Poche competenze finanziarie? Ecco due nuove proposte di legge

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Nell’ultimo sondaggio S&P Global FinLit Survey, condotto dalla società statunitense Standard & Poor’s su 150 mila adulti di 140 Paesi, emerge che solo il 37% degli intervistati italiani ha dimostrano di possedere solide competenze finanziarie. Una percentuale molto bassa rispetto al 52% della media europea, dove Danimarca, Germania, Olanda e Svezia eccellono con il loro 65%.

Risultato più o meno simile era quello già emerso da una diversa indagine, quella di PISA 2012, il primo studio internazionale sull’alfabetizzazione finanziaria che coinvolse le economie dell’OCSE. L’obiettivo era di indagare sulle conoscenze finanziarie acquisite a scuola e all’esterno della scuola dagli studenti quindicenni che erano quasi giunti al termine della scuola dell’obbligo. Secondo lo studio gli studenti italiani avevano conseguito un punteggio medio pari a 466, rispetto alla media totale OCSE che raggiungeva un valore pari a 500. L’Italia si collocava così alla 16a e 17a posizione rispetto all’insieme dei 18 Paesi ed economie partecipanti.

Ma nello scenario attuale “Il mondo è iper-connesso, tutto è in sharing, tutto è in real-time, on-demand, ci sentiamo grandi grazie a piccoli oggetti nelle nostre tasche, smartphone, su cui esistono soluzioni mobile ai nostri problemi, anche in ambito finanziario. Dobbiamo tutti essere orgogliosi del progresso che direttamente o indirettamente abbiamo contribuito a creare.” come afferma Maurizio Pimpinella, Presidente dell’Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica, in occasione del Seminario Istituzionale sulle tematiche relative all’Educazione Finanziaria.

Ogni individuo è sempre più abituato a sfruttare i digital device per effettuare acquisti online e per accedere al proprio conto bancario; il mercato si sta evolvendo e i grandi colossi come Samsung, Google, PayPal, Apple stanno sfruttando l’enorme mole di dati a loro disposizione per studiare il comportamento di acquisto dei propri consumatori; d’altra parte le banche sempre più si impegnano per offrire nuovi servizi digitali per soddisfare le esigenze degli acquirenti nel loro poco tempo a disposizione.

È così che “Non si può parlare di cambiamenti senza lasciarsi travolgere dagli stessi”, afferma Pimpinella.

Come far fronte al gap di competenze finanziarie?

Nella prima metà del 2016 il Governo ha lavorato per strutturare una strategia nazionale volta a promuove e incentivare l’educazione finanziaria sul territorio, contribuendo con la redazione di specifiche linee guida e con l’attuazione delle necessarie misure organizzative da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ad inizio marzo 2016 sono state presentate alla Camera dei Deputati due proposte di legge nel tentativo di offrire nuove disposizioni volte alla sensibilizzazione e la promozione dell’educazione finanziaria su scala nazionale. Entrambe evidenziano la necessità di istituire un organo responsabile della valutazione ed implementazione delle attività in tema di educazione finanziaria e risparmio privato volte ad accrescere la consapevolezza dei cittadini nella gestione dei propri risparmi.

Nella prima proposta di legge (3662) si propone di istituire un “Comitato” che si limiti alle funzioni di programmazione e coordinamento dei corsi di formazione e servizi di consulenza messi a disposizione su tutto il territorio nazionale, e successivamente alla funzione di verifica delle opere messe in atto.

Inoltre è previsto che il Comitato non richieda oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica se non quello di un investimento iniziale di 20 milioni e un successivo di 10 milioni di euro, quest’ultimo per far fronte ai costi di gestione, a valere del fondo per il finanziamento di esigenze indifferibili secondo quanto emanato dalla legge n.190 del 23 dicembre 2014.

I progetti di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale verrebbero finanziati attraverso la stipulazione di precisi accordi con le società finanziarie, le quali investirebbero annualmente una somma pari al 5% delle spese effettuate per pubblicizzare la propria attività svolta nel settore finanziario.

La seconda proposta di legge (3666) prevede l’istituzione di un organo simile al “Money Advice Service”, l’organismo inglese indipendente dal Governo che offre servizi di supporto e di educazione finanziaria al cittadino attraverso l’impiego di una piattaforma online. Nel caso dell’Italia però non è prevista alcuna piattaforma online, ma solo un sito internet attraverso il quale verranno pubblicati contenuti volti alla divulgazione della conoscenza.

Dal punto di vista dei finanziamenti necessari al sostentamento delle attività operative svolte dalla cosiddetta “Agenzia finanziaria”, la proposta di legge prevede che verrà presentato annualmente un fabbisogno finanziario, secondo i termini stabiliti dal meccanismo di contribuzione annuale previsto per il sovvenzionamento della CONSOB (articolo 40 della legge 23 dicembre 1994, n. 724).

Entrambi gli organismi, pensati dagli autori delle due proposte di legge, mirano a individuare gli obiettivi e declinare le specifiche attività operative da mettere in atto per far fronte al gap di conoscenze in materia di gestione del risparmio e di finanza assicurativa e previdenziale. Oltre che favorire la collaborazione tra enti pubblici e privati, l’obiettivo è incentivare convenzioni senza scopo di lucro con associazioni e partner intenti a realizzare interventi di sensibilizzazione sui temi della finanza.

Si tratta di due strategie per risolvere il problema dell’educazione finanziaria, che l’OCSE definisce come “quel processo attraverso il quale i consumatori/investitori finanziari migliorano le loro capacità di comprensione dei prodotti e concetti finanziari e, attraverso l’informazione, l’istruzione e/o consulenza oggettiva, sviluppano le competenze e la possibilità di divenire più consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, di fare scelte consapevoli, di sapere dove andare per chiedere assistenza e di intraprendere ulteriori azioni concrete per migliorare il proprio benessere finanziario”.

Soprattutto un adeguato livello di alfabetizzazione finanziaria è un valido strumento per garantire da una parte la competitività e la capacità di innovazione del sistema economico, e dall’altra la solidità di un rapporto di fiducia tra consumatori e azionisti finanziari.

“Le due figure ‘consumatori e azionisti finanziari’ – conclude Maurizio Pimpinellahanno un tratto in comune: l’essere stati giovani e l’essere andati a scuola. Per questo motivo, a parer mio, la formazione in ambito finanziario va iniziata quanto prima nel percorso formativo di un individuo”.

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