttiva sembrano essere quelli gestiti dai COO. Le aziende che ricavano maggiori profitti dalle iniziative Big Data sono quelle aventi una più efficiente gestione della qualità e della governance dei dati e maggiormente capaci di applicare gli standard organizzativi:

  • tre quarti delle aziende (75%) che ricavano profitto affermano di aver compiuto progressi eccellenti o molto buoni nel miglioramento della qualità e della governance dei dati rispetto a una media complessiva del 50%;
  • un ulteriore 75% ha registrato performance eccellenti o molto buone nell’area della standardizzazione e del miglioramento dell’uniformità all’interno dell’organizzazione, contro una media complessiva del 47%.

“I risultati mostrano una correlazione diretta tra il ricorso alla qualità dei dati e a pratiche di governance da una parte e redditività dei risultati dei progetti Big Data dall’altra. – dichiara Amit Walia, Executive Vice President e Chief Product Officer di Informatica Conseguire valore di business in modo ripetuto e sostenibile richiede la focalizzazione degli investimenti sui tre pilastri del Data Management: integrazione dei Big Data, qualità e governance dei Big Data, sicurezza dei Big Data”.

La maggior parte dei progetti Big Data è ancora in pareggio o in perdita e la maggior parte delle aziende non è ancora insight-driven. È chiaro che, in un simile contesto, le aziende dovrebbero assicurare la sponsorizzazione e la leadership delle iniziative Big Data a livello Executive e cominciare a muoversi verso una cultura Data-Driven dinamica in grado di coinvolgere fin dalle primissime fasi Executive e dipendenti nello sviluppo, nell’utilizzo e nel miglioramento delle soluzioni Big Data. Qualsiasi alternativa a livello inferiore, infatti, non è sufficiente per promuovere un cambiamento duraturo. Inoltre è necessario estendere le architetture informative esistenti modernizzando i sistemi di data warehousing, integrando così le nuove tecnologie, e creare un framework collaborativo per la Data Governance che consenta l’agilità organizzativa introducendo, nel contempo, sicurezza e qualità dei dati.

Alcuni risultati dello studio

  • più di metà di tutti gli intervistati (55%) afferma di avere in corso progetti Big Data a livello enterprise o dipartimentale
  • il 49% degli intervistati che hanno evidenziato livelli alti di adesione da parte degli Executive ha ottenuto iniziative Big Data redditizie, contro il 6% che non gode di supporto a livello Executive
  • i tre vantaggi più comuni delle strategie Big Data sono: miglioramenti dei processi decisionali (37%), collaborazione e condivisione delle informazioni (34%), produttività (33%)
  • tra le aziende che riportano progetti redditizi, il primo vantaggio (51%) riguarda il miglioramento della customer satisfaction e della customer retention
  • in generale, i vincoli di budget (44%) e l’integrazione (35%) sono gli elementi evidenziati come sfide cruciali da risolvere prima di diventare organizzazioni insight-driven
  • mentre solo il 27% delle iniziative Big Data è redditizio, il 45% afferma di raggiungere il break-even e il 12% registra una perdita di denaro (per il 12% è ancora troppo presto per esprimere un giudizio)
  • esiste una marcata scissione tra Stati Uniti ed Europa in termini di business ownership: è, infatti, controllato dai CIO il 39% dei progetti statunitensi contro il 64% registrato nelle aziende europee
  • l’esecuzione della strategia ricade più frequentemente nelle mani dei data specialist (30%) e talvolta del management IT (28%) o dei Database Architect (21%).

“Lo studio offre una fotografia delle aziende che stanno ottenendo un impatto di business positivo dagli investimenti sui Big Data. Le realtà che ricavano più vantaggi sono quelle che ne assegnano la gestione alle funzioni di business, elemento che si traduce in una marcia in più in termini di performance – dichiara Massimo Ippoliti, Innovation Practice Leader di Capgemini Italia Il terreno dove si gioca la partita riguarda chiaramente la leadership delle iniziative, come abbiamo già visto in ambito Digital Transformation. Lo studio suggerisce, tuttavia, che molte aziende hanno ancora molta strada da percorrere prima di diventare insight-driven e che le sfide principali per rendere completamente operativi i Big Data risiedono nei vincoli di budget e nell’integrazione”.

(Foto di lucky_sunCC BY-SA 2.0)

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