Spesa ICT verso la Digital Transformation: intervista a Sergio Patano  

Secondo le previsioni IDC, la spesa mondiale in tecnologie per la digital transformation supererà i 2.100 miliardi di dollari nel 2019, andando a pesare per oltre il 50% sul totale della spesa ICT mondiale attesa per quell’anno. Tra tre anni, quindi, la maggior parte degli investimenti aziendali in tecnologie informatiche sarà destinata ai processi digitali.

Ma cosa s’intende per digital transformation? IDC la definisce come quel processo continuo attraverso il quale un’azienda si adatta a un cambiamento radicale nel proprio mercato (la cosiddetta “disruption”) facendo leva su tecnologie e competenze digitali per innovare modelli di business, prodotti e servizi, migliorando nel contempo l’efficienza operativa e le prestazioni aziendali.

La spesa ICT si sta spostando progressivamente verso progetti di digital transformation: la quota della spesa sul volume complessivo del mercato ICT si è assestata di poco sopra al 30% nel 2015 partendo dal 28% nel 2014. Già quest’anno, la componente DX è destinata a superare il 35%, per un valore di poco superiore ai 1.300 miliardi di dollari. Il trend individuato da IDC indica che la quota della spesa DX sul totale ICT supererà il 40% nel 2017 e arriverà a toccare il 52% nel 2019, quando oltrepasserà sensibilmente i 2.000 miliardi di dollari di valore.

Dal 2014, l’onda crescente della digital transformation ha spinto le aziende a indirizzare gli investimenti IT nelle quattro principali tecnologie della Terza Piattaforma – cloud, mobile, big data analytics e social – per iniziare a ridisegnare l’esperienza dei clienti, gestire i dati come veri elementi di differenziazione, creare inediti modelli di business, invece che limitarsi a ottimizzare processi già esistenti.

Un’indagine di IDC condotta recentemente tra le aziende europee evidenzia come la digital transformation venga vista dalla maggior parte delle organizzazioni proprio come un’opportunità unica per abilitare l’innovazione. Il 66% delle aziende in Europa indica la digital transformation come una principale priorità di business per i prossimi mesi. Tra le aziende europee l’80% ha già individuato internamente un leader, ovvero un responsabile, per le attività di digital transformation. Nel 23% dei casi di tratta del CIO, nel 19% del CTO e nel 14% del CEO in prima persona. Seguono con percentuali più basse il CFO, il CDO e altri ruoli aziendali.

Al tema della trasformazione digitale e del ruolo guida dell’IT, IDC dedicherà il  prossimo 29 settembre un evento a Milano, l’IDC Digital Transformation Conference 2016, in cui saranno presentate best practice che stanno segnando la strada dell’innovazione digitale.

Abbiamo incontrato Sergio Patano, Research & Consulting Manager di IDC Italia, al quale abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire il tema della trasformazione digitale.

Fra tre anni la maggior parte degli investimenti aziendali in tecnologie informatiche sarà destinata ai processi digitali. Quali i settori in cui si concentreranno gli investimenti? Ci saranno le stesse tendenze in Italia e a livello internazionale?

Non esiste un settore che più di altri spicca per investimenti legati alla digital transformation, in quanto la DX non è la scelta di investire in una determinata soluzione, quanto piuttosto un approccio, un’adesione ad un processo di innovazione costante e continua da perseguire attraverso gli strumenti che meglio si adattano alla propria realtà a prescindere da classificazioni legate a classe e settore. LA DX è un processo mondiale/globale. Di conseguenza non vi saranno grandi o sostanziali differenze nelle tendenze tra il locale ed il globale.

Quali i cambiamenti disruption? Come li affronteranno le aziende?

I principali cambiamenti che le aziende dovranno affrontare saranno quelli legati ai processi: non saranno sufficienti semplici adattamenti, ma i processi, tanto IT quanto soprattutto di business, dovranno subire un radicale ridisegno per poter sfruttare al meglio i vantaggi che la trasformazione digitale ambisce a portare nelle aziende. I cambiamenti impatteranno essenzialmente 5 aree: organizzazione (workforce); omni-experience (relazione ed interazione con tutto l’ecosistema aziendale formato da azienda, clienti, fornitori e partner), modelli operativi (modelli e processi IT e business), informazioni (analizzare, valutare, interpretare, incrociare hot&cold data, structured&unstructured information, documenti, immagini, tweet, fatture ecc per trarre valore da essi); Leadership (Disrupt or be disrupted; per farlo bisogna però implementare una strategia di governance della DX che sia efficace ed efficiente).

Ogni azienda affronterà la trasformazione in base alle proprie esigenze e alle proprie caratteristiche. Non esiste una formula magica o un approccio standard, molto dipende dall’approccio storico all’innovazione, dalla propensione al rischio, dalla presenza o meno di ambienti legacy, dal livello di maturità verso la “filosofia” open (standard, software, data). Ciascuna realtà dovrà disegnare la propria roadmap evolutiva facendo certo leva su esperienze e case altrui ma adattandola alla propria situazione.

Quali le tecnologie e le competenze digitali necessarie per affrontare la digital transformation?

Seguendo la definizione di IDC conditio sine qua non per implementare una strategia di trasformazione digitale, è l’implementazione congiunta di almeno due dei quattro pillar della terza piattaforma, ovvero: social, mobility, analytics e cloud. Alla base però della buona riuscita dell’implementazione di tali tecnologie, le aziende devono avere portato avanti un processo di ammodernamento della propria infrastruttura IT che non può prescindere dall’implementazione di soluzioni di consolidamento, virtualizzazione, automazione e di sviluppo di soluzioni di self-service provisioning basata su policy e autorizzazioni predefinite e concordate. Così come l’infrastruttura IT anche le figure professionali devono evolvere, non solo arricchendosi di quelle competenze strettamente connesse alle nuove soluzioni (social, mobility, analytics e cloud ma anche innovation accelerator: IoT, Cognitive system, 3D printing, sicurezza di nuova generazione) ma dimostrando di possedere anche forti e comprovate capacità di business, in modo tale da riuscire a generare quel link diretto tra tecnologia e opportunità di business che la digital transformation ambisce a portare nelle aziende. Secondo “l’IDC talent management study” quelle che saranno maggiormente difficili da assumere saranno comunque figure legate a: enterprise architecture, business analytics, IT management, security, and mobile.

Quale la figura (o le figure) più adatta a gestire il processo di digital transformation?

Essendo la DX un processo di trasformazione che coinvolge tanto l’IT quanto il business, la figura più adatta a gestire tale processo deve dimostrare di possedere skill e abilità che coprano tutto lo spettro che va dall’implementazione tecnologica alla creazione di business outcome. Secondo una recente survey, laddove non esista o non sia ancora stata creata una figura equiparabile al Chief Digital Officer (CDO), le aziende italiane nel 50% dei casi affidano questo ruolo a CIO o CTO. Il fatto che poi quasi nel 20% dei casi tale attività sia affidata al CEO sottolinea l’importanza strategica che riveste la DX per le aziende italiane. Tuttavia, anche laddove la responsabilità primaria sia assunta da figure prettamente tecnologiche, emerge come queste siano sempre accompagnate nella pianificazione e nelle scelte dai responsabili delle varie linee di business aziendali.

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