La #brexit coinvolge anche la Digital Health?

Brexit è il tema del momento con innumerevoli prese di posizione, opinioni, articoli. In questi giorni una della maggiori organizzazioni coinvolte nello sviluppo della medicina digitale in Europa, la European Connected Health Alliance, ha pubblicato uno “statement “ sul tema . Del gruppo fanno parte strutture di peso economico e tecnologico cospicuo, come Cisco, Intel, Roche, Boehringer Ingelheim, Dell, Jansenn ed altri.

Il chairman, Brian O’Connor ha ritenuto di doversi esprimere sul tema e vale la pena fare una sintesi del comunicato per capire meglio, al di là del linguaggio diplomatico, le possibili implicazioni anche in questo settore.

Il voto Leave ha vinto e le conseguenze, sia per il Regno Unito che per l’Europa e altri Paesi, è oggetto di molte discussioni e speculazioni. La Connected Health Alliance europea, forse meglio conosciuta come ECHAlliance, rappresenta oltre 500 organizzazioni e una comunità globale di 16.500 utenti fornitori di università, sanità e assistenza sociale, l’industria, i governi e i responsabili politici, i gruppi di pazienti, i finanziatori e gli investitori. 

ECHAlliance è una forte organizzazione europea con membri provenienti da quasi tutti gli Stati membri dell’UE, con ecosistemi in molti Paesi europei, con in programma il lancio di numerose nuove iniziative quest’anno. La nostra mentalità europea si riflette anche nelle nostre operazioni con il nostro team multinazionale, con sede nel Regno Unito, Spagna e Germania. (…)

Il futuro

Sul piano pratico noi dell’ ECHAlliance, per avere un  soggetto giuridico in grado di continuare a partecipare alle call UE, siamo attualmente nell’Irlanda del nord ma stiamo avviando alcuni progetti per spostare la registrazione in un altro Paese, di giurisdizione UE.

Una questione pratica a cui non sembra esserci una risposta chiara attualmente è: come vorrà muoversi il Regno Unito per sostituire il finanziamento UE che riceve nei nostri settori? Ed inoltre l’Ue continuerà a consentire alle imprese del Regno Unito di partecipare alle call UE dopo l’uscita del Regno Unito dalla Unione?

Sappiamo che molti dei nostri membri del Regno Unito partecipano ad Horizon 2020 e altre call europee, collaborando con molte altre organizzazioni europee e tutti siamo ansiosi di capire cosa accadrà.

L’innovazione non conosce confini e la necessità di essa nel settore sanitario e dell’assistenza sociale è grande a prescindere dal Brexit.  Quindi, in tempi confusi e incerti, il nostro messaggio è che resta ancora molto da fare e insieme troveremo il modo di continuare a fare quello che dobbiamo per il beneficio di tutti.

Interessanti i principi esposti: oggi l’Unione Europea, principalmente con il programma Horizon 2020, è uno dei principali motori dell’innovazione in sanità e nessuna organizzazione nazionale investe in modo così rilevante in questo campo. Certamente anche nel settore della Sanità Digitale ci saranno conseguenze negative, molto probabilmente più per il Regno Unito, o principalmente per l’Inghilterra, che per l’Unione Europea.

Il nostro sistema sanitario ha molto in comune con quello inglese: ambedue aziendalistici ed universalistici, il NHS è stato anche uno dei modelli della riforma che ha portato all’attuale assetto del SSN. Oggi il sistema sanitario del Regno Unito è in una crisi profonda; uno studio recente del King’s Fund (uno dei maggiori “think thank” della sanità anglosassone, fondato dal re Edoardo all’inizio del ‘900) ha rivelato nell’ultimo monitoraggio trimestrale che quasi due terzi dei direttori finanziari del NHS prevedono un deficit a fine anno e più della metà dei gruppi clinici dicono che la qualità delle cure del paziente nella loro area è peggiorata nel corso dell’ultimo anno.

I risultati sulla qualità delle cure sono i più preoccupanti: guardando al 2015/16 nel suo complesso la relazione sottolinea la crescente tensione del NHS che non riesce a gestire una crescente pressione sui servizi con le attuali risorse limitate. L’analisi dei dati effettuata per i punti salienti del rapporto mostra un deterioramento delle prestazioni nel corso dell’anno in diversi settori chiave:

  • un 8% dei pazienti, più di 1,85 milioni, ha trascorso più di 4 ore in pronto soccorso, la peggiore performance dal 2003/4; il numero di pazienti in attesa di cure ospedaliere si stima che sia salito a 3,7 milioni, con un incremento del 17% (quasi 500.000 pazienti) nel corso dell’anno e il numero più alto dal 2007;
  • alla fine di marzo 2016, più di 5.700 pazienti sono stati inseriti in liste di attesa per il ricovero ospedaliero, con un incremento del 15% nel corso dell’anno e il numero più alto dal 2008. Infine l’ultima indagine conferma che 7 fornitori del NHS su 10 ha concluso il 2015/16 in deficit (tra cui 9 su 10 di coloro che forniscono ospedali per acuti).

Cosa propone il King’s Fund per uscire alla crisi? Uno dei temi chiave è proprio la “Digital Health”. Il 5 ed il 6 luglio sarò anche io a Londra per parlare al Digital Health and Care Congress 2016 “Enabling patient-centred care through information and technology”. Ci saranno i principali rappresentanti operativi del sistema pronti a condividere esperienze di cui parleremo nel prossimo articolo.

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Ha iniziato come ricercatore CNR, Telemedicine e Malattie Vascolari, ricerche scientifiche e tecnologiche in ambienti estremi, dall' Antartide, dalla base dell'Everest, sotto il mare. Dal 1990 angiologo del san Camillo di Roma, dal 2008 al 2015 direttore dell'Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Telemedicina. Dal 2006 direttore medico del Centro Internazionale Radio Medico, CIRM, uno de piu' antichi (dal 1936 , quando si chiamava radiomedicina) ed importanti centri di Telemedicina al mondo, Telemedicine Maritime Assistance Service (TMAS) nazionale italiano. Co-fondatore e past vice-president della Società Italiana di Telemedicina, SIT. Dal 2014 co-fondatore e presidente dell'Osservatorio Nazionale della Sanità Elettronica e Telemedicina, ONSET, nominato dal'on Ministro Lorenzin coordinatore della commissione paritetica della conferenza stato-regioni per la governance dell'attuazione delle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina, di cui sono stato uno dei principali estensori. E' coautore delle Linee di Indirizzo Nazionali sulla Telemedicina

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